Un viaggio fra scienza, mitologia e religione alla scoperta di sciami di meteore, tradizioni di popoli antichi e superstizioni
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| Crediti: Martina Stipan, "deviantart.com" |
Sdraino pieghevole,
asciugamano e una piccola felpa – perché non si sa
mai, anche in Italia le notti estive si potrebbero degnare di regalare un po' di
fresco. Qualcuno si accontenta del terrazzo o del giardino
di casa propria, qualcun altro si ritrova in un parco con amici e
parenti, e i più temerari salgono sulla vetta di una collina o di una
montagna. Mai come nella notte delle stelle cadenti ci
sono tanti occhi puntati al cielo, anche se quelli di qualcuno si chiudono
presto in un bel sonnellino.
Ma che cosa sono le
stelle cadenti? Perché tanta euforia per la “notte di San Lorenzo”
se, in realtà, è un fenomeno che si verifica tutto l’anno? Da
dove deriva la tradizione di esprimere un desiderio quando ne
vediamo una? In un piccolo viaggio fra scienza e mitologia, proverò
a spiegarvi tutto questo e molto altro, e scoprirete che queste “luci nel cielo”
ci raccontano una storia molto più profonda della loro semplice
origine: quella del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro.
I nomi dei corpi celesti
Stelle cadenti, meteoriti,
meteore, asteroidi, comete. Spesso i termini si confondono
e si sovrappongono, per cui cerchiamo intanto di fare un pochino di chiarezza.
Gli asteroidi sono
corpi celesti costituiti per lo più da roccia, e rappresentano
quei residui del Sistema Solare primordiale che non si sono mai aggregati
a formare dei pianeti. Se ne contano oltre 600.000 in tutto il
Sistema, hanno forme spesso irregolari e dimensioni molto variabili, e si
trovano concentrati in 3 fasce: la Fascia Principale
fra Marte e Giove, la Fascia di Kuiper oltre Nettuno, e la Nube
di Oort, talmente lontana e buia da non essere stata ben osservata
nemmeno con i telescopi moderni.
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| Cometa di Halley, 8 marzo 1986 (da "Wikipedia") |
Le comete sono oggetti composti più che alto da gas congelati come
acqua, metano, ammoniaca e CO2, oltre che da polveri e frammenti rocciosi.
Anche queste costituiscono residui dell'antico Sistema Solare, con la differenza di essersi formate nelle sue fasce più esterne; si pensa infatti che derivino soprattutto dalla Nube di Oort, dove si stima una "popolazione" di comete che supera il miliardo. Come gli asteroidi hanno forme e dimensioni variabili e percorrono orbite intorno al Sole con
periodi che vanno da inferiori a 20 anni fino a migliaia di anni. Le loro famose chiome e code luminose si formano
appunto quando passano vicino al Sole: il suo calore fa sublimare il ghiaccio,
mentre il vento solare “soffia via” gas e polveri che vanno a creare le
caratteristiche scie; il fatto che siamo luminose è dato dalla
riflessione della luce di questi detriti e dalla ionizzazione di questi gas.
Meteore e meteoriti
derivano proprio da questi due grandi corpi celesti. Le meteore
sono frammenti di asteroidi o comete, anche piccoli come granelli
di sabbia, che entrano nell’atmosfera terrestre a velocità di 39.000-260.000
km/h. Come nel caso delle comete, il calore generato dall’attrito con l’aria e
la ionizzazione dei gas “incendiano” la meteora, e consumano tutta la sua massa
prima che possa colpire la superficie. Un meteorite,
invece, è una meteora di dimensioni maggiori, che quindi non si distrugge del
tutto in atmosfera e riesce a raggiungere il suolo. Il famoso Meteor
Crater che si trova in Arizona, per esempio, si è formato
circa 49.000 anni fa in seguito all’impatto di un meteorite di 46m di diametro.
Stelle cadenti: cosa sono, come si chiamano, quando si possono osservare
Figlie di asteroidi e comete
Chiarire questa terminologia è
stato importante per capire tutto il resto: le meteore sono
proprio quelle che, comunemente, vengono chiamate “stelle cadenti”,
e comete e asteroidi sono proprio ciò che le origina.
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Schema traiettoria della cometa "Linear" (riadattato da "The Comet's Tale") |
Scientificamente parlando, il
fenomeno delle “stelle cadenti” viene chiamato “sciame meteoritico”.
Come vedremo fra poco, è conosciuto e osservato dall’umanità da secoli e
secoli, ma fino all’Ottocento non è stato oggetto di chissà quale
interesse da parte degli astronomi: era considerato un semplice fenomeno
atmosferico, anche se poco chiaro. Le cose iniziarono a cambiare dal novembre
1833, quando un insolito sciame di Leonidi diede uno
spettacolo senza precedenti, con oltre 9000 meteore osservate nel
cielo ogni ora. Gli scienziati iniziarono a prendere l’evento più seriamente,
cominciarono a capire che aveva una precisa regolarità annuale e, nel 1866,
l’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli fu quello che,
finalmente, riuscì a intuire la sua spiegazione.
E così oggi sappiamo che, quando
le comete passano vicino al Sole, lasciano dietro di sé una scia
di detriti fatta di quei gas e di quella polvere che ho menzionato
prima. Attualmente se ne conoscono oltre 200 di queste “tracce”
che le comete hanno lasciato del loro passaggio, e alcune di queste si trovano
proprio in corrispondenza dell’orbita della Terra; perciò, quando
il nostro pianeta, nel suo moto intorno al Sole, intercetta una di queste
“nuvole di detriti”, ecco che i frammenti sono attirati dalla sua gravità,
bruciano in atmosfera e noi vediamo le “stelle cadenti”.
Gli sciami più famosi e l'origine dei loro nomi
In teoria si tratta
di un fenomeno che si verifica tutto l’anno, 365 giorni su 365,
tant’è che si stima che ogni giorno la nostra atmosfera sia attraversata da
circa 25 milioni di meteore. Ma, nei fatti, solo quando la Terra attraversa una
nube di detriti molto densa si può vedere uno sciame, e quello
delle Perseidi di agosto non è l’unico: solo due derivano da asteroidi,
cioè le Quadrantidi (27 dicembre – 10 gennaio) e le Geminidi
(4 dicembre – 17 dicembre); tutti gli altri derivano da comete,
come le Liridi (15 aprile – 28 aprile) dalla cometa C/1861 G1
Thatcher, le Eta Aquaridi (19 aprile – 28 maggio) dalla cometa di
Halley, le Delta Aquaridi (12 luglio – 23 agosto) dalla cometa
96P Machholz, le Perseidi (17 luglio – 26 agosto) dalla
Swift-Tuttle, le Orionidi (2 ottobre – 7 novembre) dalla Halley,
le Leonidi (6 novembre – 30 novembre) dalla Tempel-Tuttle e le Ursidi
(17 dicembre – 26 dicembre) dalla Tuttle. Fra tutte queste, comunque, le
Perseidi e le Leonidi sono quelle più spettacolari, con picchi che possono
arrivare a centinaia di meteore avvistate ogni ora.
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| Punto radiante delle Perseidi (da "Space.com") |
E come mai questi nomi
che suonano molto di “antica Grecia” e ricordano quelli di costellazioni e
segni zodiacali? Il fatto è che, per noi che siamo sulla Terra, sembra
che ogni meteora di uno sciame provenga da uno stesso punto nel
cielo, detto “punto radiante”. Dal momento in cui la comunità astronomica ha
iniziato a mostrare più interesse nei confronti di questo fenomeno, ecco allora
che è stata adottata questa convenzione: il nome dello sciame deriva
da quello della stella o della costellazione che si
trova più vicina al punto radiante. Perciò le Perseidi e le
Leonidi, per esempio, si chiamano così perché il loro radiante si trova nei
pressi delle costellazioni di Perseo e del Leone.
Emisferi e altri pianeti a confronto: gli sciami si vedono dappertutto?
Non tutti gli sciami sono
visibili ovunque sulla Terra, e questo perché dipende da due fattori:
la posizione dei detriti nello spazio e il periodo
dell’anno in cui la Terra li attraversa. E così ecco che le Perseidi
si vedono per lo più nell’emisfero nord, le Eta Aquaridi
nell’emisfero sud, e le Geminidi più o meno in entrambi gli
emisferi.
E che dire di altri pianeti?
Anche lì si potrebbero osservare stelle cadenti? In teoria sì,
perché è sufficiente che il pianeta abbia un’atmosfera abbastanza densa, e che
nel corso della sua orbita incontri uno sciame di detriti lasciato da una
cometa o da un asteroide. Però, per quel che riguarda i pianeti
del Sistema Solare, fino ad ora sono state osservate solo
su Marte.
Notte di San Lorenzo: 10, 11 o 12 agosto? Ce lo spiega la "Precessione degli Equinozi"
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Moto di Precessione. Oggi l'asse punta verso la Stella Polare (sinistra), fra 13.000 anni punterà verso Vega (destra) |
Per tornare invece sulla Terra, rimane
ancora un aspetto della questione da capire un po' meglio, uno
che ci ricollega molto bene al suo lato mitologico e leggendario: come mai, se
la famosa “notte di San Lorenzo” è fissata al 10 agosto,
il maggior numero di meteore si osserva fra l’11 e il 12 agosto?
Dipende tutto da un fenomeno astronomico chiamato “Precessione degli Equinozi”. Comunemente si pensa che la Terra compia solo due moti
astronomici, cioè quello di rotazione sul suo asse e quello di rivoluzione
intorno al Sole. In realtà ne compie circa una decina, e parliamo
di moti per noi impercettibili, perché hanno cicli di completamento che vanno
da 21.000 a 117.000 anni. In questo momento non pretendo di spiegarveli tutti,
ma vi basti sapere che la Precessione degli Equinozi è quello
più influente e che, sommando gli effetti di tutti quanti, le conseguenze principali che possiamo osservare sono queste: cambia l’inclinazione dell’asse
terrestre e la direzione nella quale punta, cambia la distanza
della Terra da Sole, e cambiano i punti sull'orbita della Terra in cui il nostro pianeta arriva ai solstizi o agli equinozi delle stagioni.
Come conseguenza, a parità
di ora, giorno, mese e latitudine, nel corso dei secoli cambiano le stelle e le
costellazioni che si osservano nel cielo, e cambia il giorno in cui si può assistere a un fenomeno
come le stelle cadenti: qualche secolo fa, a tempi di San Lorenzo,
il picco dello sciame si osservata proprio il 10 agosto,
oggi un paio di giorni dopo.
Le stelle cadenti nella mitologia
Come potrete immaginare, le
stelle cadenti sono un fenomeno che si verifica da millenni,
l’uomo ha sempre avuto modo di osservarlo, e la sua sete di conoscenza ha
portato le molte culture del mondo a trovare tante
spiegazioni. Spiegazioni che, come al solito, “si parlano”:
si può trattare di popoli lontani fra loro sia nello spazio che nel tempo, ma
le interpretazioni si somigliano molto, spesso sono perfino identiche.
Fra gli Egizi
esistevano varie tradizioni ma, secondo la più ricorrente, le meteore erano anime
di persone scomparse, che adesso vivevano beate fra i cieli degli dèi.
Anche in Cina si sono susseguite varie interpretazioni e, secondo
una di queste, le stelle cadenti erano criptici messaggi inviati dalle
divinità, agli uomini il compito di decodificarli.
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| Crediti: David Hardy, "1staab.com" |
In Australia, i Luritja
credono che nelle Nubi di Magellano abitino i Walanari,
divinità celesti che possono essere sia benevoli che malevoli. Le meteore,
quindi, sono delle rocce lanciate sulla Terra da queste divinità
come segno di assenso o dissenso nei confronti delle azioni degli uomini. Gli Yolngu,
invece, sostengono che, quando una persona viene a mancare, la sua anima viene
condotta nel regno degli spiriti a bordo di una mistica
canoa; la meteora, allora, non è altro che la canoa rispedita sulla
Terra per far sapere alle persone care che l’anima è arrivata sana e salva.
Anche le tribù Native
Americane hanno fornito delle loro interpretazioni. Fra i Kawaiisu
e i Blackfeet, per esempio, si trattava di un segnale negativo,
perché preannunciava delle sventure per la tribù o la scomparsa
di un grande capo. Per i Chumash, si trattava di anime
dirette verso l’al di là, mentre per gli Wintu erano anime di
grandi sciamani. Fra i Luiseño, erano semplicemente stelle che
avevano voglia di cambiare posizione nel cielo.
Nel mondo romano,
infine, erano le Perseidi ad avere un significato particolare: il
mese di agosto prevedeva diverse celebrazioni legate al mondo agricolo,
perciò si riteneva che le stelle cadenti fossero il seme di Priapo,
dio della fertilità che in questo modo fecondava i campi e
garantiva un buon raccolto.
San Lorenzo fra storia e leggenda
Secondo la tradizione,
San Lorenzo nacque ad Osca, in Spagna, nel 225. In gioventù si
trasferì a Roma, dove il vescovo Sisto gli riconobbe il titolo di arcidiacono:
sovrintendeva all’amministrazione di beni della diocesi di Roma, raccoglieva e
custodiva le offerte e gestiva varie attività caritative. In quel periodo, sul
trono dell’Impero Romano sedeva Valeriano, che siccome
non vedeva di buon occhio le pratiche cristiane, aveva vietato le adunanze di
fedeli, aveva bloccato gli accessi alle catacombe, e intanto pretendeva
l’osservanza dei riti pagani. Fino a che, nel 258, l’Imperatore
emanò un editto che condannava a morte tutti i vescovi, i
presbiteri e i diaconi di Roma, e obbligava i sovrintendenti come
Lorenzo a consegnare alle autorità romane tutte le ricchezze raccolte. Fu così
che Sisto venne ucciso il 6 agosto insieme a
quattro diaconi e, siccome si rifiutò di consegnare i beni, il 10 agosto
fu ucciso anche Lorenzo con la condanna al rogo.
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Acca Larentia (sinistra, di Jacopo della Quercia) e Priapo (destra, affresco a Pompei) |
In realtà, le
notizie sulla vita di Lorenzo sono molto scarse. Quel che sappiamo deriva da
opere successive come quelle di Sant’Ambrogio (339 – 397), Prudenzio
(348 – 405) e Sant’Agostino (354 – 430), nelle quali molti contenuti provengono
da tradizioni orali e leggende che hanno cominciato a circolare
in tempi successivi alla sua uccisione. Molti storici concordano sul fatto che la
condanna fu eseguita per decapitazione, come nel caso di Sisto e degli
altri diaconi, e non per rogo. E c’è chi sostiene che lo stesso nome
“Lorenzo” non sia quello originale: vi ricordate del dio
Priapo che ho menzionato poco fa? Nella mitologia romana esisteva una figura
semidivina chiamata Acca Larentia, che in alcune versioni era
considerata la nutrice di Romolo e Remo, in altre era la Madre dei Lari, ma che
in ogni caso simboleggiava la fertilità della terra. Questo
faceva di lei una sorta di controparte femminile di Priapo,
tant’è che le era dedicata la festa dei Larentalia:
tradizionalmente si teneva il 23 dicembre, ma pare che
l’imperatore Augusto avesse introdotto una seconda ricorrenza
che cadeva in agosto; lo stesso mese in cui "il seme di Priapo" fecondava i campi, appunto, e in cui si celebravano molte altre festività agricole come i Nemoralia (13-15 agosto), i Vinalia Rustica (19 agosto) o i Consualia (21 agosto). Il nome “Lorenzo”,
quindi, sarebbe entrato a far parte delle tradizioni popolari per
assonanza con quello di Acca Larentia e Larentalia.
Perciò, se oggi le stelle cadenti
portano il nome di “lacrime di San Lorenzo”, o se qualcuno le
associa alle “faville della graticola”, il motivo è lo stesso per
cui il Natale, la Pasqua, Ognissanti e tanti altri costumi “cristiani” hanno
così tanto in comune con quelli pagani: col tempo, sono stati assimilati
e reinterpretati dalla nuova religione. Grazie a leggi emanate in quel
periodo da imperatori come Costantino e Teodosio I, il Cristianesimo
si è diffuso sempre di più, usanze della vecchia religione hanno
cominciato ad essere abbandonate o reinterpretate, leggende
e tradizioni popolari hanno iniziato a diffondersi, e opere
letterarie hanno avviato a tramandarle. Il tutto a vantaggio delle autorità
ecclesiastiche, che hanno presto provveduto a inserire Lorenzo
nell’elenco dei Santi e a fissare la sua ricorrenza al 10 agosto: come nel caso
delle altre festività, non ci si poteva permettere che la gente
continuasse ad essere distratta da altre “pericolose” tradizioni,
perciò ben venga che anche un fenomeno naturale come le meteore potesse avere
un’interpretazione cristiana.
Un desiderio per noi, un desiderio per il mondo
Che cosa ci dice tutto questo? Di
che cosa ci parlano tutte queste tradizioni? Cosa ci raccontano
della natura dell’uomo e delle cose? A mio parere, qualcosa che va molto oltre
la semplice spiegazione scientifica e l’incredibile immaginazione dell’uomo: ci
racconta della profondità del legame che esiste fra natura
umana e natura delle cose.
Sono dell’idea che, in fondo in
fondo, noi umani ci sentiamo tremendamente soli,
unici esseri senzienti che abbiamo mai incontrato. Forse è per questo che siamo
sempre stati un po' egocentrici, e che tutte queste credenze
peccano di un po' di egocentrismo: una volta le stelle cadenti sono un messaggio,
una volta sono anime, un’altra volta sono avvertimenti; in ogni caso, sempre
qualcosa che ha a che fare con l’uomo. Però hanno anche un
grosso pregio, che è quello, nonostante tutto, di vedere l’uomo e il
resto del mondo non come cose distinte, ma come parti di un unico mosaico:
un fenomeno naturale non è soltanto uno “spettacolino” allestito apposta per
noi in un grande teatro che si chiama “Terra”, ma è qualcosa a cui siamo
strettamente legati per cause o per conseguenze.
Con questo non
intendo dire che le meteore siano una conseguenza di nostre azioni o una causa
di qualche effetto che subiamo. Quel che voglio dire è che l’umanità
e il resto della natura sono la stessa cosa, che per secoli
lo abbiamo capito, per secoli lo abbiamo dimenticato, e che recuperare
oggi questa consapevolezza può fare la differenza fra la salvezza
e l’estinzione. Millenni fa, abbiamo intuito talmente bene questa
connessione che, se l'uomo antico guardava alle stelle cadenti in cerca di risposte (così come a molti altri fenomeni naturali), non era solo per ingenua superstizione, ma anche perché aveva una consapevolezza di fondo: che tutto è connesso, perciò
quello che facciamo noi ha delle conseguenze sul mondo, e quello
che fa il mondo ha delle conseguenze su di noi.
Poi sono arrivate le religioni monoteiste, dopo ancora la scienza di stampo meccanicistico, e così uomo e natura si sono separati sempre di più, con il primo che ha continuato a costruirsi un piedistallo sempre più alto al centro dell'universo. Il risultato è che le uniche "luci" che
molti sono abituati a guardare oggi sono quelle dei locali notturni,
dei televisori e degli smartphone; migliaia
di luci che li possano distrarre dalle migliaia di problemi che
hanno e dalle migliaia di conseguenze delle loro azioni sulle
altre persone e sul resto del mondo. Al contrario di tutto ciò, ecco quindi che io vedo nelle stelle cadenti
una piccola, semplice e magica lezione: come l’eruzione di un
vulcano, ti tanto in tanto, mi ricorda che la Terra è viva, così una pioggia di
meteore mi ricorda che anche l’Universo è vivo; che anche se noi,
piccoli puntini su questa grande palla blu, non ce ne accorgiamo mai, là
fuori c’è un intero cosmo che vibra e si muove miliardi di volte
più grande del nostro egocentrismo.
A proposito: come mai la tradizione
di esprimere un desiderio quando vediamo una stella cadente? C’è chi
dice che derivi da quella di San Lorenzo, dal chiedergli una
grazia quando vediamo sfrecciare nel cielo le sue lacrime o le sue
faville. Altri dicono che derivi da una credenza greca: ogni
tanto, quando gli dèi sono più annoiati, si affacciano sulla volta celeste per vedere
cosa fanno gli uomini; per farlo spostano le stelle, per questo
si formano le stelle cadenti, e se uno esprime un desiderio proprio
in quel momento, è più facile che gli dèi lo ascoltino e lo
esaudiscano. Come al solito la versione mitologica è molto più affascinante di
quella religiosa, ma poco importa da dove deriva e che sia solo
una superstizione: se l’universo dovesse proprio esaudire un nostro desiderio,
vorrei che fosse quello di riscoprirci un tutt’uno con esso, e di
farci conoscere, un giorno, altri esseri come noi che guardano le
stelle cadenti e sperano nelle medesime cose.
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