Le antiche origini di Halloween, la profondità delle sue tradizioni e ciò che insegnano all’uomo di oggi (e di domani)
Ci sono quelli che si chiedono se
sia meglio una zucca finta che puzza di artificiale, però ti dura
per sempre, oppure una vera che è più autentica e suggestiva, ma
c’è da sporcarsi le mani e dura una volta e via. Ci sono i bambini che
incrociano le dita perché quella sera non piova e già si leccano
i baffi al pensiero dei dolciumi che raccatteranno, mentre i
più grandi fanno a gara fra trucco e parrucco a chi sfoggerà il
costume più originale e spaventoso.
C’è chi si intrattiene con film
e storie dell’orrore, e i più audaci e spericolati sperimentano qualche
“horror house” o si intrufolano in luoghi dispersi e
abbandonati. Per molti altri, invece, fra bambini che
schiamazzano, campanelli che suonano e petardi che
scoppiano, è tutta una gran rottura di scatole e anche “Tutta colpa degli
americani!”.
Ma la realtà è che sono
fuori strada sia i festaioli che i critici. Le origini di
Halloween scavano tanto indietro nel tempo da dover contare in
millenni, e le sue tradizioni erano talmente genuine che
perfino la Chiesa si è ingegnata per cancellarle.
Ma, soprattutto, il suo significato era così intenso e attuale
che, a riscoprirlo, può avere molto da insegnare sia a noi che al
nostro futuro.
Santi, martiri e defunti: 1° e 2 novembre per sopprimere le origini di Halloween (e non solo)
Samhain, il 1° novembre dei Celti
La cultura celtica,
compresa di usi, costumi, tradizioni, folklore, mitologia e quant’altro, era
tramandata più che altro per via orale, perciò quello che ne
sappiamo oggi lo dobbiamo principalmente a scritti romani e a testi
di monaci cristiani del Medioevo. Ma anche ad una terza
fonte, cioè il Calendario di Coligny: ritrovato nel 1897 a
Coligny, in Francia, è inciso su frammenti di bronzo, risale al 1° secolo,
ed è l’unica testimonianza che abbiamo di come i Celti scandivano
il corso dell’anno.
Così, messe insieme queste tre
fonti, oggi sappiamo che i Celti distinguevano l’anno in due
parti fondamentali, cioè la stagione invernale (1°
novembre – 1° maggio) e la stagione estiva (1° maggio – 1°
novembre). Celebravano con delle festività i solstizi
e gli equinozi, ma non li consideravano come inizio delle
stagioni, bensì come i punti mediani, perché le date di inizio
erano 1° novembre (inverno), 1° febbraio (primavera), 1° maggio (estate) e 1°
agosto (autunno). Consideravano l’ora del tramonto come l’inizio
del nuovo giorno, perciò le celebrazioni delle feste iniziavano in
quella che oggi, per noi, sarebbe la sera del giorno prima. E, insieme alle
stagioni, festeggiavano il ciclo delle attività agricole e di transumanza.
Il Samhain
(pronunciato “Sauin”) era quindi la festa del 1° novembre, con
cui si celebrava l’inizio dell’inverno, la fine dei
raccolti e la scorta di cibo nelle dispense, e la discesa del
bestiame dai pascoli estivi a quelli invernali. Come vedremo fra poco,
in questa occasione si accendevano grandi falò, si destinavano offerte
e sacrifici alle divinità, si indossavano travestimenti e
si svolgevano pratiche divinatorie. In più, si riteneva che,
proprio in questo giorno, gli Aos Sí, esseri
soprannaturali dell’Oltretomba, potessero penetrare più facilmente nel
mondo dei vivi, e che gli spiriti degli antenati
tornassero a festeggiare l’ultimo raccolto insieme ai loro discendenti.
C’è chi sostiene che questa connessione
con i defunti derivasse dal fatto che Samhain era anche il Capodanno
Celtico, perciò un giorno magico e fuori dal tempo, al confine
fra i due anni, che non apparteneva del tutto né a quello vecchio, né a
quello nuovo. Secondo altri, era direttamente connessa alla stagione
invernale, che con il gelo, i campi incolti e una natura in pausa, mai
come altre faceva somigliare il mondo dei vivi a quello dei morti. In ogni
caso, era il giorno in cui si credeva che fosse più fragile e più sottile
“il Velo fra i mondi”.
Onorare i defunti al tempo dei Romani
Nel mondo romano, fra il 13
e il 21 febbraio veniva celebrata la festa dei Parentalia,
con cui si volevano onorare i Mani, cioè gli spiriti degli
antenati di famiglia. Era una festa a carattere privato, in cui
le persone facevano visita alle tombe, e con l’occasione
portavano offerte di ghirlande di fiori, spighe di grano, pane
imbevuto nel vino e anche del sale. L’ultimo giorno, cioè il 21 febbraio,
costituiva una sorta di festa nella festa, cioè quella dei Feralia:
questa era a carattere pubblico, i templi venivano chiusi,
celebrare matrimoni era proibito, e gli affari ufficiali erano sospesi; il
tutto perché si riteneva che, in quel giorno, gli spiriti degli antenati
fossero più liberi di vagare nel mondo dei viventi. Il 22
febbraio, infine, si concludeva tutta la cerimonia con i Caristia,
un’altra festa privata in cui le famiglie organizzavano banchetti
e si scambiavano doni per celebrare l’unione familiare.
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| Cerere |
E queste tre feste non erano le
uniche dell’anno. Il 9, l’11 e il 13 maggio c’erano anche i Lemuralia,
festa con cui si volevano placare i Lemuri: erano gli spiriti di
persone scomparse per morte prematura o violenta, che non avevano ricevuto
un’adeguata sepoltura, o che non erano abbastanza ricordati dai discendenti, e
che quindi tornavano a vagare fra i vivi per vendicarsi e tormentarli. Il pater
familias, allora, doveva celebrare un rito in cui, durante
la notte di quei tre giorni, percorreva tutta la casa, si gettava alle
spalle un’offerta di fave nere senza mai voltarsi e recitava specifiche
formule, in modo da placare i Lemuri e invitarli a tornare nell’al di
là.
Infine, il 24 agosto, il 5
ottobre e l’8 novembre, si celebrava il rito del mundus
Cereris, il “mondo di Cerere”, dea della terra e della fertilità, e
nume tutelare dei raccolti e delle nascite. Secondo la tradizione, si tratta di
una fossa scavata e sigillata a Roma da parte di Romolo;
ad oggi non si sa di preciso dove si trovi, ma era comunque una fossa
simbolica, che voleva rappresentare il riflesso del cielo, quindi
l’Oltretomba, e anche “l’utero della terra”, in cui tutto
cresceva. In quei tre giorni il mundus veniva aperto
simbolicamente, perciò ogni attività pubblica veniva sospesa, e si facevano
offerte a divinità come Cerere per preservare i frutti dei raccolti e
proteggersi dalle entità infernali. In queste occasioni, infatti, si pensava
che questa “porta aperta” sull’Oltretomba consentisse agli spiriti
di accedere al nostro mondo.
L’assimilazione della Chiesa Cattolica
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| Purgatorio (da "Pinterest") |
Commemorazioni dei defunti sono
sempre state caratteristiche di ogni cultura e di qualsiasi
credenza religiosa, e il Cristianesimo non faceva eccezione, anche
prima di diventare religione ufficiale dell’Impero Romano (380). Ma la vera e
propria Solennità di Ognissanti venne istituita nel 609
da Papa Bonifacio IV, che il 13 maggio consacrò il Pantheon di
Roma a Maria e ai martiri, e fissò la festa della “Dedicatio Sanctae Mariae
ad Martyres”. Gregorio III (731 – 741) incluse nella
ricorrenza anche tutti i Santi e la spostò al 1° novembre, giorno
in cui consacrò proprio a loro la cappella di San Pietro. Infine, dietro alle
insistenze dell’imperatore Luigi il Pio, nell’837 Papa Gregorio
IV ordinò l’osservanza generale della festa, che da
allora diventa un modo per celebrare tutti i Santi e i martiri del
Cristianesimo, conosciuti o meno, canonizzati e non.
La Commemorazione dei
defunti del 2 novembre, invece, deriva dalla proposta di Oddone
di Cluny (879 – 943), abate dell’Abbazia di Cluny, in Francia. Secondo
la tradizione, un abitante del Comune francese, naufragato su un’isola
durante un pellegrinaggio, ebbe la visione delle molte anime sofferenti nel
Purgatorio, perciò, quando tornò in patria, pregò Oddone che l’Abbazia
iniziasse a celebrare delle messe solenni per loro. E fu così che l’abate
istituì una vera e propria commemorazione fissata al 2 novembre
(per la somiglianza con Ognissanti), che prima venne abbracciata da tutti i
monasteri legati all’Abbazia, e che nel XIII secolo venne
ufficializzata anche dalla Chiesa: da allora, le preghiere
recitate dai fedeli durante la ricorrenza, hanno lo scopo di rendere il viaggio
delle anime verso il Paradiso più rapido e sopportabile.
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| Tir na nog, gli inferi celtici (Crediti: Gene Guilmette, "artwanted.com") |
Detto tutto ciò, c’è chi sostiene
che una commemorazione dei Santi esistesse fra i cristiani anche
prima dell’istituzione della festa, e che in alcuni Paesi
fosse già celebrata il 1° novembre. Oppure, che la
scelta iniziale della data del 13 maggio fosse per copiare
la festa già celebrata nella città di Edessa (Turchia) nel IV
secolo. Ma, secondo molti altri esperti, in tutta questa storia di
coincidenze ce ne sono anche troppe: il 1° novembre era
celebrato con il Samhain dai popoli celtici ormai da secoli;
il paganesimo romano prevedeva diverse feste e rituali in onore dei defunti, di
cui un paio proprio fra ottobre e novembre; nel IV secolo il
Cristianesimo diventò religione ufficiale dell’Impero; la data
del 13 maggio scelta da Bonifacio IV era esattamente una
dei Lemuralia, dopo venne spostata proprio al 1° novembre del Samhain
e, guarda caso, nello stesso periodo (VI – IX secolo), si stava completando la cristianizzazione
dei popoli germanici.
Insomma, si può dire
che ci sono tutti gli ingredienti per affermarlo: se oggi il mondo cristiano
festeggia Santi, martiri e defunti in generale fra il 1° e il 2 novembre, è
perché la Chiesa ha voluto soppiantare
(assimilandole) tutte le altre simili tradizioni, in modo da ottenere
l’egemonia religiosa e un’autorità sempre più vasta.
Alle origini di Halloween, del suo nome, della sua data e del suo successo
Quando oggi diciamo “Halloween”
subito ci vengono in mente le zucche intagliate in facce
mostruose, l’usanza del “dolcetto o scherzetto”, costumi
macabri e spaventosi, fino a film horror, storie di paura,
stregoneria, mostri e fantasmi e una generale atmosfera sinistra e
misteriosa. Ma da dove deriva tutto ciò? Come si sarà già intuito, fra
cose reinterpretate e aggiunte successive, proviene tutto dalla
tradizione del Samhain. Ma cerchiamo di capire meglio in che modo.
La parola “Halloween” è una contrazione
che deriva da “All Hallows’ Eve”, che a sua volta proviene da “All
Hallows’ Evening”, che tradotto significa “La sera di tutti
gli spiriti sacri”. In pratica, indicava la sera del 31 ottobre,
cioè la sera prima di Ognissanti, che oggi si chiama “All Saints’ Day”,
ma anticamente era “All Hallows’ Day”. Il nome “Halloween” compare per
la prima volta in letteratura nel 1745, mentre “All Hallows’
Eve” nel 1556, ma la domanda è: come mai, a un
certo punto, è stato coniato un nome per la sera del 31 ottobre?
Il fatto è che, come abbiamo
visto, già i Celti segnavano l’inizio del giorno
col tramonto, ma anche gli Ebrei e i primi
cristiani seguivano la stessa tradizione, perciò, quando il
Cristianesimo si affermò e si diffuse, questa usanza si estese un po' in
tutta Europa e si mantenne per diversi secoli. Poi, nel XVI
secolo, si innescò la Riforma Protestante, e la ricorrenza
di Ognissanti passò un po' in disuso fra i Paesi anglo-sassoni; nel frattempo,
probabilmente cominciò anche a diffondersi la consuetudine di
segnare l’inizio del giorno a mezzanotte. Ma l’usanza cristiana,
e prima ancora quella celtica, fecero un po' fatica a scomparire, e così, specialmente
in Paesi come l’Irlanda, si continuò a festeggiare la ricorrenza a
partire da dopo il tramonto, cioè nella “All Hallows’ Evening”.
Fino a che, nel XIX secolo,
proprio l’Irlanda venne colpita dalla famosa Grande Carestia,
milioni di irlandesi migrarono negli Stati Uniti, e ovviamente
portarono con sé questa loro tradizione. Fino alla fine del secolo rimase
confinata più che altro alla comunità irlandese ma, già dagli inizi del
XX secolo, si diffuse anche fra gli americani, e la cultura americana
contribuì a diffonderla nel resto del mondo dopo la Seconda Guerra
Mondiale.
Le maggiori tradizioni di Halloween: celtiche e antiche, non americane e moderne
L’Halloween che conosciamo oggi
è una festa completamente laica, molto criticata per i suoi
aspetti consumistici, per quanto stravolge il suo
significato originale e per essere la classica “americanata”. Ma
se da un lato è vero che molto è stato aggiunto e distorto, dall’altro è anche
vero che quasi tutte le sue tradizioni hanno origini
antichissime e molto più genuine.
Falò e sacrifici per propiziare, purificare e condividere
I sacrifici, ovviamente, non sono più molto diffusi, ma erano strettamente legati ai falò, che ancora oggi sono comuni fra i Paesi dell’Europa del Centro e del Nord.
Tipicamente, venivano accese grandi
pire sulle cime delle colline, attorno alle quali si
radunavano tutte le persone della comunità. Questi grandi fuochi, accesi nel
periodo più buio e più freddo dell’anno, erano un modo per propiziare il
ritorno del Sole e della fertilità, per preservare e rinnovare
in futuro la fecondità della terra, e anche per allontanare
le minacce dell’Oltretomba. Erano anche intesi come un rito di
purificazione: come l’autunno e l’inverno arrivano a
purificare la natura dal “vecchio” per prepararla ad ospitare il “nuovo”, così il
fuoco e i suoi fumi depuravano simbolicamente persone, altri animali e
terreni.
Anche i sacrifici
di una parte del bestiame avevano più di uno scopo. Da un lato,
volevano essere un’offerta agli dèi per favorire la sopravvivenza
della comunità alla stagione fredda. Dall’altro, così come, per i prossimi
mesi, le persone contavano di più sulla carne del bestiame per nutrirsi
piuttosto che sui raccolti, allo stesso modo sacrificare un animale
e gettare le sue parti del fuoco era una maniera per condividerlo
anche con gli spiriti degli antenati, mai così
vicini ai viventi come nel giorno del Samhain.
Dispetti e travestimenti erano per imitare e confondere gli spiriti
Fantasmi e vampiri, streghe e
lupi mannari, scheletri e zombie. In tempi più recenti, anche
supereroi, personaggi di libri e di film, e perfino celebrità. I costumi
di Halloween, ogni anno, spopolano fra bambini e ragazzi di tutte le
età in un vero e proprio “secondo Carnevale”. Tante maschere sono il frutto di aggiunte
successive o di reinterpretazioni, o semplicemente di nuove
associazioni con l’atmosfera di occulto, lugubre, mistero e magia che
la festa ha assunto nel tempo. Ma le origini di tutto questo
risalgono a tanti secoli fa da poter parlare di millenni.
Come si è detto, in occasione del
Samhain si credeva che gli Aos Sí e gli spiriti
degli antenati potessero far breccia nel mondo dei vivi, approfittando
del Velo di confine più sottile. Nel caso degli antenati, non era
da escludere che qualcuno di loro cogliesse al volo questo momento per chiudere
qualche questione in sospeso; se poi si trattava degli Aos Sí che, in quanto esseri dell’Oltretomba, erano per loro natura volubili,
dispettosi e anche un po' maligni, era davvero
facile che prendessero di mira i mortali con qualche brutto scherzo,
fino ad arrivare a vendette o veri e propri danneggiamenti.
Perciò, l’usanza di travestisti da animali o da esseri simili
agli stessi Aos Sí, era un modo per confondere sia loro
che possibili antenati vendicativi, così da proteggersi dai loro
tiri mancini. La pratica più moderna si ritrova nei Paesi
anglo-sassoni già dal XVI secolo, ma la sua forma commerciale si
diffonde negli USA solo a partire dagli anni ’30
del Novecento.
E che dire della tradizione del “dolcetto
o scherzetto”? Fra dolci stracolmi di zuccheri, coloranti e
conservanti, e strimpellate di campanello, oggi c’è chi vede questa pratica
come poco salutare e una grande scocciatura. Ma
anche questa deriva da un’usanza molto più autentica e profonda,
legata sia agli spiriti dell’al di là che agli stessi travestimenti.
Secondo alcuni esperti, infatti,
gli Aos Sí erano a loro volta un’evoluzione di divinità
ancora più antiche, spiriti della natura che
personificavano e controllavano i cicli delle stagioni. Perciò, quando si arrivava
al Samhain, che segnava l’inizio dell’inverno, le persone facevano offerte
di cibo e bevande, o perfino di parti del raccolto, per
favorire la sopravvivenza e la rinascita sia di
persone che di raccolti e bestiame. In tempi successivi, si diffuse l’usanza di
raccogliere queste stesse offerte porta a porta in cambio di canzoni
e versi poetici, e quando i vecchi dèi lasciarono il passo ai
dispettosi e maliziosi Aos Sí, insieme ai costumi che
imitavano il loro aspetto, prese piede anche l’abitudine di “dispetti
simbolici” che li imitavano nel comportamento.
Fu soltanto dopo, con la
cristianizzazione, che questa pratica venne assorbita in quella del Souling:
nata nei Paesi anglo-sassoni e già presente almeno dal XVI
secolo, consisteva nelle persone più povere della società che, nel
giorno di Ognissanti, facevano il giro delle case offrendo preghiere
per gli antenati di famiglia in cambio di cibo. Inutile dire che
anche tutto questo fu esportato negli Stati Uniti nel XIX secolo, il nome “trick
or treat” (cioè “dolcetto o scherzetto”) comparve per la prima
volta sulla stampa nel 1927, e la sua popolarità esplose nel
corso degli anni ’30.
Mele e nocciole fra cucina e divinazione
Ogni festa ha i suoi piatti
tradizionali, e se pensiamo ad Halloween ci vengono
subito in mente i dolci, tipo le mele caramellate,
o quella miriade di creme, torte e cioccolatini a base di nocciole.
E ogni festa ha anche i suoi tipici rituali, tipo quelli che
abbiamo già visto, ma anche molti altri come le pratiche di divinazione,
fra cui la chiromanzia, la cartomanzia o la numerologia. E se vi dicessi che,
alle origini del Samhain, questi due aspetti non erano distinti
fra loro come oggi, ma perfino intrecciati?
Nella mitologia celtica,
infatti, la mela è simbolo di fertilità e immortalità,
e ha anche un potente legame con l’Oltretomba: un ramo di melo
con i fiori sbocciati, donato da un essere soprannaturale o dell’al di là, è
l’unica cosa che può consentire a un mortale ancora in vita di accedere
agli inferi. Il nocciolo, invece, è un albero sacro, fonte
della conoscenza: secondo il mito, 9 noccioli crescono
intorno al Pozzo di Connla, pozzo leggendario da cui originano i
maggiori fiumi d’Irlanda come Shannon, Boyne, Suir, Barrow e Slaney; le nocciole
che ci cadono dentro sono un concentrato di saggezza esoterica o
divina, e una sorgente di ispirazione poetica.
Quanto alle arti
divinatorie, con un Velo assottigliato e un mondo naturale e
sovrannaturale mai così sovrapposti, il Samhain era davvero il momento
migliore dell’anno in cui praticarle. E probabilmente rispondevano
anche a un desiderio profondo: con il periodo di più grande
incertezza alle porte, qualche previsione su eventi, salute
e questioni sentimentali allentava un po' le preoccupazioni.
E così c’era il gioco tradizionale
“apple bobbing” (pesca la mela): in una variante, con le
mani legate dietro la schiena, bisognava pescare una mela con la bocca
da dentro una bacinella d’acqua; in un’altra, sempre con le mani
legate, la mela era attaccata a un gancio che pendeva dal
soffitto e roteava, e di nuovo bisognava acchiapparla solo con la
bocca. In entrambi i casi, il primo che pescava la mela sarebbe stato il
prossimo a sposarsi; oppure, la mela acchiappata veniva mondata
cercando di creare una lunga buccia continua, poi si gettava la buccia alle
proprie spalle: la forma che assumeva per terra si diceva che potesse
essere l’iniziale del nome del futuro partner. Nel caso delle nocciole,
invece, due venivano arrostite vicino al fuoco, una
intitolata a una persona, l’altra alla persona desiderata; se una delle due
nocciole balzellava lontano dal fuoco non era un bene, ma se
rimanevano vicine era segno di sintonia.
Fari per gli antenati e repellenti per gli spiriti: oggi le zucche, ieri le rape
La zucca intagliata e
illuminata è sicuramente il simbolo dei simboli di
Halloween. C’è chi usa il vero ortaggio e intaglia la classica
arancione o quella verde, o chi sceglie quella finta che, magari,
ha anche un manico incorporato per usarla come lanterna. Spopola nelle vetrine
dei negozi, qualcuno ci decora il giardino o il davanzale
delle finestre, e qualcun altro usa la sua maschera per
travestirsi da personaggi come “Il cavaliere senza testa” di “La leggenda di
Sleepy Hollow”. Sembra tutto molto moderno, eppure anche questa tradizione ha
delle radici vecchie di secoli.
L’Halloween che conosciamo oggi ha dei connotati lugubri, spettrali e terrificanti ma, come ho anticipato, il ritorno degli antenati al momento del Samhain non era sempre percepito come negativo; anzi, si credeva che il motivo principale del loro ritorno fosse trascorrere del tempo con i loro familiari e festeggiare con loro l’ultimo raccolto. D’altra parte, resta il fatto che alcuni potevano approfittarne per vendicare dei torti subiti, e che c’erano sempre gli imprevedibili Aos Sí. Perciò si intagliavano rape o barbabietole, tipici ortaggi autunnali, si inseriva una candela al loro interno, e si mettevano intorno alla casa perché facessero da luce-guida per gli antenati, oppure si usavano come lanterna insieme ai travestimenti per scacciare e confondere gli Aos Sí.
Dopo la diffusione del Cristianesimo,
l’usanza venne assorbita in quella del Souling, o più
semplicemente per rappresentare le anime del Purgatorio o per
tenere lontane streghe, demoni e Satana. E se oggi, in molti
Paesi anglo-sassoni, la zucca di Halloween è detta anche “Jack-o'-lantern”
(cioè “Jack of the lantern”), è perché deriva da un racconto popolare
che cominciò a circolare almeno dal XVIII secolo: la storia di Stingy
Jack, un fabbro pigro ma astuto che, dopo aver ingannato
il Diavolo diverse volte e aver trascorso una vita dissennata, viene rifiutato
sia dal Paradiso che dall’Inferno e condannato a vagare per
sempre; come unico modo per scaldarsi dal freddo e illuminare il buio, un tizzone
ardente lanciato dal Diavolo che Jack mette dentro a una lanterna
ricavata da una rapa.
A proposito: ma se in origine si
intagliavano rape, perché oggi si usano le zucche? Il fatto è che
la tradizione nacque in Paesi come Irlanda, Galles o Scozia, dove
rape e barbabietole crescevano abbondanti, ma le zucche non
esistevano, perché sono native delle Americhe. Fu quando gli
immigrati irlandesi arrivarono qui nel XIX secolo che si
iniziarono ad usare le zucche, perché più grandi e più facili da intagliare.
Molte persone, ancora oggi, vedono in Halloween una “americanata” bella e buona, una pagliacciata che è solo un’altra scusa per istigare al consumismo e che educa i bambini a mangiare “porcherie”. Tutte critiche condivisibili, ma vorrei far notare che delle “porcherie” sono anche quelle che si mangiano nei fast food, o molte di quelle bibite e merendine che appaiono in televisione o sugli scaffali dei supermercati, eppure in molti non si fanno problemi a mangiarle. Perciò, prima di accusare il famoso “pelo nell’uovo”, forse è meglio guardarsi un po' intorno: alle origini di Halloween ci sono tradizioni antichissime e profonde, basta esserne coscienti, e a quel punto niente ci vieta di cestinare la “spazzatura” e di continuare a celebrare la festa con dei nuovi modi, un nuovo significato e una nuova consapevolezza.
Dei “nuovi modi” che, però, hanno
delle radici remote, e che la Chiesa Cattolica ha
voluto trattare alla stregua di tante altre tradizioni come Natale e Epifania, Pasqua e Carnevale: non con la convivenza e il dialogo, ma con la soppressione
e la sostituzione, in mondo da vincere il solito vecchio giochino
del controllo delle masse grazie alla supremazia spirituale. Un gioco da cui non si è salvato nemmeno il Messico, dove la festa
dedicata alla dea azteca Mictēcacihuātl era un costume indigeno in onore dei defunti molto prima della colonizzazione. E
così anche questa è stata depennata e assorbita nelle feste di
1° e 2 novembre, e qualsiasi altra entità, spirito o divinità ha fatto la fine
di quelli celtici: trasformati in streghe, demoni o manifestazioni del
Diavolo in persona che hanno spianato la strada a tutti i simboli
spettrali che oggi etichettano Halloween.
E il lato ironico è che c’è chi vede questi simboli come “indecorosi” o “irrispettosi”, quando, in realtà, il vero problema è che quella di oggi è una società disconnessa dalla natura.
L’uomo di oggi vive la morte come una cosa da nascondere e confinare nei cimiteri, da combattere con trattamenti anti-rughe e coloranti per capelli, o da tacere e censurare con il “parental control” della televisione. Forse perché la società industriale ci ha portato a scollegarci da qualsiasi aspetto della vita che non sia la produzione e il profitto; e perché la medicina occidentale ci ha illusi di essere diventata onnipotente, capace, da sola, con i suoi farmaci e la sua azione sui sintomi, di poter risolvere tutto. L’uomo di ieri, invece, aveva capito che la realtà si fonda sul ciclo, che “alti” e “bassi”, “vincite” e “perdite” avvengono sia fuori che dentro di noi in modo continuo, non una sola volta. Sapeva che ogni “perdita intermedia” non era mai una fine, ma una tappa essenziale per un nuovo inizio. Era un tutt’uno col suo presente, il suo passato e il suo futuro, perché concedeva il giusto tempo al riposo, al raccoglimento, al ricordo e al ringraziamento. E se indossava costumi bislacchi e terribili non era per irriverenza, ma perché capiva che il modo migliore per vincere la paura è affrontarla, non evitarla.
La festa del Samhain
è quindi il momento in cui si concentra tutto questo. In natura
gli alberi perdono le foglie, i fiori appassiscono, e i semi dei frutti ormai
caduti rimangono quiescenti in attesa del risveglio. Allo stesso modo,
noi ci lasciamo alle spalle e facciamo tesoro di
ciò che abbiamo raccolto con le nostre esperienze, ricordiamo e
ripercorriamo il nostro passato prossimo e remoto, e ci
raccogliamo in noi stessi per aggiustare la rotta e preparare quei
“semi” ad una nuova rinascita.
Articoli correlati
Fonti:
- "Ancient Origins" - Crossing the Veil: The Pre-Christian Origins of Halloween and Samhain
- "Ancient Origins" - Coligny Calendar: The 1,800-Year-Old Lunisolar calendar banned by the Romans
- "Ancient Origins" - All Souls’ Day: Trapped Spirits And Soul Cakes
- "Ancient Origins" - Tricking and Treating Has a Long History
- "Ancient Origins" - Day of the Dead: Aztec Goddess Worship to Mexican Celebration
- "World History Encyclopedia" - Wheel of the Year
- "World History Encyclopedia" - Samhain
- "World History Encyclopedia" - History of Halloween
- "National Geographic" - Halloween: costumes, history, myths, and more
- "The Conversation" - From scary stories to scowling pumpkins, Halloween has pagan roots
- "History Collection" - 16 Surprising Facts About Halloween You Never Knew
- "History Collection" - The Weirdest Facts We Could Find About the True History of Halloween
- "Sacred Texts" - Chapter X, The cult of the dead
- "Sacred Texts" - Chapter XVIII, Festivals
- "Sacred Texts" - Chapter 63, The interpretation of the fire festivals
- "Books Google" - Traditionalists, Muslims, and Christians in Africa: Interreligious Encounters and Dialogue, Prince Sorie Conteh
- "Books Google" - Celtic Myth: A Treasury of Legends, Art, and History, James Harpur
- "Books Google" - From Olympus to Camelot: The World of European Mythology, David Leeming
- "Online Etymology Dictionary" - Halloween
- "Encyclopedia Britannica" - Halloween
- "Encyclopedia Britannica" - All Saints' Day
- "Encyclopedia Britannica" - All Souls' Day
- "Enciclopedia Treccani" - Parentalia
- "Enciclopedia Treccani" - Feralia
- "Enciclopedia Treccani" - Lemuralia
- "Enciclopedia Treccani" - Lemuri
- "Enciclopedia Treccani" - Cerere




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