Le ore sono 24, i giorni sono 7 e i nomi più che famosi: scienza, storia e mito ci spiegano il loro passato, il loro presente e il loro futuro (e forse anche il nostro)
Prima di tutto: perché un giorno è fatto di 24 ore? E perché inizia proprio a mezzanotte?
La durata del giorno: una questione astronomica
Oggi siamo abituati
a segnare l’inizio di un nuovo giorno allo scoccare della mezzanotte,
a dividere la sua durata in 24 ore e a tenere il tempo su orologi
che, a parte nel caso dei digitali, indicano 12 numeri sul
quadrante. Ci sembra ovvio e scontato, addirittura una “legge naturale”, ma in
realtà non è sempre stato così. Comunemente si pensa anche che
sia tutto dovuto alla rotazione e alla rivoluzione della Terra, e questo in
parte è vero, ma in parte no. ![]() |
| Rotazione apparente delle stelle, deserto di Atacama, Cile (da "Wikipedia") |
L’inizio del giorno: una questione politica
![]() |
| Orologio astronomico di Praga |
Corpi celesti, divinità e conflitti religiosi dietro ai 7 giorni, ai loro nomi e ai loro numeri
Le fasi lunari all'origine dei 7 giorni
Il fatto che i giorni siano
proprio sette non è il risultato di un lancio coi dadi, e non è nemmeno
legato a cose come la semplicità di calcolo. Ancora una volta lo dobbiamo tutto
ai Babilonesi, e probabilmente anche ai Caldei Anche i nomi dei giorni affondano le loro radici nelle idee di Caldei e Babilonesi. Come si sarà ormai capito, nonostante i tempi antichi erano degli astronomi molto esperti, e per questo avevano già notato che, oltre a Sole e Luna, c’erano altri cinque astri che si spostavano nel cielo rispetto alle stelle: oggi sappiamo che, in realtà, sono sette, cioè i pianeti del Sistema Solare, ma allora, senza telescopio, erano in grado di vederne ad occhio nudo soltanto cinque, cioè Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.
In tempi successivi, quando l’astronomia caldea e babilonese venne assimilata dai Greci, il concetto venne leggermente cambiato. Si adattò al modello astronomico tolemaico, che vedeva la Terra al centro dell’universo, questi sette astri che le ruotavano intorno all’interno di sfere concentriche, e le “stelle fisse” che facevano da “sfondo”; secondo questo modello, inoltre, l’astro più lontano era Saturno, seguito in ordine da Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio e Luna. Perciò, se la prima di un giorno era presieduta da Saturno, quel giorno prendeva il suo nome, mentre quelli successivi erano calcolati così: visto che ci sono 24 ore in un giorno (già derivate dagli Egizi) e che i giorni sono 7, e visto che 24/7 è circa uguale a 3, allora la prima ora del giorno dopo sarà assegnata al terzo astro più vicino dopo Saturno, cioè il Sole. E così via per tutti gli altri giorni, fino ad ottenere questa sequenza: Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove e Venere.
Come i Babilonesi, anche i Greci associarono questi astri ad altrettante divinità e quando la tradizione passò ai Romani anche loro fecero lo stesso, con la differenza di cambiare i nomi con quelli dei loro dèi. I popoli anglo-sassoni fecero la stessa cosa quando assimilarono la tradizione romana, e quelli germanici e norreni fecero altrettanto quando assorbirono quella anglo-sassone. Perciò, vediamo un giorno alla volta per capire come e perché si chiamano come li conosciamo oggi.
LUNEDÌ. I Romani lo chiamavano “dies Lunae”, cioè “giorno della Luna”. Fra gli Anglo-Sassoni diventò Mōnandæg, mentre in norreno era Mánadagr, per cui ecco spiegato come mai oggi viene chiamato “Monday”.
MARTEDÌ. Dal latino “dies Martis”, cioè il “giorno di Marte”, dio della guerra equivalente del greco Ares. Lo stesso dio fra gli Anglo-Sassoni era Tiw, fra i Norreni era Tyr, per cui è diventato Tīwesdæg, oppure Týsdagr, e successivamente “Tuesday”.
MERCOLEDÌ. Questo era il “dies Mercurii”, cioè il “giorno di Mercurio”, messaggero degli dèi e dio del commercio e dell’eloquenza, equivalente del greco Hermes. Fra Anglo-Sassoni e Norreni c’erano Wodan e Odino, per cui i nomi diventarono Wōdnesdæg e Wodenstag, e poi “Wednesday”. In teoria, Odino e Wodan erano i re degli dèi fra i popoli nordici, quelli che per Romani e Greci sarebbero stati Giove e Zeus, non Mercurio e Hermes; ma il fatto è che, in quanto a caratteristiche, erano quelli che assomigliavano di più a Mercurio, ecco perché il giorno fu intitolato comunque a loro.
VENERDÌ. Secondo giorno associato a una divinità femminile, e infatti chiamato “dies Veneris”, “giorno di Venere”, dea dell’eros e della bellezza che era il corrispettivo della greca Afrodite. Fra gli Anglo-Sassoni c’era la dea Frigg, fra i Norreni c’era Freya, e così è diventato Frigedæg e Frjádagr, e infine “Friday”.
![]() |
| Freya/Frigg |
SABATO. Per i Romani era il “dies Saturni”, cioè “giorno di Saturno”, che era padre di Giove, dio di agricoltura, abbondanza e dissolutezza, e probabilmente l’equivalente del greco Crono, Titano del tempo, della fertilità e dell’agricoltura. Siccome fra Anglo-Sassoni e Norreni non esisteva una divinità simile, il nome fu assorbito tale e quale e venne un po' alterato con i secoli, ecco perché oggi si chiama “Saturday”. In Italia, invece, si chiama “sabato” perché deriva dal latino sabbătum, che a sua volta viene dall’ebraico “shabbat”, cioè “giorno di riposo”: secondo quanto riportato dalla Torah, infatti, questo fu il giorno di pausa che Dio si concesse al termine della Creazione, quello che comandò anche agli uomini di osservare nello stesso modo; perciò, dato che i primi cristiani seguivano la stessa tradizione, e che lo shabbat corrispondeva già al giorno che Babilonesi, Greci e Romani associavano al pianeta/dio Saturno, quando il Cristianesimo cominciò a sostituirsi al Paganesimo, ecco che il nome fu ribattezzato da "dies Saturni" a "sabbătum".
Il primo giorno non è sempre stato lo stesso, e non lo è tutt'oggi
Sicuri che sia davvero il lunedì il primo giorno della settimana? E che lo sia proprio dappertutto? Ve lo chiedo perché, se oggi è vero, in passato non era così scontato. E anche nel presente non tutti i Paesi del mondo fanno iniziare la settimana con il lunedì.
Anticamente, fra Greci e Romani era il sabato ad aprire la settimana, e questo perché, come abbiamo visto, era il “dies Saturni”, il giorno dedicato a Saturno, l’astro considerato il più lontano di tutti e (per i Romani) associato a quel dio che era niente di meno che il padre del re degli dèi, cioè Giove. Nell’ebraismo, invece, siccome lo shabbat era ritenuto il 7° e ultimo giorno della Creazione e, come si è detto, equivaleva già al "dies Saturni", era il "dies Solis" ad essere considerato primo giorno, e dunque la futura "domĭnĭca" e "domenica".
Giorni feriali, giorni di ferie e Ferragosto
Fate confusione fra "ferie" e "feriali"? Ringraziate la Chiesa Cattolica
Siamo abituati a pensare alle ferie come giorni di pausa e relax, eppure quelli che vanno dal lunedì al venerdì, che spesso sono lavorativi, vengono chiamati “giorni feriali”. E il paradosso è che sabato e domenica, che spesso non sono lavorativi, non vengono chiamati allo stesso modo. Insomma, una gran confusione, e il motivo deriva proprio da tutto questo “dietro le quinte” fatto di mitologia, religione e politica.
Il fatto è che la parola “ferie” deriva dal latino “feriae”, che nel mondo romano indicava quei giorni da dedicare al culto pubblico e privato, in cui era proibito esercitare il potere e convocare comizi. Dei giorni non lavorativi, insomma, in cui le persone erano invitate a prendere parte a cerimonie pubbliche, oppure celebravano riti nell’intimità delle proprie famiglie. Quando, però, a partire dal IV secolo, il Cristianesimo cominciò a prevalere sul Paganesimo, la Chiesa iniziò una lenta, subdola ma inesorabile battaglia che aveva un unico scopo: prendere una ad una le tradizioni pagane e sostituirle con altre cristiane, in modo da cancellare dal vissuto e dalla memoria collettiva qualsiasi connessione con le vecchie credenze. È quello che è stato fatto con le maggiori festività come Natale e Epifania, Pasqua e Ognissanti, ma anche con tradizioni minori tipo Carnevale, San Lorenzo e Ferragosto (come vedremo fra poco).
Augusto, Diana e Chiesa: un imperatore, una dea e un'istituzione alla radice del Ferragosto
Picnic, scampagnate e tuffi nel mare. Pranzi e cene con carne alla griglia che durano ore, rimpatriate fra amici e parenti e battaglie di gavettoni. Oggi Ferragosto significa tutto questo e molto altro, ormai da generazioni e generazioni. Ma da quante di queste generazioni, di preciso? Da parecchie, perché si tratta di una ricorrenza vecchia di secoli, in cui si mescolano ancora una volta astronomia, divinità greche e romane, Imperatori e religione cristiana.
Il nome “Ferragosto” deriva di nuovo da quello latino di “feriae”, e in particolare da “feriae Augusti”, cioè “riposo di Augusto”, una festività che venne istituita proprio dall’Imperatore Augusto nel 18 a.C.. Cadeva proprio il 1° giorno di agosto e andava a sommarsi ad altre tre festività più antiche che ricorrevano nello stesso mese, cioè i Nemoralia fra il 13 e il 15 agosto in onore della dea Diana, i Vinalia Rustica del 19 agosto in onore di Giove e Venere, e i Consualia del 21 agosto in onore di Conso (dio protettore del grano e dei granai). Già queste tre erano festività agricole, con cui si voleva celebrare il raccolto e la fine dei lavori nei campi, perciò quella introdotta da Augusto, che era perfino intitolata a lui, probabilmente aveva un puro scopo di propaganda politica. Fatto sta che si tenevano dei grandi festeggiamenti, gli animali da tiro erano portati in processione agghindati con ghirlande di fiori, e venivano organizzate corse di cavalli. Avete presente il famoso Palio di Siena del 16 agosto? Risale al 1200, ma si ispira proprio a questa antica tradizione, tant’è che il nome “palio” deriva da “pallium”, un drappo di stoffa pregiata che già ai tempi di Augusto veniva dato in premio ai vincitori delle corse.
Qualcuno, adesso, ricorderà che il Palio è detto anche “Palio dell’Assunta”, e il perché di questo nome ci porta infatti verso l’aspetto religioso della festa. Nelle credenze cristiane il 15 agosto si celebra l’Assunzione di Maria, cioè il fatto che la madre di Gesù, al termine della sua vita, è ascesa al paradiso sia con l’anima che col corpo - cosa per cui tutti gli altri mortali dovrebbero attendere fino al giorno del Giudizio Universale. Molti esperti nutrono forti dubbi in proposito, visto che nel Nuovo Testamento non ci sarebbe alcuna traccia di riferimenti espliciti a questo fatto; ma la Chiesa di dubbi non ne ha oggi e non ne aveva nemmeno allora: questa esclusiva fu concessa a Maria perché, grazie al fatto di aver partorito il figlio di Dio con un concepimento verginale, è stata preservata dal Peccato Originale. Detto questo, il dogma è stato ufficializzato dalla Chiesa solo il 1° novembre 1950 da parte di Papa Pio XII, ma la ricorrenza esiste almeno a partire dal VI secolo.
Ma allora perché si celebra proprio il 15 agosto? E che cosa c’entra col Ferragosto se questo si teneva nel primo giorno del mese? Il motivo è tanto semplice quanto sottile. Come ho accennato poco sopra, fra il 13 e il 15 agosto esisteva già la festa dei Nemoralia, dedicata alla dea Diana: era l’equivalente della dea greca Artemide, il suo culto esisteva a Roma almeno dal III secolo a.C., ed era una divinità associata ai boschi e alla caccia, custode degli animali selvatici e protettrice delle donne incinte e delle nascite. Ma soprattutto – e guarda un po' la coincidenza! – era anche associata alla verginità, perché secondo il mito era appunto una dea che aveva fatto voto di castità.
Il "fine settimana" è un'invenzione tanto recente quanto controversa
Come avrete già capito, l’usanza di un riposo settimanale esiste da quando esiste il concetto stesso di settimana, però non era intesa come la intendiamo oggi. Di giorni di riposo ne erano previsti solo uno, e se anche era dettato dalla giusta necessità di concedersi una pausa, spesso erano dei precetti religiosi e giustificarlo, tant’è che in quel giorno era d’obbligo celebrare dei riti. Tra l’altro, non bisogna immaginare che i ritmi di vita di secoli o millenni fa fossero quelli di adesso, anzi, erano molto più elastici, perciò una certa dose di riposo ci si poteva concedere nell’arco di tutta la settimana, non solo e soltanto in un giorno. Vi sembra paradossale? E fate bene, perché lo è davvero. Ma ne parleremo meglio fra qualche riga.
Il vero e proprio concetto di “fine settimana” per come lo conosciamo oggi è davvero molto recente, e infatti risale al XIX secolo, in piena Rivoluzione Industriale. Era ancora diffusa l’usanza di un unico giorno di riposo, ma la follia della produzione di massa costringeva gli operai a turni di lavoro disumani, per cui era facile che, in quell’unico giorno di pausa, molti scegliessero di concedersi una “pazza gioia” fatta di alcool e ore piccole; il risultato è che, il giorno dopo, questi operai tornavano nelle fabbriche con gli occhi abbottonati o con una sbronza ancora da smaltire, perciò le attività ne risentivano. Senza contare i conflitti religiosi: per gruppi come gli Ebrei era il sabato a essere dedicato al riposo, non la domenica, e per di più l’osservanza dello Shabbat cominciava già nella sera del venerdì.
La vera lezione delle "regole" non è quella di rispettarle, ma di sapere quando le puoi infrangere
Siamo ormai nel XXI secolo, arrivati fin qui dopo 300.000 anni di evoluzione, eppure c’è ancora qualcuno che si ostina a credere che tutta la natura che c’è fuori dal nostro pianeta sia nulla, senza alcuna influenza su di noi. C’è chi pensa che anche la natura che abbiamo qui valga quanto il due di picche, perché le uniche cose che contano davvero sono i soldi, i beni di consumo, le distrazioni senza regole e le vacanze. Tutto il resto, specialmente se è passato, è come un orologio rotto: se proprio si vuole si può tenere per ricordo, se no si può anche buttare. Eppure, perfino quando si tratta di fare una cosa semplice, spontanea e quotidiana come scandire il tempo, ecco che l’uomo si rivolge alla natura, anche a quella più lontana e insospettabile. Si deride e si sminuisce tutto ciò che è lontano da noi nel tempo e nello spazio, e poi sono i ritmi delle nostre vite di ogni giorno a dipendere da popoli antichi, credenze mitologiche e corpi celesti. Insomma, ci crediamo tanto “coi piedi per terra”, quando in realtà siamo letteralmente “immersi fra le stelle”.
Molte persone, oggi, conducono delle vite “fatte con lo stampino”, in cui tutto è uguale, scontato e “normale” per tutti: è normale lavorare cinque giorni di fila, è normale che sia dal lunedì al venerdì, ed è normale riposarsi e “far bisboccia” solo fra sabato e domenica. È talmente tanto normale che se qualcuno fa diversamente come minimo pare strano, se no perfino trasgressivo o scansafatiche. Scandire il tempo è utile e va bene, ma siccome sono in tanti a lamentarsi della vita frenetica che fanno, è segno che questo sistema fa acqua da qualche parte: è fatto così perché è figlio della produzione di massa, del mondo globalizzato, e di un potere che si concentra nelle mani di sempre meno persone. È un modello che più che altro fa comodo a chi ne tiene le redini, e se anche ha dei fondamenti su fenomeni naturali, è pur sempre una convenzione: se 5000 anni fa i Babilonesi avessero potuto vedere anche Urano, Nettuno e Plutone, forse oggi avremmo delle settimane fatte di 10 giorni. I modelli sono ammalianti, perché sono come le rotaie di un treno, dritte e precise senza dubbi e ripensamenti; invece dovrebbero soltanto essere utili, delle linee guida, come i viottoli di montagna: se vuoi, segui pure la via già tracciata da qualcuno, ma niente ti vieta di andare “fuori strada” e fare come ti pare.
"La danza delle stagioni è il ritmo del mondo e il ciclo della vita" - Stagioni sulla Terra e su altri pianeti, le verità della mitologia e gli effetti sulla vita: il loro ciclo è la nostra frequenza
- "Ancient Origins" - Explainer: The Gods Behind the Days of the Week
- "Ancient Origins" - Pagan Gods and the naming of the days
- "Vialattea.net" - Perché il giorno dura 24 ore
- "Scientificast" - Breve storia del giorno
- "Focus" - Perché i giorni della settimana sono sette?
- "Focus" - Ferragosto: da cosa deriva il nome (e perché si festeggia)?
- "Brera INAF" - Perché la settimana dura sette giorni?
- "Books Google" - The Seven Day Circle: The History and Meaning of the Week
- "Popular Astronomy" - Sources of the seven-day week
- "Accademia della Crusca" - Ferie e feriale
- "Il Post" - Breve storia del fine settimana
- "Encyclopedia Britannica" - Diana, Roman religion
- "Enciclopedia Treccani" - Giorno
- "Enciclopedia Treccani" - Settimana
- "Enciclopedia Treccani" - Sabato
- "Enciclopedia Treccani" - Domenica
- "Enciclopedia Treccani" - Ferragosto
- "Enciclopedia Treccani" - Pallio
- "Enciclopedia Treccani" - Diana












