mercoledì 22 luglio 2020

Quando il Sole è d'ebano e la Luna è rubino: le eclissi

La scienza che le spiega, il mito che le circonda e la leggenda che le avvolge. E la Nuova Scienza? Le completa.


A volte è totale, e a volte è parziale. Durante il giorno il Sole si vede su mezzo mondo, eppure se c’è un’eclissi ti dicono che si osserva solo da poche parti. E se poi provi a informarti su quando ne potrai ammirare una dal posto dove vivi, scopri che ti toccherà aspettare fino al “duemila-boh”.

Ma insomma: quanti tipi di eclissi ci sono e perché si verificano? Come mai in certi luoghi si possono osservare e in altri no? E perché passa così tanto tempo prima di rivederne una nello stesso posto? Il presente ci risponde a tutte queste domande, mentre il passato ci racconta come siamo arrivati alle risposte. Eventi storici ne sono stati influenzati, mitologie da tutto il mondo hanno cercato di spiegarla, e gli effetti che può avere su di noi…beh, questo sarà compito del futuro.

I moti della Luna

Capire come si muove la Luna ci aiuterà a capire come mai avvengono le eclissi, perché si verifica un tipo piuttosto che un altro, e anche quanto di frequente accadono.

Come la Terra ruota attorno al Sole, così la Luna ruota intorno alla Terra: anche in questo caso si tratta di un’orbita a forma di ellissi, percorsa in senso antiorario, e con un punto di massima distanza dalla Terra (apogeo) e uno di minima distanza (perigeo). Un giro completo viene compiuto in 27 giorni, 7 ore e 43 minuti, ed è chiamato “mese siderale”.

Possiamo immaginare che la Terra, come tutti gli altri pianeti, ruoti intorno al Sole su un piano chiamato “eclittica”; anche per la Luna possiamo immaginare che ruoti su un piano intorno alla Terra, con la differenza, però, che questo piano non è parallelo all’eclittica, ma è inclinato rispetto a esso di 5° 9’. Questo fa sì che esista una linea di intersezione fra i due piani, detta “linea dei nodi”: è chiamata così perché congiunge i due unici punti (i “nodi”) in cui la Luna, nel suo moto di rivoluzione, si ritrova sullo stesso piano della Terra. Questa linea non rimane fissa nel tempo, ha un proprio moto a sua volta che ne fa cambiare la direzione, il “moto di regressione dei nodi”: è come se l’intera linea dei nodi ruotasse su stessa, con centro nella Terra, in senso orario, spostandosi di 1.6° ogni mese e compiendo un giro completo ogni 18.7 anni.

Tipi di eclissi, eclissi storiche e eclissi "aliene"

Quando la Luna si mangia il Sole: l’eclissi solare

Se il piano orbitale della Luna non fosse inclinato e se non esistesse questo moto della linea dei nodi, ogni mese, durante la Luna nuova, ci sarebbe un’eclissi di Sole. A causa di questi fenomeni, invece, un’eclissi solare si verifica solo quando Sole, Luna e Terra sono quasi o perfettamente allineati: la linea dei nodi congiunge la Terra col Sole, la Luna è al novilunio ed è frapposta fra Sole e Terra, e in più si ritrova a passare esattamente dal nodo (o nelle sue vicinanze).

In tutte le altre circostanze, l’ombra proiettata dalla Luna cade fuori dalla Terra, ma in questo caso si proietta sulla sua superficie, creando una zona d’ombra dove l’oscurità è totale, e una zona di penombra dove è solo parziale. È questo a fare la differenza fra un tipo di eclissi e l’altro, e spiega anche come mai non sia visibile dappertutto: sarà totale in quei punti della Terra che rientrano proprio nella zona d’ombra, sarà parziale in quelli che rientrano in quella di penombra. Stesso discorso vale anche per un terzo tipo di eclissi solare, meno noto degli altri: si tratta dell’eclissi anulare, che si verifica nel caso particolare in cui la Luna si trova all’apogeo; in questo caso, siccome la sua dimensione apparente è più piccola, anche laddove l’eclissi apparirebbe totale, il Sole non viene coperto del tutto e così si può osservare un anello luminoso attorno al disco della Luna.

Le eclissi solari sono visibili su aree più ridotte rispetto a quelle lunari e durano circa 7 minuti, però sono più frequenti, se ne verificano almeno due ogni anno. Per quel che riguarda l’Italia, il 12 agosto 2026 e il 2 agosto 2027 sono previste delle eclissi parziali che toccheranno il 60-90% di oscuramento; una vera e propria eclissi totale, invece, è attesa per il 3 settembre 2081.

Quando la Terra si mangia la Luna: l’eclissi lunare

Anche in questo caso, perché il fenomeno si verifichi, Sole, Terra e Luna devono essere quasi o perfettamente allineati e la Luna deve passare per uno dei nodi, o nelle sue vicinanze. La differenza rispetto all’eclissi solare sta nel fatto che la Luna si trova in fase di plenilunio, che questa volta è la Terra a essere frapposta fra Sole e Luna, e che è il nostro pianeta a proiettare la sua ombra sul suo satellite.

Si parla di eclissi parziale nel caso in cui la Luna passa per la zona di penombra della Terra, eclissi totale se invece passa per la zona d’ombra. Un terzo tipo, detta eclissi penombrale, si ha quando la Luna passa solo e soltanto per la zona di penombra, e a sua volta viene detta totale o parziale a seconda che la Luna vi transiti nella sua interezza o meno.

E come mai si tinge di rosso? Da dove viene quella colorazione sinistra e quasi inquietante che ha ispirato tanti miti e superstizioni? Si deve tutto alla luce del Sole e all’atmosfera della Terra: quando la luce, che di suo è bianca, attraversa l’atmosfera, si verifica la diffusione, cioè alcuni dei “sette colori” che la compongono vengono “dispersi” dalle particelle d’aria; ora, se il Sole è alto sull’orizzonte, i suoi raggi attraversano uno spessore di atmosfera più piccolo e meno denso, perciò solo i colori vicini al violetto vengono diffusi, e il risultato è che la luce ci appare gialla e il cielo di appare azzurro; se invece è basso sull’orizzonte, la quantità di atmosfera attraversata dai raggi è maggiore, in più è più densa perché attraversa solo i suoi strati più bassi, e così solo i colori più vicini al rosso rimangono a noi visibili (e questo è il motivo per il Sole ci appare arancio-rosso all’alba e al tramonto). Perciò, quando la Luna, durante un’eclissi, passa dalla penombra o dall’ombra della Terra, è vero che si trova dalla parte opposta rispetto al Sole, ma alcuni di quei “raggi rossi” diffusi dall’atmosfera la raggiungono lo stesso, ed ecco allora che a noi appare di quel colore.

Le eclissi lunari sono visibili in quasi tutto l’emisfero notturno, a patto che la Luna sia sopra l’orizzonte. Possono durare anche più di un’ora, però nell’arco di un anno se ne verificano meno di quelle solari, da 0 a 3. In Italia, la prossima eclissi di Luna parziale si dovrebbe ammirare il 28 ottobre 2023, mentre una totale il 16 maggio 2022.

Eclissi che hanno (letteralmente) fatto la storia


Oggi sappiamo bene cosa le verifica, ma nei secoli e nei millenni scorsi le eclissi erano piuttosto sconosciute, anche se si sapevano prevedere. Perciò, un evento “banale” come la Luna che si tinge di un colore simile al sangue, o soprattutto il Sole che si oscura, incuteva una grandissima soggezione. E infatti alcuni eventi storici ne sono stati molto influenzati.

Colombo e l'eclissi di Luna, 1504
     (John Stevens Cabot, 1869)
Il 28 maggio del 585 a. C., per esempio, dopo una guerra che imperversava già da 15 anni, Lidi e Medi si affrontarono nell’ennesima battaglia nei pressi del fiume Halys, in Turchia (oggi “Kizilirmak”). Finché si verificò un’eclissi totale di Sole, l’evento venne subito interpretato come un monito degli dèi perché la guerra avesse fine, e così fu stipulata la pace: la figlia di Aliatte I, re dei Lidi, venne data in sposa al figlio di Ciassare, re dei Medi, e si stabilì il fiume Halys come confine fra i due regni.

Il 30 giugno 1503, invece, Cristoforo Colombo approdò in Giamaica, dove venne accolto con ospitalità dalle popolazioni indigene. Ma alcuni dei suoi marinai approfittarono presto della situazione, commisero furti, stupri e imbrogli, e così i nativi smisero sia di ospitarli che di aiutarli nel rifornimento di cibo. Messo alle strette, Colombo decise di sfruttare un almanacco che aveva portato con sé, in cui erano annotate le previsioni di eventi astronomici dal 1475 al 1506. Quando scoprì che il 29 febbraio 1504 si sarebbe verificata un’eclissi di Luna, annunciò ai nativi che il suo dio era molto scontento per il trattamento che gli stavano riservando, e che a breve lo avrebbe dimostrato facendo apparire la Luna “incendiata della sua rabbia”. L’evento si verificò sul serio, i nativi si spaventarono e corsero subito a rifornire di cibo le sue navi prima della partenza.

Eclissi su altri pianeti e…sulla Luna!

Stella binaria Kepler-16 e pianeta 
Kepler-16 (AB)b

Mercurio e Venere non hanno dei satelliti, per cui non possono avere alcun tipo di eclissi. Marte ne ha due, Phobos e Demios, ma sono così piccoli che, in pratica, danno luogo solo a eclissi parziali di Sole. Gli altri pianeti come Giove, Saturno, Urano e Nettuno hanno decine di lune, per cui hanno tutti i tipi di eclissi; nel caso di Giove, visto che la luna Ganimede si trova sullo stesso piano orbitale del pianeta, un’eclissi si verifica durante tutti i suoi passaggi.

Nel resto dell’universo, un caso davvero particolare è quello di alcuni Sistemi Binari, cioè quei sistemi planetari in cui non c’è una sola stella al centro, ma ben due, che ruotano l’una attorno all’altra. Sui pianeti di questi sistemi, quindi, si potrebbe osservare un terzo tipo di eclissi, cioè quello di una delle due stelle che passa del tutto davanti all’altra. Un caso molto noto è quello di Algol, un sistema binario che si può osservare nella costellazione di Perseo.

Ma il caso di eclissi “aliena” più vicino di tutti è quello che si potrebbe vedere stando sulla Luna. Se ci pensiamo, in fondo, è ovvio: quando da noi si verifica un’eclissi di Luna, sulla Luna è come se si verificasse un’eclissi di Sole, perché la Terra gli oscura la vista della nostra stella.

Divoratori di astri: la mitologia delle eclissi

Quello delle eclissi è certamente uno dei fenomeni naturali più spettacolari, nonché uno dei più eclatanti. Ancora oggi, pur conoscendone la spiegazione, riesce ad incantare miliardi di persone, per cui provate ad immaginare cosa potesse significare per gli antichi uomini di secoli o millenni fa: non solo era clamoroso e poco chiaro, ma sembrava anche minacciare il Sole e la Luna, che erano venerati come divinità, vi si faceva affidamento per scandire il tempo, le stagioni e le attività umane e, ovviamente, specie nel caso del Sole, erano anche fonte di luce, calore e vita. Perciò, visto che, con buona pace dei razzisti, gli esseri umani sono tutti uguali, è normale (e allo stesso temo affascinante) che molte culture abbiano concepito una propria interpretazione del fenomeno, perfino delle proprie soluzioni, e che tutte quante si somiglino molto.

Il drago cinese si avventa contro il Sole

In Sud America, Maya e Inca credevano che un enorme giaguaro avesse intenzione di divorare la Luna, rossa del sangue che sgorgava dai morsi della bestia. Nel caso degli Inca in particolare, si pensava che, una volta fatto questo, il grande felino si sarebbe avventato anche contro tutti gli animali della Terra, uomo compreso, perciò la gente scagliava frecce e forti grida contro la Luna in modo da spaventarlo e cacciarlo via.

In Nord America, secondo i Choctaw era un malizioso scoiattolo nero che cercava di mangiarsi il Sole, perciò bisognava lanciare grida e fare baccano per spaventarlo. Per i Serrano, i colpevoli erano gli spiriti dei defunti, per cui non bastava fare un gran chiasso, ma sciamani e loro assistenti dovevano anche esibirsi in danze e intonare canti che li placassero. Fra gli Ojibwe e i Cree, era il giovane Tcikabis che ogni volta cercava di intrappolare il Sole in una cesta, per vendicarsi di averlo scottato; alla fine, era sempre un piccolo topo l’unico che, fra tutti gli animali, riusciva a liberare il Sole senza scottarsi. Hupa e Luiseño avevano una visione alternativa, perché pensavano che il colore rosso della Luna fosse segno che era malata o ferita, perciò intonavano canti terapeutici per aiutarla.

Anche i Batammaliba del Togo, in Africa, hanno un’interpretazione particolare: col tempo, i conflitti fra gli uomini hanno finito con l’influenzare anche il Sole e la Luna, che quando scatenano un’eclissi è perché stanno combattendo fra loro. L’unico modo per porre fine allo scontro, allora, è che gli uomini mettano da parte vecchie faide e trovino la maniera di riconciliarsi e convivere.

Skoll e Hati inseguono Sol e Mani

I Paesi dell’Asia hanno le tradizioni più disparate. In Vietnam, si riteneva che fosse una rana gigante a cercare di inghiottire il Sole, mentre in Corea erano i Bulgae, enormi segugi infuocati sguinzagliati dal Regno delle Ombre; ogni volta si bruciavano o si congelavano i denti ad azzannare il Sole o la Luna, perciò dopo un po' fuggivano via per riprovarci un altro giorno. Nell’antica Cina le eclissi di Luna erano un fenomeno di poco conto, ma quelle di Sole indicavano che un drago celestiale stesse cercando di mangiarselo; anche in questo caso, bisognava spaventarlo e cacciarlo a suon di grida e tamburi. Dall’India, invece, una delle tradizioni più complesse: all’origine dei tempi, il dio Vishnu convinse gli Asura e i Deva a collaborare per tirare fuori dall’oceano primordiale la Amrita, una bevanda soprannaturale che li avrebbe resi immortali; quando ci riuscirono, Rahu, uno degli Asura, cercò di prenderla tutta per sé, ma Surya e Chandra, dèi del Sole e della Luna, avvertirono Vishnu, che subito decapitò Rahu come punizione. Da allora, la sua testa, resa immortale dall’Amrita, vaga per i cieli cercando di inghiottire il Sole e la Luna per vendetta; ogni tanto ci riesce, ma siccome non ha il resto del corpo, ogni volta li inghiotte ma se li lascia scappare dalla gola.

Infine, in Europa, il mito forse più famoso è quello che si trova nella mitologia norrena: le cause delle eclissi di Sole e di Luna sono Sköll e Hati, due colossali lupi famelici, figli di una gigante, che cercano ogni volta di inghiottire Sól e Máni, gli dèi che conducono i due astri nel cielo. Alla fine non ci riescono mai, ma è già stato predetto che lo faranno quando giungerà il Ragnarök, l’apocalisse che segnerà la fine del vecchio mondo e l’alba di uno nuovo.

Gli effetti delle eclissi fra anomalie e superstizioni

L’eclissi è uno dei tanti fenomeni naturali per cui, quando si parla di effetti, non è ancora stata detta l’ultima parola. La comunità scientifica non si spinge oltre gli effetti sulle maree, mentre credenze popolari vecchie di secoli arrivano fino ad additarla come porta-sfortuna. Ma, nel frattempo, si raccolgono evidenze sempre più numerose di fenomeni anomali. Dove sta, allora, il confine fra realtà e leggenda?

ATTRAZIONE GRAVITAZIONALE. Che la gravità della Luna origini le maree e che una Luna piena al perigeo (superluna) eserciti un’attrazione anche più forte, ormai lo ripetono anche i muri. Quel che è meno noto, forse, è il fenomeno delle maree sizigiali: sono maree più intense di quelle comuni, ma meno intense di quelle di superluna, che si verificano quando la Luna è in congiunzione (novilunio) o in opposizione (plenilunio); il loro nome deriva da quello di “sizigia”, cioè un allineamento più o meno preciso fra due o più corpi celesti. Per quel che abbiamo detto fino ad ora, quando si verifica un’eclissi, specie se totale, siamo proprio di fronte ad una sizigia perfetta, il che significa una maggior combinazione fra attrazione di Luna e Sole, e dunque maree più alte o più basse sia rispetto a quelle di novilunio e plenilunio, sia rispetto a quelle più comuni.

ATTENZIONE A DOVE (E QUANDO) SI GUARDA. Durante un’eclissi di Luna i nostri occhi non corrono alcun rischio, la possiamo osservare tranquillamente. Durante una di Sole, è bene fare uso di lenti particolari, per il semplice fatto che stiamo puntando gli occhi verso la stella, solo che non è sempre necessario come si crede: è giusto usarle sempre se siamo nelle zone dove si osserva l’eclissi parziale ma, laddove si può ammirare quella totale, in quei pochi secondi in cui la Luna copre il Sole del tutto non si corre alcun pericolo, ce la possiamo gustare anche ad occhio nudo.

SUPERSTIZIONI. Credenze anche molto antiche, presenti in varie culture, ne parlano di eclissi come eventi che preannunciano disastri. In alcune, si ritiene che possano causare problemi digestivi, o che impoveriscano in nutrienti certi tipi di cibo. In altre ancora, si pensa che possano causare danni a bambini piccoli e donne incinte, e perfino rendere tossico il cibo raccolto o cucinato durante l’evento, per cui si consiglia a donne e bambini di rimanere in casa e di digiunare fino a fenomeno concluso. Quel che si può dire in risposta è che, fino ad oggi, non è stata raccolta nessuna evidenza di questi effetti.

COMPORTAMENTI ANOMALI IN ALTRI ANIMALI. Vengono osservati ormai da secoli, specialmente nel caso di eclissi di Sole, e coinvolgono veramente le specie più varie: mucche che corrono dentro le stalle, uccelli che si nascondono nei posatoi, il frinire degli insetti che cessa del tutto all’improvviso. E non importa andare tanto indietro nel tempo per ripescarli. Nel 1999, in Ungheria, specie di uccelli e pipistrelli che compaiono all’improvviso durante la totalità. Nel 2001, in Zambia, rapaci che smettono di volare in cerca di prede e giraffe che si mettono a correre senza meta. E nel 2017, negli USA, api che smettono di volare di fiore in fiore e ragni Araneidi che smontano le loro tele. Tutti episodi spiegabili col fatto che questi animali scambiano il giorno per la notte? Possibile. C’è chi tira in ballo anche l’improvviso calo di temperatura, ma resta un fatto: gli altri animali sono molto più sensibili di quello che si pensa comunemente, e se degli effetti ci sono su di loro, forse ci sono pure su di noi, anche se inconsci.

Luci e ombre di un fenomeno ancora sfuggente

Stando sulla Terra noi non lo percepiamo mai, ma quel grande meccanismo che è il Sistema Solare è in continuo movimento. Solo grazie alla rotazione nel cielo di Sole, Luna e stelle ce ne accorgiamo, ma sono movimenti così lenti che non rendono a pieno l’idea. Quando si verifica un’eclissi di Sole, invece, è tutta un’altra storia. Lì, in un unico evento, nell’arco di pochi minuti, vedi i nostri due principali corpi celesti che si spostano e riesci a percepire “il meccanismo all’opera”; un meccanismo talmente grande e inafferrabile che, certe volte, ti viene perfino da sospettare che non ci sia, e invece eccolo adesso proprio sotto i tuoi occhi.

Questo è un aspetto che, per quanto a tratti possa sembrare inquietante, rende l’eclissi un fenomeno davvero magico. E se vado a guardare i suoi lati storici e mitologici, mi viene da dire che non è nemmeno l’unico. Scopro, così, che non importa quanto siamo lontani nel tempo e nello spazio, i meccanismi basilari come le emozioni sono identici per ogni singolo uomo, l’umanità è una soltanto, e parla una lingua comune; più in particolare, scopro che, di fronte all’ignoto e alla minaccia di un fenomeno globale che sembra sfuggire al suo controllo, l’uomo immagina mostri soprannaturali che complottano contro di lui. Vi suggerisce niente? A me suggerisce il mondo di oggi, dove molti vedono nella COVID-19 il “fenomeno globale”, in eventi naturali i “mostri” della devastazione ambientale, e in inutili “grida” di lamentela il modo di affrontarli. Chi ci vede meglio, invece, capisce che il vero fenomeno di cui preoccuparsi è l’ambiente che si guasta, che i veri mostri da combattere sono pochi ed egoisti individui della nostra stessa specie, e che le piccole grida (e le azioni) di ognuno, ma unite e puntate nella giusta direzione, possono affrontare qualsiasi minaccia.

Ma c’è anche un’altra cosa che mi fa scoprire, e cioè che c’è sempre stato qualcuno pronto a giocare sull’ignoranza di qualcun altro per imporsi, piuttosto che per creare uno scambio che arricchisce e fa convivere. Quando si tirano in ballo questioni come “influenze astrali”, la scienza “ortodossa” fa subito marcia indietro, se ne lava le mani e bolla tutto come “pseudoscienza” ancora prima di discuterne. Come mai? Eppure, il metodo scientifico sarebbe fatto di un continuo di dialogo ed esperimenti, non di verità inviolabili. Forse è perché la scienza è figlia della cultura occidentale, una in cui la logica si fa prevalere sulle emozioni e sull’intuito; una che ha una visione meccanicistica delle cose, dove ogni oggetto è un “pezzo inerte di materia” sconnesso da tutto il resto; e una dove l’uomo è la forma di vita per eccellenza, superiore e padrone di tutta la natura senza che questa possa avere su di lui la minima influenza. O forse, più semplicemente, è perché vi si nascondono grandi interessi: d’altra parte, ammettere che ci può essere “qualcos’altro” a determinare ciò che siamo e come ci sentiamo, qualcosa che non sia genetica, ossa, muscoli o terminazioni nervose, significa ammettere che chi controlla queste cose non ha tutto il potere che vuol far credere, e quindi significa compromettere gli affari che fa grazie a questa “ignoranza collettiva”.

Magari ci vorrà ancora del tempo per dire l’ultima parola sugli effetti delle eclissi sulle forme di vita ma, intanto, sappiamo che alcuni sono già noti e che c’è ancora ben alto da scoprire. Nel mentre, se ci capita di osservarne una, potremmo prendere spunto dai Navajo del Nord America: per loro non c’erano né mostri, né conflitti e né disastri, vedevano le eclissi come una cosa del tutto normale; però erano profondamente convinti della connessione e dell’equilibrio che lega ogni cosa nell’universo, perciò vedevano in questo evento un momento speciale in cui fermarsi, ammirare il fenomeno, e meditare sul grande ordine cosmico


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Fonti:



giovedì 9 luglio 2020

Luci da un altro mondo, messaggi per il nostro: le stelle cadenti

Un viaggio fra scienza, mitologia e religione alla scoperta di sciami di meteore, tradizioni di popoli antichi e superstizioni

Crediti: Martina Stipan, "deviantart.com"

Sdraino pieghevole, asciugamano e una piccola felpa – perché non si sa mai, anche in Italia le notti estive si potrebbero degnare di regalare un po' di fresco. Qualcuno si accontenta del terrazzo o del giardino di casa propria, qualcun altro si ritrova in un parco con amici e parenti, e i più temerari salgono sulla vetta di una collina o di una montagna. Mai come nella notte delle stelle cadenti ci sono tanti occhi puntati al cielo, anche se quelli di qualcuno si chiudono presto in un bel sonnellino.

Ma che cosa sono le stelle cadenti? Perché tanta euforia per la “notte di San Lorenzo” se, in realtà, è un fenomeno che si verifica tutto l’anno? Da dove deriva la tradizione di esprimere un desiderio quando ne vediamo una? In un piccolo viaggio fra scienza e mitologia, proverò a spiegarvi tutto questo e molto altro, e scoprirete che queste “luci nel cielo” ci raccontano una storia molto più profonda della loro semplice origine: quella del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro.

I nomi dei corpi celesti


Stelle cadenti, meteoriti, meteore, asteroidi, comete. Spesso i termini si confondono e si sovrappongono, per cui cerchiamo intanto di fare un pochino di chiarezza.

Gli asteroidi sono corpi celesti costituiti per lo più da roccia, e rappresentano quei residui del Sistema Solare primordiale che non si sono mai aggregati a formare dei pianeti. Se ne contano oltre 600.000 in tutto il Sistema, hanno forme spesso irregolari e dimensioni molto variabili, e si trovano concentrati in 3 fasce: la Fascia Principale fra Marte e Giove, la Fascia di Kuiper oltre Nettuno, e la Nube di Oort, talmente lontana e buia da non essere stata ben osservata nemmeno con i telescopi moderni.

Cometa di Halley, 8 marzo 1986 (da "Wikipedia")
Le comete sono oggetti composti più che alto da gas congelati come acqua, metano, ammoniaca e CO2, oltre che da polveri e frammenti rocciosi. Anche queste costituiscono residui dell'antico Sistema Solare, con la differenza di essersi formate nelle sue fasce più esterne; si pensa infatti che derivino soprattutto dalla Nube di Oort, dove si stima una "popolazione" di comete che supera il miliardo. Come gli asteroidi hanno forme e dimensioni variabili e percorrono orbite intorno al Sole con periodi che vanno da inferiori a 20 anni fino a migliaia di anni. Le loro famose chiome e code luminose si formano appunto quando passano vicino al Sole: il suo calore fa sublimare il ghiaccio, mentre il vento solare “soffia via” gas e polveri che vanno a creare le caratteristiche scie; il fatto che siamo luminose è dato dalla riflessione della luce di questi detriti e dalla ionizzazione di questi gas.

Meteore e meteoriti derivano proprio da questi due grandi corpi celesti. Le meteore sono frammenti di asteroidi o comete, anche piccoli come granelli di sabbia, che entrano nell’atmosfera terrestre a velocità di 39.000-260.000 km/h. Come nel caso delle comete, il calore generato dall’attrito con l’aria e la ionizzazione dei gas “incendiano” la meteora, e consumano tutta la sua massa prima che possa colpire la superficie. Un meteorite, invece, è una meteora di dimensioni maggiori, che quindi non si distrugge del tutto in atmosfera e riesce a raggiungere il suolo. Il famoso Meteor Crater che si trova in Arizona, per esempio, si è formato circa 49.000 anni fa in seguito all’impatto di un meteorite di 46m di diametro.

Stelle cadenti: cosa sono, come si chiamano, quando si possono osservare


Figlie di asteroidi e comete


Chiarire questa terminologia è stato importante per capire tutto il resto: le meteore sono proprio quelle che, comunemente, vengono chiamate “stelle cadenti”, e comete e asteroidi sono proprio ciò che le origina.

Schema traiettoria della cometa "Linear"
(riadattato da "The Comet's Tale")
Scientificamente parlando, il fenomeno delle “stelle cadenti” viene chiamato “sciame meteoritico”. Come vedremo fra poco, è conosciuto e osservato dall’umanità da secoli e secoli, ma fino all’Ottocento non è stato oggetto di chissà quale interesse da parte degli astronomi: era considerato un semplice fenomeno atmosferico, anche se poco chiaro. Le cose iniziarono a cambiare dal novembre 1833, quando un insolito sciame di Leonidi diede uno spettacolo senza precedenti, con oltre 9000 meteore osservate nel cielo ogni ora. Gli scienziati iniziarono a prendere l’evento più seriamente, cominciarono a capire che aveva una precisa regolarità annuale e, nel 1866, l’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli fu quello che, finalmente, riuscì a intuire la sua spiegazione.

E così oggi sappiamo che, quando le comete passano vicino al Sole, lasciano dietro di sé una scia di detriti fatta di quei gas e di quella polvere che ho menzionato prima. Attualmente se ne conoscono oltre 200 di queste “tracce” che le comete hanno lasciato del loro passaggio, e alcune di queste si trovano proprio in corrispondenza dell’orbita della Terra; perciò, quando il nostro pianeta, nel suo moto intorno al Sole, intercetta una di queste “nuvole di detriti”, ecco che i frammenti sono attirati dalla sua gravità, bruciano in atmosfera e noi vediamo le “stelle cadenti”.

Gli sciami più famosi e l'origine dei loro nomi


In teoria si tratta di un fenomeno che si verifica tutto l’anno, 365 giorni su 365, tant’è che si stima che ogni giorno la nostra atmosfera sia attraversata da circa 25 milioni di meteore. Ma, nei fatti, solo quando la Terra attraversa una nube di detriti molto densa si può vedere uno sciame, e quello delle Perseidi di agosto non è l’unico: solo due derivano da asteroidi, cioè le Quadrantidi (27 dicembre – 10 gennaio) e le Geminidi (4 dicembre – 17 dicembre); tutti gli altri derivano da comete, come le Liridi (15 aprile – 28 aprile) dalla cometa C/1861 G1 Thatcher, le Eta Aquaridi (19 aprile – 28 maggio) dalla cometa di Halley, le Delta Aquaridi (12 luglio – 23 agosto) dalla cometa 96P Machholz, le Perseidi (17 luglio – 26 agosto) dalla Swift-Tuttle, le Orionidi (2 ottobre – 7 novembre) dalla Halley, le Leonidi (6 novembre – 30 novembre) dalla Tempel-Tuttle e le Ursidi (17 dicembre – 26 dicembre) dalla Tuttle. Fra tutte queste, comunque, le Perseidi e le Leonidi sono quelle più spettacolari, con picchi che possono arrivare a centinaia di meteore avvistate ogni ora.

Punto radiante delle Perseidi (da "Space.com")
E come mai questi nomi che suonano molto di “antica Grecia” e ricordano quelli di costellazioni e segni zodiacali? Il fatto è che, per noi che siamo sulla Terra, sembra che ogni meteora di uno sciame provenga da uno stesso punto nel cielo, detto “punto radiante”.  Dal momento in cui la comunità astronomica ha iniziato a mostrare più interesse nei confronti di questo fenomeno, ecco allora che è stata adottata questa convenzione: il nome dello sciame deriva da quello della stella o della costellazione che si trova più vicina al punto radiante. Perciò le Perseidi e le Leonidi, per esempio, si chiamano così perché il loro radiante si trova nei pressi delle costellazioni di Perseo e del Leone.

Emisferi e altri pianeti a confronto: gli sciami si vedono dappertutto?


Non tutti gli sciami sono visibili ovunque sulla Terra, e questo perché dipende da due fattori: la posizione dei detriti nello spazio e il periodo dell’anno in cui la Terra li attraversa. E così ecco che le Perseidi si vedono per lo più nell’emisfero nord, le Eta Aquaridi nell’emisfero sud, e le Geminidi più o meno in entrambi gli emisferi.

E che dire di altri pianeti? Anche lì si potrebbero osservare stelle cadenti? In teoria sì, perché è sufficiente che il pianeta abbia un’atmosfera abbastanza densa, e che nel corso della sua orbita incontri uno sciame di detriti lasciato da una cometa o da un asteroide. Però, per quel che riguarda i pianeti del Sistema Solare, fino ad ora sono state osservate solo su Marte.

Notte di San Lorenzo: 10, 11 o 12 agosto? Ce lo spiega la "Precessione degli Equinozi"


Moto di Precessione. Oggi l'asse punta verso la
Stella Polare (sinistra), fra 13.000 anni punterà
verso Vega (destra)
Per tornare invece sulla Terra, rimane ancora un aspetto della questione da capire un po' meglio, uno che ci ricollega molto bene al suo lato mitologico e leggendario: come mai, se la famosa “notte di San Lorenzo” è fissata al 10 agosto, il maggior numero di meteore si osserva fra l’11 e il 12 agosto? Dipende tutto da un fenomeno astronomico chiamato “Precessione degli Equinozi”. Comunemente si pensa che la Terra compia solo due moti astronomici, cioè quello di rotazione sul suo asse e quello di rivoluzione intorno al Sole. In realtà ne compie circa una decina, e parliamo di moti per noi impercettibili, perché hanno cicli di completamento che vanno da 21.000 a 117.000 anni. In questo momento non pretendo di spiegarveli tutti, ma vi basti sapere che la Precessione degli Equinozi è quello più influente e che, sommando gli effetti di tutti quanti, le conseguenze principali che possiamo osservare sono queste: cambia l’inclinazione dell’asse terrestre e la direzione nella quale punta, cambia la distanza della Terra da Sole, e cambiano i punti sull'orbita della Terra in cui il nostro pianeta arriva ai solstizi o agli equinozi delle stagioni.

Come conseguenza, a parità di ora, giorno, mese e latitudine, nel corso dei secoli cambiano le stelle e le costellazioni che si osservano nel cielo, e cambia il giorno in cui si può assistere a un fenomeno come le stelle cadenti: qualche secolo fa, a tempi di San Lorenzo, il picco dello sciame si osservata proprio il 10 agosto, oggi un paio di giorni dopo.

Le stelle cadenti nella mitologia


Come potrete immaginare, le stelle cadenti sono un fenomeno che si verifica da millenni, l’uomo ha sempre avuto modo di osservarlo, e la sua sete di conoscenza ha portato le molte culture del mondo a trovare tante spiegazioni. Spiegazioni che, come al solito, “si parlano”: si può trattare di popoli lontani fra loro sia nello spazio che nel tempo, ma le interpretazioni si somigliano molto, spesso sono perfino identiche.  

Fra gli Egizi esistevano varie tradizioni ma, secondo la più ricorrente, le meteore erano anime di persone scomparse, che adesso vivevano beate fra i cieli degli dèi. Anche in Cina si sono susseguite varie interpretazioni e, secondo una di queste, le stelle cadenti erano criptici messaggi inviati dalle divinità, agli uomini il compito di decodificarli.
Crediti: David Hardy, "1staab.com"

In Australia, i Luritja credono che nelle Nubi di Magellano abitino i Walanari, divinità celesti che possono essere sia benevoli che malevoli. Le meteore, quindi, sono delle rocce lanciate sulla Terra da queste divinità come segno di assenso o dissenso nei confronti delle azioni degli uomini. Gli Yolngu, invece, sostengono che, quando una persona viene a mancare, la sua anima viene condotta nel regno degli spiriti a bordo di una mistica canoa; la meteora, allora, non è altro che la canoa rispedita sulla Terra per far sapere alle persone care che l’anima è arrivata sana e salva.

Anche le tribù Native Americane hanno fornito delle loro interpretazioni. Fra i Kawaiisu e i Blackfeet, per esempio, si trattava di un segnale negativo, perché preannunciava delle sventure per la tribù o la scomparsa di un grande capo. Per i Chumash, si trattava di anime dirette verso l’al di là, mentre per gli Wintu erano anime di grandi sciamani. Fra i Luiseño, erano semplicemente stelle che avevano voglia di cambiare posizione nel cielo.

Nel mondo romano, infine, erano le Perseidi ad avere un significato particolare: il mese di agosto prevedeva diverse celebrazioni legate al mondo agricolo, perciò si riteneva che le stelle cadenti fossero il seme di Priapo, dio della fertilità che in questo modo fecondava i campi e garantiva un buon raccolto.

San Lorenzo fra storia e leggenda


Secondo la tradizione, San Lorenzo nacque ad Osca, in Spagna, nel 225. In gioventù si trasferì a Roma, dove il vescovo Sisto gli riconobbe il titolo di arcidiacono: sovrintendeva all’amministrazione di beni della diocesi di Roma, raccoglieva e custodiva le offerte e gestiva varie attività caritative. In quel periodo, sul trono dell’Impero Romano sedeva Valeriano, che siccome non vedeva di buon occhio le pratiche cristiane, aveva vietato le adunanze di fedeli, aveva bloccato gli accessi alle catacombe, e intanto pretendeva l’osservanza dei riti pagani. Fino a che, nel 258, l’Imperatore emanò un editto che condannava a morte tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi di Roma, e obbligava i sovrintendenti come Lorenzo a consegnare alle autorità romane tutte le ricchezze raccolte. Fu così che Sisto venne ucciso il 6 agosto insieme a quattro diaconi e, siccome si rifiutò di consegnare i beni, il 10 agosto fu ucciso anche Lorenzo con la condanna al rogo.

Acca Larentia (sinistra, di Jacopo della Quercia) e Priapo
(destra, affresco a Pompei)
In realtà, le notizie sulla vita di Lorenzo sono molto scarse. Quel che sappiamo deriva da opere successive come quelle di Sant’Ambrogio (339 – 397), Prudenzio (348 – 405) e Sant’Agostino (354 – 430), nelle quali molti contenuti provengono da tradizioni orali e leggende che hanno cominciato a circolare in tempi successivi alla sua uccisione. Molti storici concordano sul fatto che la condanna fu eseguita per decapitazione, come nel caso di Sisto e degli altri diaconi, e non per rogo. E c’è chi sostiene che lo stesso nome “Lorenzo” non sia quello originale: vi ricordate del dio Priapo che ho menzionato poco fa? Nella mitologia romana esisteva una figura semidivina chiamata Acca Larentia, che in alcune versioni era considerata la nutrice di Romolo e Remo, in altre era la Madre dei Lari, ma che in ogni caso simboleggiava la fertilità della terra. Questo faceva di lei una sorta di controparte femminile di Priapo, tant’è che le era dedicata la festa dei Larentalia: tradizionalmente si teneva il 23 dicembre, ma pare che l’imperatore Augusto avesse introdotto una seconda ricorrenza che cadeva in agosto; lo stesso mese in cui "il seme di Priapo" fecondava i campi, appunto, e in cui si celebravano molte altre festività agricole come i Nemoralia (13-15 agosto), i Vinalia Rustica (19 agosto) o i Consualia (21 agosto). Il nome “Lorenzo”, quindi, sarebbe entrato a far parte delle tradizioni popolari per assonanza con quello di Acca Larentia e Larentalia.

Perciò, se oggi le stelle cadenti portano il nome di “lacrime di San Lorenzo”, o se qualcuno le associa alle “faville della graticola”, il motivo è lo stesso per cui il Natale, la Pasqua, Ognissanti e tanti altri costumi “cristiani” hanno così tanto in comune con quelli pagani: col tempo, sono stati assimilati e reinterpretati dalla nuova religione. Grazie a leggi emanate in quel periodo da imperatori come Costantino e Teodosio I, il Cristianesimo si è diffuso sempre di più, usanze della vecchia religione hanno cominciato ad essere abbandonate o reinterpretate, leggende e tradizioni popolari hanno iniziato a diffondersi, e opere letterarie hanno avviato a tramandarle. Il tutto a vantaggio delle autorità ecclesiastiche, che hanno presto provveduto a inserire Lorenzo nell’elenco dei Santi e a fissare la sua ricorrenza al 10 agosto: come nel caso delle altre festività, non ci si poteva permettere che la gente continuasse ad essere distratta da altre “pericolose” tradizioni, perciò ben venga che anche un fenomeno naturale come le meteore potesse avere un’interpretazione cristiana.

Un desiderio per noi, un desiderio per il mondo

Che cosa ci dice tutto questo? Di che cosa ci parlano tutte queste tradizioni? Cosa ci raccontano della natura dell’uomo e delle cose? A mio parere, qualcosa che va molto oltre la semplice spiegazione scientifica e l’incredibile immaginazione dell’uomo: ci racconta della profondità del legame che esiste fra natura umana e natura delle cose.

Sono dell’idea che, in fondo in fondo, noi umani ci sentiamo tremendamente soli, unici esseri senzienti che abbiamo mai incontrato. Forse è per questo che siamo sempre stati un po' egocentrici, e che tutte queste credenze peccano di un po' di egocentrismo: una volta le stelle cadenti sono un messaggio, una volta sono anime, un’altra volta sono avvertimenti; in ogni caso, sempre qualcosa che ha a che fare con l’uomo. Però hanno anche un grosso pregio, che è quello, nonostante tutto, di vedere l’uomo e il resto del mondo non come cose distinte, ma come parti di un unico mosaico: un fenomeno naturale non è soltanto uno “spettacolino” allestito apposta per noi in un grande teatro che si chiama “Terra”, ma è qualcosa a cui siamo strettamente legati per cause o per conseguenze.

Con questo non intendo dire che le meteore siano una conseguenza di nostre azioni o una causa di qualche effetto che subiamo. Quel che voglio dire è che l’umanità e il resto della natura sono la stessa cosa, che per secoli lo abbiamo capito, per secoli lo abbiamo dimenticato, e che recuperare oggi questa consapevolezza può fare la differenza fra la salvezza e l’estinzione. Millenni fa, abbiamo intuito talmente bene questa connessione che, se l'uomo antico guardava alle stelle cadenti in cerca di risposte (così come a molti altri fenomeni naturali), non era solo per ingenua superstizione, ma anche perché aveva una consapevolezza di fondo: che tutto è connesso, perciò quello che facciamo noi ha delle conseguenze sul mondo, e quello che fa il mondo ha delle conseguenze su di noi.

Poi sono arrivate le religioni monoteiste, dopo ancora la scienza di stampo meccanicistico, e così uomo e natura si sono separati sempre di più, con il primo che ha continuato a costruirsi un piedistallo sempre più alto al centro dell'universo. Il risultato è che le uniche "luci" che molti sono abituati a guardare oggi sono quelle dei locali notturni, dei televisori e degli smartphone; migliaia di luci che li possano distrarre dalle migliaia di problemi che hanno e dalle migliaia di conseguenze delle loro azioni sulle altre persone e sul resto del mondo. Al contrario di tutto ciò, ecco quindi che io vedo nelle stelle cadenti una piccola, semplice e magica lezione: come l’eruzione di un vulcano, ti tanto in tanto, mi ricorda che la Terra è viva, così una pioggia di meteore mi ricorda che anche l’Universo è vivo; che anche se noi, piccoli puntini su questa grande palla blu, non ce ne accorgiamo mai, là fuori c’è un intero cosmo che vibra e si muove miliardi di volte più grande del nostro egocentrismo.

A proposito: come mai la tradizione di esprimere un desiderio quando vediamo una stella cadente? C’è chi dice che derivi da quella di San Lorenzo, dal chiedergli una grazia quando vediamo sfrecciare nel cielo le sue lacrime o le sue faville. Altri dicono che derivi da una credenza greca: ogni tanto, quando gli dèi sono più annoiati, si affacciano sulla volta celeste per vedere cosa fanno gli uomini; per farlo spostano le stelle, per questo si formano le stelle cadenti, e se uno esprime un desiderio proprio in quel momento, è più facile che gli dèi lo ascoltino e lo esaudiscano. Come al solito la versione mitologica è molto più affascinante di quella religiosa, ma poco importa da dove deriva e che sia solo una superstizione: se l’universo dovesse proprio esaudire un nostro desiderio, vorrei che fosse quello di riscoprirci un tutt’uno con esso, e di farci conoscere, un giorno, altri esseri come noi che guardano le stelle cadenti e sperano nelle medesime cose.


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