La madre vergine e il 25 dicembre, i Tre Re e i 12 compagni, la fine sulla croce e la rinascita: metafore del moto del Sole e del viaggio esistenziale di ognuno di noi
La storia di Gesù di Nazareth
è forse la più famosa di tutte le storie. Detta in soldoni, è figlio di
Dio e di una donna vergine, e viene al mondo con un
concepimento miracoloso. Nasce il 25 dicembre e la sua
manifestazione come dio incarnato viene ufficialmente riconosciuta da Tre
Re Magi che vanno a trovarlo guidati da una stella. Nel
corso della sua vita e della sua missione viene affiancato da 12
fedelissimi compagni, ma alla fine viene tradito proprio
da uno di loro. Viene ucciso per crocifissione, ma passati 3 giorni
ritorna in vita, e infine sale al cielo per ricongiungersi con
Dio.
Da molti viene considerata una
storia unica, eccezionale e irripetibile. Eppure, se si va a scavare
fra le credenze spirituali di tante culture, si scopre che questa storia non
è affatto originale. Tutti questi elementi e molti altri si ritrovano
nelle storie di tanti altri personaggi mitologici, più antichi di
centinaia o migliaia di anni, e tramandati fra popoli lontani tra
loro nello spazio e nel tempo. Come si spiega?
Si spiega col fatto che queste
storie sono allo stesso tempo tutte false e tutte vere. Si spiega
col fatto che sono una metafora di qualcosa di universale, valido
in ogni tempo e in ogni luogo: emozioni umane e fenomeni naturali. Questi
eventi e questi personaggi sono dei simboli che riflettono il racconto di ognuno
di noi: il racconto delle tappe della nostra vita e dei moti
astronomici del Sole.
Lo sfondo astronomico
I moti millenari della Terra: il cielo che vediamo oggi non è il cielo che si vedeva ieri
Siamo abituati a pensare che la Terra compia soltanto 2 moti astronomici, cioè quello di Rotazione sul suo asse e quello di Rivoluzione intorno al Sole. In realtà ne compie almeno 8, solo che non ce ne rendiamo conto perché sono molto lenti, hanno dei cicli di completamento che vanno da 21.000 a 117.000 anni. Fra tutti, quelli che ci interessano di più in questo momento sono la Precessione Luni-Solare, la Precessione degli Equinozi e l’Inclinazione dell’asse.
Il primo consiste nel fatto che l’asse della Terra compie a sua volta un moto di rotazione in senso orario: si completa in 25.800 anni, ed è causato dall’attrazione gravitazionale di Luna e Sole. Con il secondo, invece, la linea degli equinozi si sposta in senso orario lungo l’orbita della Terra: un giro completo viene compiuto in 21.000 anni, ed è causato dalla Precessione Luni-Solare e dall’attrazione degli altri pianeti. Per ultimo, l’Inclinazione dell’asse: varia da un minimo di 22°,1 a un massimo di 24°,5 (oggi è 23°,5), e il ciclo del moto si completa in 41.000 anni.
Tutto questo ha due
importanti conseguenze osservabili: a parità di ora, giorno, mese e
latitudine, col passare dei secoli cambia la stella che indica il
Polo Nord/Sud celeste e cambiano le costellazioni
che si possono vedere. Oggi, per esempio, la stella che indica il Nord
è Polaris, ma 2000 anni fa era Kochab, nel 3000 a.C. era Thuban, e fra 12.000
anni sarà Vega. Nel 3000 a.C., quando si arrivava all’equinozio di
primavera, il Sole sorgeva nella costellazione del Toro, nel 1000 a.C.
in quella dell’Ariete, mentre oggi sorge in quella dei Pesci, e nell’anno 3000
sarà in quella dell’Aquario.
Le costellazioni: come “funzionano”? Quando sono nate?
Secondo la tradizione occidentale, le costellazioni ufficialmente riconosciute sono 88, di cui 36 nell’emisfero nord e 52 nell’emisfero sud. Alcune ruotano sopra la nostra testa per 365 giorni all’anno senza mai tramontare, tipo l’Orsa Minore, l’Orsa Maggiore o il Drago. Altre si vedono sempre, però sorgono e tramontano ogni 24h, tipo le 12 costellazioni dello Zodiaco. Altre ancora si vedono soltanto in certi periodi dell’anno, tipo la Colomba, che alle latitudini dell’Italia si può osservare fra febbraio e maggio. Alcune, invece, non si vedono mai, perché rimangono sempre nell’emisfero sud, tipo l’Ottante o il Camaleonte.
Attenzione a non fare confusione fra le costellazioni e gli asterismi. Gli asterismi sono sempre dei gruppi di stelle, però le stelle che li compongono o fanno parte di una costellazione, oppure appartengono a costellazioni diverse. Esempi del primo caso sono il Grande Carro, la Cintura di Orione e l’Urna, che fanno parte di Orsa Maggiore, Orione e Aquario. Il Quadrato di Pegaso e il Triangolo d’Inverno, invece, sono fatti da stelle di più costellazioni, come Pegaso, Andromeda, Cane Maggiore, Cane Minore e Orione.
Ma da quand’è che
le costellazioni sono le costellazioni? La testimonianza scritta più antica che
è stata trovata fino ad ora risale ai Babilonesi del 14°
secolo a.C., a cui si devono anche molti nomi tipo quello di Ariete,
Scorpione e Gemelli. Teniamo presente, però, che già i Sumeri del
4° millennio a.C. erano esperti osservatori del cielo, e che antiche
strutture del 3°-4° millennio a.C. come Stonehenge, Newgrange, Callanish o Maeshowe
hanno ormai una provata connessione con fenomeni astronomici. Tra l’altro,
secondo alcune teorie, antiche pitture rupestri come quelle delle Grotte
di Lascaux, in Francia (~17.000
a.C.), potrebbero già rappresentare dei gruppi di stelle come il Toro, le Pleiadi o il Triangolo d’Estate. Perciò, anche se non c’erano vere e
proprie conoscenze astronomiche, e anche se non ci sono pervenute testimonianze
scritte, è plausibile che l’uomo riconosca forme e fenomeni nel cielo da
molte migliaia di anni.
La Terra è la madre vergine e il Cielo è il dio padre: la loro unione mistica è la nascita miracolosa
Secondo la tradizione cristiana, un giorno di circa 2000 anni fa, Dio decide di incarnarsi in un uomo mortale che sarà allo stesso tempo suo figlio e Dio stesso, in modo da diffondere fra gli uomini il messaggio della salvezza. Sceglie una donna di nome Maria, che è una donna di buon cuore, devota e vergine, e invia l’angelo Gabriele a darle la notizia: lo Spirito di Dio scenderà in lei, e così concepirà un figlio che sarà il figlio di Dio stesso, il Messia, un Salvatore. Un altro angelo, invece, viene inviato in sogno a Giuseppe, promesso sposo di Maria, per assicurargli che il concepimento sarà divino, virginale, e che quindi non ci sarà adulterio. Anzi, proprio grazie a questo, Maria rimane preservata dal Peccato Originale, e così, quando arriva alla fine della sua vita, viene subito accolta in Paradiso con l’anima e col corpo.
Una storia come questa, però, ha tantissimi predecessori, più antichi di migliaia di anni, e raccontati fra tante culture diverse. Tipicamente c’è una madre che è una dea o una donna, che è vergine e che è associata con la Terra. C’è un padre che è un dio associato con il Cielo, è un Re degli dèi, o è un dio supremo. E c’è un concepimento virginale, senza atto sessuale, dove il dio si incarna nella dea/donna tramite un evento soprannaturale (che spesso ha a che fare con la luce).
E il frutto della loro unione è sempre qualcuno di eccezionale. A volte è un grande regnante come l’imperatore romano Augusto (Azia + Apollo), l’imperatore giallo cinese (Fubao + fulmine), o la regina egizia Hatshepsut (Ahmose + Amon). Altre volte è un eroe culturale come Perseo (Danae + Zeus), Eracle (Alcmena + Zeus), o Romolo (Rea Silvia + Marte) – e anche Gilgamesh e Orione hanno origini semidivine o sono nati dalla terra. Oppure è un profeta o un Salvatore, come Buddha (Maha Maya + Dharma?), Zoroastro (Dughdova + Pourusaspa), o Saoshyant (vergine + seme di Zoroastro). Certe volte è addirittura un dio, tipo Dioniso (Semele + Zeus), Rama (Kausalya + Vishnu), o Quetzalcōātl (Chimalman + Ometeotl). Ma, soprattutto, si tratta di una divinità solare, come Horus (Iside + Osiride), Helios (Theia + Iperione), Mithra (dalla terra), o Huitzilopochtli (Coatlicue + piume).
E le somiglianze non finiscono qui. Come Maria, dopo la morte anche Semele ascende all’Olimpo, Alcmena viene accolta sull’Isola dei Beati, e Maha Maya sale nel Trāyastriṃśa. Come Giuseppe, c’è spesso qualcuno che viene avvertito in sogno della nascita imminente, come Chimalman, Maha Maya e Gaio Ottavio (per Augusto). E poi Iside e Maria sembrano due gocce d’acqua anche nell’iconografia, perché tutte e due vengono spesso rappresentate come una donna con un bambino in collo, e vengono chiamate con molti titoli identici: Madre di Dio, Regina dei Cieli, Grande Vergine o Stella Maris.
Come si spiega tutto questo? Si
spiega col fatto che tutte queste figure sono metafore: la madre
è la Terra, il padre è il Cielo e il figlio è il Sole. Il Cielo è
alto, tanto grande che non se ne vedono i confini. Con i tuoni, i fulmini e le
tempeste “fa la voce grossa” come quella di un padre, e con la pioggia
insemina la Terra come il maschio fa con la femmina. Come una donna,
anche la Terra partorisce ogni anno nuova acqua, nuovi fiori e
nuovi frutti con cui nutre tutte le creature. E ogni anno, dopo che l’autunno e
l’inverno l’hanno “spogliata” dal “vecchio”, la Terra torna come vergine,
pronta per accogliere il “nuovo” che verrà con la primavera e l’estate. E il Sole
è il loro figlio prediletto, il frutto di un accoppiamento
“mistico”, che ogni giorno “nasce dalla Terra” e “assiste il Cielo” nel
preservare la vita. E siccome la sua luce porta la vita vincendo l’oscurità
tutti i giorni e tutti gli anni, il Sole è anche l’eroe e il Salvatore
di tutti gli esseri viventi.
Nasce il 25 dicembre perché il Sole torna a salire sull’orizzonte
Nell’articolo sull’origine del Natale (vedi link) ho trattato questo argomento con più dettaglio, perciò qui mi limiterò a fare un riassunto e delle aggiunte.
Nel Nuovo Testamento non esiste alcun riferimento esplicito o indiretto al fatto che il 25 dicembre sia la data di nascita di Gesù. Fra i primi cristiani stessi, infatti, esistono tante tradizioni, tipo 1° gennaio, 5 gennaio, 6 gennaio, 28 marzo, 20 maggio o 18 novembre. Solamente nel 3° secolo, in uno scritto del teologo Sant’Ippolito, compare un primo riferimento all’usanza del 25 dicembre. Perciò, da dove deriva la tradizione? Anche qui, si deve tutto al culto del Sole.
Se si osserva il percorso che il Sole
descrive nel cielo nel corso dell’anno, si può notare che la sua
altezza rispetto all’orizzonte cambia ogni giorno. Nell’emisfero nord, raggiunge
l’altezza massima al 21 giugno e la minima al 21
dicembre. Questi due sono i momenti del solstizio d’estate e del solstizio
d’inverno e, da quei momenti in poi, per circa 3 giorni, l’altezza del
Sole sull’orizzonte sembra rimanere invariata. Nel caso del solstizio
d’inverno, il 25 dicembre è il giorno in cui si ricomincia a
vedere un aumento apprezzabile dell’altezza del Sole.
Di feste che celebrano questo momento dell’anno ne sono piene le culture di tutto il mondo fin da tempi antichi. Dōngzhì in Cina, Toji in Giappone, Inti Raymi in Perù, Yaldā nell’Antica Persia (in onore del Mithra persiano), o Soyal fra gli Hopi dell’Arizona. Ma, soprattutto, fra le popolazioni germaniche pre-cristiane c’era Yule, e fra i Romani c’erano i Saturnalia (17-23 dicembre), il Sol Invictus (25 dicembre) e la nascita del Mithra greco-romano (25 dicembre).
Quando arriviamo alla fine del 1° secolo, la figura di Gesù viene accostata a quella del Sole o della luce in molti passi del Nuovo Testamento (Efesini 5, Lc 1:79, Lc 2:32, Gv 1:49, Gv 8:12, Mt 17:2). In tempi successivi, i primi cristiani usano molte simbologie derivate dal culto di Mithra o del Sol Invictus per rappresentare il Messia. E nel 4° secolo, infine, il Cristianesimo diventa la religione ufficiale dell’Impero Romano. Grazie a questo, sfruttando le associazioni simboliche fra Gesù e Sole che erano già radicate, e volendo sostituire il cristianesimo alle vecchie tradizioni, si decise di stabilire la data di nascita di Gesù proprio al 25 dicembre.
È stata una scelta politica,
quindi, quella di assegnare questa data alla nascita del Messia, perché
rispecchiava la volontà delle autorità cristiane di sopprimere
tutte le altre fedi e ottenere il monopolio spirituale del
Cristianesimo. Ma è una scelta che è stata resa possibile giocando sulle
straordinarie e radicate somiglianze fra la figura di Gesù e
quella di molti predecessori. Due le abbiamo già viste, altre le vedremo fra
poco, ma tutte quante conducono alla stessa conclusione: Gesù è
l’ultimo sulla lista di tante figure mitologiche che sono una metafora del
Sole.
Sirio e la Cintura di Orione sono la Stella Cometa e i Tre Re Magi
Anche qui vi invito a dare un’occhiata all’articolo sulle origini dell’Epifania (vedi link) per avere maggiori dettagli. Intanto, però, possiamo ricordare che l’episodio dei Re Magi viene raccontato solamente nel Vangelo di Matteo (2:1-12). Da questo si ricava che i Magi giunsero a Gerusalemme da Oriente, guidati da una stella che indicava loro il luogo di nascita del Re dei Giudei. Portarono in dono a Gesù oro, incenso e mirra, e poi tornarono in patria. Tutti gli altri dettagli della tradizione, come la data del 6 gennaio, i Magi che sono in 3 e sono dei Re, i loro nomi, o i Paesi di provenienza, sono tutte invenzioni successive. Tra l’altro, tutto l’episodio è pieno di simboli che ricalcano pari pari la religione ebraica e quella dello Zoroastrismo. Perciò, alla fine dei giochi, si ritiene che l’episodio dei Magi sia stato costruito ad arte, fin dai tempi della sua stesura nel 1° secolo, per far combaciare la figura di Gesù con quella del Messia ebraico e del Saoshyant persiano.
Ma c’è molto di più. Perché, se da un lato è vero tutto questo, dall’altro bisogna aggiungere che c’è un motivo ricorrente in molte mitologie: c’è un personaggio identificato con Orione o la costellazione stessa, c’è la stella Sirio o il Cane Maggiore che gli fanno da guida, e c’è un evento importante annunciato o realizzato dalla loro collaborazione. Si tratta di precedenti numerosi, antichi, che di sicuro hanno influenzato gli autori dei Vangeli nella costruzione dell’episodio dei Magi. E tutti questi precedenti portano nella stessa direzione: Orione è il messaggero, Sirio è la guida del messaggero e il ciclo del Sole e delle stagioni è l’evento rivoluzionario.
La costellazione di Orione viene associata con tanti personaggi, e ogni volta di tratta di qualcuno di straordinario. A volte è il più grande cacciatore mai esistito, come nella mitologia ittita (Aqhat) o nella tradizione biblica (Nimrod). Altre volte è un eroe, un patriarca, un fondatore o un regnante, come nella mitologia finlandese (Väinämöinen) o in quella armena (Hayk). Oppure è una guida, come nella mitologia babilonese, dove viene chiamato “Pastore Celeste” o “Vero Pastore di Anu” (Anu = dio del Cielo). In altri casi, invece, la sua apparizione in alcuni periodi dell’anno annuncia che sta per verificarsi un evento importante. Gli Ojibwe la chiamano Biboonkeonini, cioè “Portatore d’inverno”, per via del fatto che appare a Est, poco dopo il tramonto, quando si avvicina il solstizio d’inverno. Per il fatto che tramonta poco dopo il Sole verso maggio, invece, per i Navajo segna il momento della semina.
E anche per la stella Sirio possiamo fare delle considerazioni molto simili. Vuoi perché fa parte di una costellazione associata con un canide da tanti popoli (ex: Cane Maggiore), o vuoi per altri motivi, fatto sta che fra molte culture viene chiamata con nomi tipo Stella Canicula (Romani), Cane/Sciacallo Celestiale (Cina), Faccia di Cane (Blackfeet), Cane della Luna (Inuit), o Stella del Lupo/del Coyote (Pawnee). E anche lei, come Orione, è stata spesso associata a fenomeni importanti. Ai tempi dei Greci e dei Romani, siccome sorgeva poco prima dell’alba nel mese di luglio, annunciava l’arrivo di un periodo torrido e secco – tant’è che i Greci la chiamavano Séirios = ardente/bruciante, un epiteto che usavano anche per il Sole. Nell’Antica Persia, invece, rappresentava Trishtrya, dio della pioggia e della fertilità: anche per i Persiani, il sorgere di Sirio prima dell’alba avveniva fra giugno e luglio, periodo di siccità causato dal demone Apausha, perciò si teneva una festa per celebrare la battaglia fra il dio e il demone che, alla fine, avrebbe riportato le piogge.
Ma i miti più significativi sono quelli di Gilgamesh, Orione e Osiride, tratti dalla mitologia babilonese, greca ed egizia.
Gilgamesh è un eroe che compie molte imprese, come vedremo in altri paragrafi, e in queste imprese viene spesso affiancato dal fedelissimo amico Enkidu. Nessuno dei due viene mai accostato in maniera esplicita a Orione e Sirio, ma la descrizione che si fa di entrambi nelle tavolette dell’Epopea di Gilgamesh la dice lunga: Gilgamesh si equipaggia con delle armi che ricordano molto quelle con cui viene tipicamente rappresentata la costellazione di Orione, ed Enkidu, oltre a essere descritto molte volte come un fedelissimo aiutante e guida dell’eroe, viene paragonato spesso ad una “meteora di Anu”.
L’Orione greco è un abilissimo cacciatore, un eroe, ed è anche un gigante, che usa il Cane Maggiore e il Cane Minore come le sue fedelissime guide. Un giorno si innamora di Merope, figlia del Re dell’isola di Chio ma, siccome il Re disapprova la coppia e Orione non demorde, alla fine il padre della donna lo fa accecare. Il gigante si rifugia sull’isola di Lemno, dove il fabbro divino Efesto lo affida alla guida del suo servitore Cedalione. E così Orione si dirige a Est, dove riesce a recuperare la vista grazie a Eos, la dea dell’alba.
Fra gli Egizi, invece, così come il Sole era identificato con Horus, Sirio era identificata con Iside e Orione con Osiride, dio dell’agricoltura che era anche associato col Nilo. Fin dalle origini della loro civiltà, gli Egizi si resero conto che il Nilo aveva un comportamento regolare: verso metà luglio iniziava a esondare, raggiungeva il picco verso settembre, e poi le acque si ritiravano, perciò potevano cominciare con la semina. Ma in tempi molto antichi, forse fin dal 5° e 4° millennio a.C., si accorsero anche di una felice coincidenza: quando iniziavano le piene del Nilo, Orione e Sirio comparivano a Est poco prima dell’alba. In tutto questo ci videro allora un segno divino: le piene del Nilo, e quindi la fertilità della terra, erano volute, annunciate e causate da Osiride (Orione), con l’appoggio di Iside (Sirio) e Horus (Sole).
Detto questo, cerchiamo di unire i puntini. Fin dagli albori della civiltà, il Sole, Sirio e Orione sono legati fra loro nell’intreccio di un’antichissima storia. La storia dell’annuncio e della realizzazione di un lieto evento, della vittoria di un eroe contro le forze del male, o della salvezza di un popolo. E tutto deriva da un evento astronomico che, migliaia di anni fa, allineava fra loro questi corpi celesti.
Da sottolineare solo un ultimo
ma fondamentale dettaglio: quando si verificava questo
allineamento? In estate. E, secondo i Vangeli, quando sarebbe
nato Gesù? Nessuno lo specifica, però il Vangelo di Luca
(2:1-20) dice che un angelo annuncia l’evento a dei pastori durante la notte,
mentre questi stanno badando al loro gregge. Ma una cosa del genere, nella Betlemme
di 2000 anni fa, poteva succedere soltanto fra marzo e settembre, fra
la festa della Pesach e quella del Sukkot, vale a dire fra primavera e
estate. Insomma, a conti fatti, si può dire che anche la venuta del
Salvatore cristiano è la “variante sul tema” di una storia che è stata scritta
sotto le solite stelle.
I 12 Segni Zodiacali sono i 12 compagni e le 12 tappe del viaggio
Il numero 12 è un numero dotato di una forte simbologia fra tante culture. E i motivi sono diversi. Sono 12 le costellazioni attraversate dal Sole nell’arco di un anno, le lunazioni della Luna in un anno solare, e gli anni del periodo siderale di Giove (dopo Venere, la più brillante delle antiche “stelle erranti”). Sono 12 le falangi che si possono contare col pollice sulle dita di una mano, ed è un numero che rende molto facili i calcoli matematici perché ha molti divisori. È per via di tutto questo che, migliaia di anni fa, fu concepita la divisione dell’anno in 12 mesi e quella del giorno in 24 ore. Ed è sempre per questo che il 12 ed è stato riflesso nelle mitologie di tantissimi popoli.
Sono 12 le tavolette su cui viene scritta l’Epopea di Gilgamesh, i Titani e i principali dèi dell’Olimpo, le Fatiche di Eracle, i Nidāna del Buddhismo, o i principali Abhasvaras dell'Induismo. Nell’Antico Testamento, sono 12 i figli di Ismaele e Giacobbe, oppure le Tribù di Israele. Nel Nuovo, sono gli anni che ha Gesù quando parla con i sapienti del tempio di Gerusalemme, sono gli Apostoli di Cristo, o anche le porte della Gerusalemme Celeste. E in tempi successivi, nella letteratura medievale, sono 12 i paladini di Carlo Magno, o i Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù.
E dietro a tutto questo c’è un
motivo che deriva proprio da fenomeni naturali come
quello del Sole: il 12 è il simbolo del completamento di un ciclo,
di un’opera o di un’impresa.
Esiste un tema che ricorre in molti miti: c’è un toro primordiale, sacro o minaccioso, c’è un eroe che lo uccide o un suo sacrificio, e c’è un popolo o tutta la natura che beneficia della sua scomparsa. È un motivo che si vede già con Gilgamesh: con l’aiuto di Enkidu, uccide Gugalanna, il Toro Celeste, aizzato contro di lui dalla dea Inanna/Ishtar per aver rifiutato il suo amore; una volta ucciso, il toro viene offerto al dio del Sole Shamash. Un “toro celeste” è anche quello che viene ucciso dal Mithra greco-romano, e il suo sangue è quello che rinnova la fertilità della terra. L’Orione greco non affronta un toro ma, secondo una versione del mito, è proprio grazie al sacrificio di un toro che l’eroe viene al mondo. Gavaevodta è invece il toro primordiale dello Zoroastrismo, che viene creato da Ahura Mazdā e ucciso da Angra Mainyu: il suo sangue è quello che permetterà la nascita di tutti gli esseri viventi. Un eco di questi miti si ritrova perfino nell’Antico Testamento (Esodo 32): mentre Mosè si dirige sul Monte Sinai per riceve le Tavole dei Dieci Comandamenti, gli Israeliti chiedono ad Aronne di fabbricare per loro l’idolo di un nuovo dio; la forma scelta è quella di un vitello ma, quando Mosè torna dal Monte, lo distrugge gettandolo nel fuoco.
Altri due temi ricorrenti sono quelli della lotta contro un leone e dello scontro o della morte per mano di uno scorpione. Mentre va in cerca del segreto dell’immortalità, Gilgamesh affronta un branco di leoni e, dopo averli uccisi, indossa le loro pelli come vesti. Incontra anche due bestie con il corpo di uomo e scorpione, che stanno a guardia di un tunnel oscuro: l’eroe ottiene il permesso di attraversarlo e, dopo 12 giorni passati nel buio, arriva in un giardino paradisiaco. Di miti che vedono Orione contro un leone non se ne conoscono, però l’eroe è da sempre rappresentato con uno scudo fatto in pelle di leone. In compenso, si ritrova faccia a faccia con uno scorpione: siccome si vanta di poter uccidere qualsiasi animale esistente, Gaia, la dea della Terra, fa emergere uno scorpione da una frattura nel terreno, e la sua puntura per Orione sarà fatale. Contro un leone combatte anche Eracle, come vedremo fra poco; non lotta contro uno scorpione, ma anche lui muore a causa di un veleno. E anche in questo caso, l’eco dello scorpione visto come “nemico” arriva fino all’Antico Testamento (Ezechiele 2): i nemici del profeta Ezechiele e della parola divina vengono paragonati proprio a degli scorpioni.
Il mito delle 12 Fatiche di Eracle, comunque, è quello che la dice più lunga. Si tratta di 12 imprese che gli vengono commissionate da Euristeo, Re di Tirinto, e che sono state tramandate in tante versioni diverse sia per quanto riguarda gli eventi che per il loro ordine. Per motivi che spiegherò dopo, l’ordine con cui le riporto è diverso da quello tradizionale.
1) Leone di Nemea. Lo sconfigge e indossa la sua pelle come mantello. Nell’arco di 30 giorni riesce a scovarlo, ucciderlo e sacrificarlo. 2) Idra di Lerna. Prova ad ucciderla con una falce, ma alla fine lo fa con una spada. Insieme a lei sconfigge anche il gigantesco granchio Carcino. 3) Cinghiale di Erimanto. Cattura il cinghiale e uccide dei centauri ostili. 4) Cerva di Cerinea. Una cerva sacra con le corna d’oro, la insegue per un anno fino alle terre degli Iperborei, la cattura e infine la libera. 5) Uccelli del lago Stinfalo. Uccelli con il becco, le penne e gli artigli di bronzo. Li uccide con arco e frecce. 6) Stalle di Augia. Deviando il corso di due fiumi, ripulisce le stalle del Re Augia, che ospitano migliaia di animali e che non vengono pulite da 30 anni. 7) Toro di Creta. Eracle lo cattura e poi lo lascia libero. 8) Cavalle di Diomede. Vengono rubate a Diomede, condotte fino a mare e poi lasciate libere. 9) Cintura di Ippolita. Eracle salpa per l’isola Themiscyra e ruba la cintura di Ippolita, Regina delle Amazzoni. Lungo il viaggio di ritorno affronta un mostro marino. 10) Buoi di Gerione. L’eroe si dirige all’estremo Ovest del mondo conosciuto e sconfigge il cane a due teste Orto, il mandriano Euritione e il gigante Gerione, dotato di 3 tronchi, 3 teste e 3 paia di braccia. A quel punto scappa via con la sua mandria di buoi. 11) Cerbero. Eracle scende nell’Ade, sconfigge il cane a 3 teste Cerbero e lo porta a Re Euristeo come prova, poi lo riporta negli Inferi. 12) Mele d’oro delle Esperidi. L’eroe raggiunge il Giardino delle Esperidi, sbaraglia il drago guardiano Ladone e ottiene le mele.
Le 12 tappe della vita di Gesù
Se osserviamo attentamente il Vangelo di Matteo, possiamo scoprire che tutta la storia di Gesù si può scandire secondo 12 tappe che, come vedremo, ricalcano esattamente il ciclo del Sole, il moto delle stelle e l’alternarsi delle stagioni.
1) Mt 1:18-2:23. Gesù nasce, cresce e a 12 anni intrattiene già discorsi impegnati con i sapienti del Tempio di Gerusalemme. 2) Mt 3:1-4:11. A 30 anni, Gesù viene battezzato da Giovanni, viene tentato da Lucifero e poi inizia il suo ministero. 3) Mt 4:12-4:22. Gesù inizia a cercare seguaci e i primi che sceglie sono dei pescatori. 4) Mt 4:23-9:38. Comincia a predicare con il sermone sul monte e compie i primi miracoli. Raccoglie quanti più fedeli possibile, ma sostiene che ne servono molti di più per portare a termine la sua missione. 5) Mt 10:1-11:30. Invia i discepoli a diffondere la sua parola, dando loro istruzioni su cosa fare, e pensa lui in prima persona a rimproverare le città non convertite. Poi concede a sé stesso e ai suoi Apostoli un po' di riposo. 6) Mt 12:1-24. Gesù dimostra di avere doti straordinarie, curando un uomo con una mano necrotizzata, e un uomo cieco, muto e indemoniato. Intanto, i Farisei iniziano a dire che i suoi poteri sono frutto di una complicità col Diavolo, e complottano per cucirgli la bocca.
7) Mt 12:25-50. I discorsi di Gesù iniziano a parlare di valutazioni
e giudizi, di salvezza e dannazione. Sostiene che la sua famiglia,
adesso, non è più solo quella di origine, ma quella fatta da tutti i suoi
fedeli. 8) Mt 13:1-53. Gesù usa la parabola del seminatore
per parlare del Giudizio Universale. 9) Mt 13:54-16:4. Giovanni
viene decapitato. Gesù compie la moltiplicazione del pane e dei pesci
sfamando 5000 persone con 5 pani e 2 pesci. Compie il miracolo di camminare sull’acqua.
La gente di Nazareth si fa sospettosa di fronte alle abilità di
Gesù. 10) Mt 16:5-24:46. Si fanno molti discorsi sui temi del saldare
i debiti e su quali azioni possano garantire la salvezza eterna. Le
parole di Gesù si fanno più violente, e anticipa conflitti futuri. Preannuncia la
sua morte, si avvia verso Gerusalemme e caccia i mercanti
dal tempio. 11) Mt 26:1-26:56. Si tiene l’ultima cena. Gesù viene
arrestato per colpa del tradimento di Giuda, e l’Apostolo lo
saluta con un bacio. 12) Mt 26:57-28:20. Giuda viene trovato
morto. Gesù viene processato sia dal tribunale ebraico che da quello romano,
viene condannato alla crocifissione e infine risorge.
I bovini sono stati fra i primi animali ad essere addomesticati dall’uomo, già intorno all’8500 a.C.. Creature possenti e robuste, ottimi animali da tiro, e fonte di latte, di pelle e di carne, hanno fatto presto a diventare per l’uomo delle bestie importanti, insostituibili o perfino sacre. Perciò, il passo che ha portato a riconoscere un bovino in un gruppo di stelle nel cielo è stato molto breve, e il fatto che sia stato riconosciuto in delle stelle attraversate dal Sole non è casuale: a causa di quei moti astronomici millenari che abbiamo visto, fra il 4500 e il 2000 a.C. l’equinozio di primavera non cadeva come oggi nella costellazione dei Pesci, ma in quella del Toro. Il valore simbolico, allora, è diventato molto potente: nel momento dell’anno in cui la luce trionfa sul buio, il bene sul male, la vita sulla morte, il Sole abbaglia con la sua luce una figura nel cielo che sembra quella di un toro. Gli ingredienti c’erano tutti, allora, per far nascere un culto nei confronti dell’animale, dei rituali come quello del sacrificio, e dei miti che raccontano di eroi che sconfiggono un toro.
Il mito di Eracle è stato messo per iscritto nel 600 a.C., ma probabilmente ha alle spalle una lunga tradizione sia scritta che orale. Perciò, per capirlo, immaginiamo di essere in Grecia, ad Atene, nel periodo 1000-600 a.C., e osserviamo i moti del Sole e delle stelle.
1) Leone. Verso metà luglio, il Sole entra nel Leone e lo abbaglia con la sua luce per circa 30 giorni. 2) Vergine. È agosto, tempo di mietitura – e la falce è lo strumento antico tipico per farla. All’alba, il Sole abbaglia le costellazioni di Idra e Cancro sorte da poco. 3) Bilancia. La luce dell’alba fa sparire il Centauro e il Lupo – che prima del Rinascimento è identificato con una bestia selvatica qualunque, tipo un cinghiale. 4) Scorpione. Quando il Sole sorge Cassiopea tramonta. Fra le popolazioni del Nord Europa (le terre degli Iperborei) Cassiopea è identificata con una renna, l’unica fra i cervidi dove anche la femmina ha le corna. 5) Sagittario. Il Sole sorge nel Sagittario (armato con arco e frecce) e, quando lo fa, spariscono Cigno, Aquila e Lira (che in antichità era associata ad un avvoltoio). 6) Capricorno. Da sempre associato con una capra, tipico animale da stalla. Quando il Sole tramonta, diventano visibili Aquario e fiume Eridano. 7) Aquario. Quando il Sole sparisce, il Toro raggiunge la massima altezza nel cielo per il periodo. 8) Pesci. Quando il Sole sorge in questa costellazione “acquatica”, salgono insieme a lui il Cavallino e Pegaso (cavallo leggendario associato con l'acqua). 9) Ariete. Quando il Sole tramonta sorge la nave Argo, per tutto il periodo viene oscurata la Balena, mentre all’alba viene abbagliata Andromeda – la cui stella Mirach è chiamata “La Cintura”. 10) Toro. Quando il Sole tramonta diventano visibili Orione, Auriga e Cane Maggiore, ma subito dopo tramontano anche loro. 11) Gemelli. Il Cane Maggiore sorge e tramonta col Sole, perciò non è mai visibile. 12) Cancro. Appena il Sole tramonta, la costellazione di Eracle raggiunge la massima altezza e sotto di lei c’è quella del Drago.
Per capire il mito di Gesù bisogna ragionare negli stessi termini. L’unica differenza è che bisogna immaginare di essere in un’epoca successiva, fra il 2000 e il 100 a.C., quando l’equinozio di primavera cadeva nell’Ariete.
1) Capricorno. Dopo aver toccato l’altezza più bassa sull’orizzonte, dal 25 dicembre il Sole torna a salire, perciò è come se fosse appena nato un nuovo Sole. 2) Aquario. 30 giorni dopo essere entrato nel Capricorno, il Sole passa nell’Aquario, rappresentato come un uomo che versa un’urna d’acqua (Giovanni). È un periodo buio e freddo, ma è nel silenzio e nella meditazione che si gettano le basi per la rivoluzione (la missione di Gesù). 3) Pesci. Periodo di transizione, dove le giornate sono fredde, ma le ore di luce iniziano ad aumentare, ci si avvicina al risveglio della primavera. Come il Sole entra in una costellazione fatta di pesci, i primi discepoli di Gesù sono dei pescatori. 4) Ariete. Con la primavera le ore di luce aumentano, le piante germogliano, gli animali escono dal letargo. La natura inizia a mettersi in movimento e i greggi di pecore si rimpinguano con le nascite degli agnelli. 5) Toro. La primavera è nel pieno, il nutrimento è abbondante, la crescita è esponenziale. Allo stesso tempo, tutto questo infonde sicurezza, da cui anche la calma e la pazienza nel fare le cose. 6) Gemelli. C’è il pieno della fioritura, l’imperativo è fecondare, l’atmosfera è dinamica e frizzate. Il Sole tocca l’apice del suo potere, ma con il solstizio le ore di luce raggiungono il loro limite. Si intuisce la stagione dal riferimento alle messi e alle spighe (Mt 12:1).
7) Cancro. Tempo di maturazione dei frutti, che si spera saranno buoni e abbondanti. Ma anche tempo di distacco dalla zona di comfort, come i frutti si distaccano dalla pianta madre. Come un granchio cammina avanti e indietro, anche il Sole inverte il suo moto. 8) Leone. La disponibilità di cibo tocca il suo apice. Si raccolgono i frutti buoni e maturi, si scartano i poco buoni e si gode dell’abbondanza. Di nuovo, si intuisce la stagione dalle metafore usate nella parabola del seminatore. 9) Vergine. L’Aquario tramonta quando il Sole sorge. La terra è arrivata alla fine del suo ciclo, il raccolto è stato trasformato in cibo per tutti, e ora bisogna preoccuparsi di conservarlo per le stagioni fredde. La Vergine è da sempre associata con una dea della fertilità, rappresentata con delle spighe di grano in mano, e sono 5 le case astrologiche che la separano dai 2 Pesci. Come l’eroe Orione fa nel mito, la sua costellazione cammina sull’acqua di Eridano. Si sta per raggiungere l’equinozio di autunno, periodo in cui il buio torna a dominare. 10) Bilancia. È autunno, e l’allusione a questo periodo si capisce dal riferimento al pane e al lievito (Mt 16) e da quello ad un albero di fico che non ha più frutti (Mt 21:19). È tempo di bilanci: in natura c’è equilibrio termico, il raccolto è finito e conservato, in base ai risultati si valuta se aumentare o diminuire la prossima semina. Le ore di buio iniziano a prevalere. 11) Scorpione. Siamo a novembre, periodo di raccolta delle olive, e infatti Gesù si dirige in un oliveto chiamato “Getsemani”, cioè “frantoio” (Mt 26:36). Le giornate sono corte e fredde, la terra è spoglia. Sembra che la natura vada incontro alla morte, ma è morte apparente, perché i semi piantati adesso riposeranno e rinasceranno a primavera. Il Sole, intanto, entra fra le tenaglie dello Scorpione e va verso la sua bocca. 12) Sagittario. Il Sole raggiunge il solstizio d’inverno, giorno più corto dell’anno, perciò “muore”, “trafitto” dalle frecce del Sagittario. Lo Scorpione viene abbagliato dalla luce della sua ultima alba.
La “morte” annuale del Sole è quella mitologica degli eroi
Prima di essere arrestato e tradito da Giuda, Gesù consuma un’ultima cena insieme ai suoi discepoli. Viene condannato alla crocifissione e, nel momento della sua morte, si verificano alcuni eventi “apocalittici”: il cielo si oscura, la terra trema, e alcuni defunti escono dalle tombe. Per assicurarsi che sia davvero morto, un soldato romano gli trafigge il petto con una lancia. Per i 3 giorni successivi, tutti credono che Gesù sia morto davvero ma, in realtà, scende negli Inferi per liberare le anime dei giusti non cristiani scomparsi prima della sua venuta, e poi resuscita. Nei giorni seguenti, appare più volte ai suoi fedeli, invitandoli a diffondere il suo messaggio in tutto il mondo. Poi ascende al Cielo, dove si ricongiunge con Dio.
Parlando delle origini della Pasqua (vedi link), ho già fatto notare che il motivo della morte e della resurrezione è stato costruito su quello di molti altri predecessori, perfino per quanto riguarda il momento dell’anno (intorno all’equinozio di primavera). Ma le circostanze della morte di Gesù hanno molti altri elementi in comune con molte altre figure e, come al solito, si tratta di divinità, eroi, profeti, regnanti o personaggi celebri. E, ancora una volta, ci sono delle forti somiglianze con il ciclo del Sole.
Anche in altri miti viene consumato un ultimo pasto (Buddha). C’è un traditore che provoca la morte dell’eroe (Tammuz, Osiride, Romolo, Quetzalcōātl). Il momento o la causa della morte sono legati al legno di una pianta: in certi casi si tratta di una morte placida e naturale sotto i rami di un albero (Buddha); in altri casi è colpa di una ferita inferta da una freccia (Orione, Baldur, Krishna); in altri ancora il personaggio muore bruciato su una pira, ferito sotto una pianta o appeso a un albero (Tammuz, Attis, Odino, Eracle, Quetzalcōātl). E quando anche non si tratta di una pianta ma di una roccia (Prometeo), rimane comunque il motivo dell’essere legato a un supporto. C’è un evento catastrofico che segna la scomparsa del personaggio (Romolo, Cesare), e c’è il suo petto che viene ferito da una lancia (Odino) o da un animale (Prometeo). In alcuni casi la scomparsa dura 3 giorni (Inanna), in altri 9 giorni (Odino) e, durante questo periodo, l’eroe, o qualcun altro per lui, scende nell’Oltretomba per liberare qualcuno che ci è imprigionato (Dioniso, Eracle, Baldur). Dopo la morte avviene una rinascita (Tammuz, Inanna, Osiride, Dioniso, Attis, Odino, Baldur), e prima o dopo la morte lascia un ultimo messaggio ai suoi seguaci (Buddha, Romolo). Infine, c’è chi raggiunge uno stato esistenziale superiore (Buddha, Krishna), c’è chi viene divinizzato (Diomede, Romolo, Cesare, Imhotep, Aristea), e c’è chi ascende al cielo o viene trasformato in un astro (Eracle, Orione, Perseo, Asclepio, Cadmo, Quetzalcōātl).
Ma ci sono dei parallelismi fra la storia di Gesù e quella del Sole? Dei paralleli che ritroviamo anche nei miti di altri eroi? Sì, ce ne sono diversi. Anche il Sole, come abbiamo visto, viene tradito dallo Scorpione e trafitto dal Sagittario. Passato l’equinozio di autunno, le ore di buio prendono sempre di più il sopravvento, perciò il cielo si oscura. Dopo aver toccato la minima altezza sull’orizzonte al 21 dicembre, per 3 giorni l’altezza del Sole rimane invariata, perciò rimane come immobile, “sospeso” sull’orizzonte. Sembra “morto”, destinato a rimanere così per sempre, condannando il mondo al buio e al freddo eterni. Ma il 25 dicembre l’altezza torna a salire, il Sole “rinasce”, e per i prossimi sei mesi sale sempre più in alto nel cielo.
E non è tutto. Il simbolo della Croce Solare è un simbolo collegato al Sole fin dall’Età del Bronzo (3500 – 600 a.C.), e rappresenta il mitico carro solare che trasporta la stella nel cielo ogni giorno, oppure il ciclo delle quattro stagioni. E c’è da dire che la forma di una croce si può osservare perfino nel cielo, nella costellazione della Croce del Sud. Oggi, a causa dei moti millenari della Terra, si vede bene soltanto al di sotto dei 25°N di latitudine, ma per migliaia di anni prima di Cristo si è osservata bene anche alle latitudini dell’Italia e della Grecia, e certamente si vedeva alle latitudini tropicali fino almeno all’anno 100. E allora ecco la sorpresa: nei giorni successivi all’equinozio d’autunno, si verificava la levata eliaca della Croce del Sud, cioè la costellazione che appariva a Est poco prima dell’alba. Come a dire: nei giorni in cui il Sole si avvia verso la sua “fine”, ecco che si innalza la croce.
Ovviamente questo
collegamento fra la morte sull’albero o sulla croce e i simboli di
Croce Solare e Croce del Sud è solo un’ipotesi personale. Ma le somiglianze
sono innegabili, e soprattutto una cosa sembra
piuttosto certa: la “morte” del Sole, che è l’eroe degli eroi, il Salvatore di
tutti i Salvatori, col passare dei secoli si è trasformata in una morte
archetipica, in un modello di riferimento che ha influenzato il
mito di molti personaggi eroici o salvifici, compreso Gesù.
Il viaggio del Sole e dell’Eroe è quello del nostro Io verso il nostro destino
Prima di tutto, voglio sottolineare che tutte le ricostruzioni che ho fatto dei moti di Sole e costellazioni possono essere facilmente verificate da chiunque. Se siete interessati, basta scaricare il programma di un planetario virtuale come “Stellarium”, che è quello che ho utilizzato io (vedi link). Detto questo, arriviamo alle conclusioni.
La prima cosa che emerge da tutta questa ricostruzione è che la storia di Gesù sembra un grande “minestrone”, un miscuglio di tradizioni provenienti da tanti popoli, tanti luoghi e tanti tempi. Ma questo non ci deve né sorprendere né rendere scettici. In termine tecnico si chiama “sincretismo religioso”, un fenomeno che riguarda tante altre credenze spirituali e che consiste in una cosa molto semplice: le religioni le creano gli uomini, ma gli uomini si influenzano a vicenda, perciò, quando nasce una nuova religione, è molto facile che i suoi elementi traggano ispirazione dalle fedi contemporanee o che l’hanno preceduta. Tutte queste tradizioni circolavano da secoli o millenni prima degli autori dei Vangeli, loro ne sono stati certamente influenzati, perciò, quando hanno gettato le basi del Cristianesimo, hanno costruito una storia e una fede che di queste tradizioni ne risentiva parecchio.
E infatti la seconda cosa che emerge è questa. Se tutti questi personaggi si somigliano fra loro così tanto (e di somiglianze ne ho elencate solo alcune), significa o che sono tutti puramente mitologici, o che soltanto alcuni sono storici. Ma, in entrambi i casi, la maggior parte delle loro storie è puro e semplice mito. Una variante sul tema di un mito originale, primordiale e archetipico che consiste nella metafora di due cose: il moto del Sole e il percorso esistenziale di ognuno di noi.
Ogni uomo, in ogni luogo e in ogni tempo, muove i primi passi con l’infanzia e l’adolescenza, la fase in cui scopre sé stesso, e saggia il terreno dei propri gusti e delle proprie capacità. Poi viene l’età adulta, sente il bisogno di dare un senso alla propria vita e di cavarsela da solo, e allora inizia a mettersi in gioco, e ad uscire dal “nido familiare” per confrontarsi col mondo. E infine viene la maturità e l’anzianità, la fase in cui compie il proprio destino, realizza le proprie potenzialità e costruisce una propria vita. Ogni uomo compie un viaggio, insomma, commette errori e si migliora, si scontra con alcuni e intreccia legami con altri, affronta i propri limiti e ottiene vittorie. Ogni uomo è l’eroe della propria vita.
Questo complesso insieme di
emozioni, agli occhi dell’uomo antico, ha un parallelo perfetto
nei moti del Sole. Anche lui nasce, cresce e muore.
Affronta una serie di prove fatte di vittorie e sconfitte. E ha
una missione, che è quella di portare la vita nel mondo. Tutto
questo lo rende una perfetta metafora dell’eroe che c’è in ognuno
di noi, e dell’eroe più grande di tutti gli eroi. Col passare dei
secoli, il Sole diventa un dio o un campione, e le
sue imprese fra le stelle si trasformano nelle gesta e nella missione di un Salvatore.
E se tanti popoli allo stesso tempo concepiscono storie simili,
non è soltanto per i contatti che hanno fra loro o perché il Sole si osserva
dappertutto. È perché le emozioni umane sono le stesse in ogni
luogo e in ogni tempo. È perché l’eroe che c’è in ognuno di noi non conosce
né età e né confini.
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Fonti:
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