Certezze, teorie, miti da sfatare: le soluzioni esistono e siamo noi i primi a renderle possibili
Tutte le volte la solita storia:
si scatena un forte terremoto, ci sono danni e vittime, ed ecco che si
riaccendono i soliti dibattiti: c’è chi chiede se si sapesse che quell’area era
rischiosa e chi domanda per l’ennesima volta se i terremoti si possono
prevedere o no; si conferma che il rischio si conosce dalla notte dei tempi, ma
che i fondi per la valutazione e la messa in sicurezza delle strutture sono
misteriosamente irreperibili; e dulcis in fundo, iniziano a circolare le
voci secondo cui si possono prevedere eccome ma non si finanzia la ricerca per
speculare sulle ricostruzioni, oppure non si possono prevedere, ma infatti sono
tutti indotti dall’uomo, e chissà perché ci finisce sempre di mezzo il CERN con
i suoi “esperimenti incontrollati”.
La verità? Vi sorprenderà
scoprire che è molto più semplice di quel che credete, e fatta appena appena di
due punti: i terremoti sono fenomeni complessi, su cui molto c’è ancora da scoprire; mentre speriamo che la ricerca giunga sul serio a un metodo di
“previsione” efficiente, la prevenzione è l’unica difesa che abbiamo, solo che
i fondi per attuarla non vanno sempre a finire dove dovrebbero.
Ma andiamo per ordine.
Che cosa sono i terremoti?
Per capire il nocciolo della
questione, prima di tutto c’è da capirne un altro di nocciolo, cioè quello
della Terra.
Il nostro pianeta ha una
profondità di circa 6370km, con una struttura “a cipolla”, cioè una che si
potrebbe definire “a strati”: alcuni più spessi, altri più sottili, alcuni più
rigidi, altri più plastici. Gran parte di questo spessore (ca. 2900km) viene
chiamata “mantello”, che non è un immenso oceano di lava come certi film e
documentari ci hanno abituato a pensare, ma è fatto di dura e solida roccia; nonostante
questo, è roccia sottoposta a temperature e pressioni tali che, nei fatti, si
comporta come una sostanza viscosa, cioè, tanto per capirci, come una
gigantesca polenta: si muove molto piano, ma si muove, creando correnti più o
meno circolari chiamate “correnti convettive”.
Lo spessore sui cui poggiano i
nostri piedi (e le fondamenta dei nostri edifici) è chiamato “crosta”, e ha
spessori che vanno da 5 a 80km: praticamente è la buccia della cipolla. E qui
sta il punto fondamentale: proprio a causa di queste lente, ma colossali e
potenti correnti che esistono nel mantello, fin dalla sua formazione la crosta
non è mai stata un blocco unico, è sempre stata fratturata, perforata,
reinghiottita, accavallata, col risultato di essere frammentata in tanti pezzi,
quelli che vengono chiamati “placche tettoniche”. Sempre a causa di queste
correnti, queste placche si spostano come gigantesche zattere, e così si
scontrano, sfregano l’una contro l’altra, si accavallano, e in certi punti si
stirano fino a spaccarsi.
Mi rendo conto che è
controintuitivo, perché tutti noi, se pensiamo a una roccia, la vediamo come la
cosa più statica e rigida che ci sia; ma dobbiamo pensare che qui si parla di
forze in gioco che coinvolgono un pianeta intero, miliardi di tonnellate di roccia,
pressioni che agiscono per centinaia o migliaia di anni. Ed è qui che sta
l’origine dei terremoti: sottoposta a forze simili, anche una cosa solida come
una roccia può arrivare a deformarsi come un cubetto di "DAS": ovviamente i moti
sono estremamente lenti, e prima che una porzione di crosta si possa rompere ci
vuole molto tempo; quando questo accade, però, la roccia si frattura, si
formano le cosiddette “faglie”, le forze accumulate nell’arco di anni, secoli o
millenni si liberano in un colpo solo sotto forma di onde, e allora ecco il
fenomeno del sisma.
Quindi, in sostanza, un terremoto
è semplicemente questo: uno scuotimento del terreno dovuto a una sua frattura.
Paradossalmente, il fenomeno in sé per sé non ha proprio nulla di pericoloso,
l’uomo preistorico che viveva quasi costantemente all’aperto correva meno
rischi di quello moderno. Il problema sta “solo” nel fatto che, se gli edifici
non sono costruiti in modo da resistere alla sismicità del posto, crollano per
via delle scosse.
Una volta per tutte: che cosa sappiamo misurare dei terremoti? Si possono prevedere?
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| Sopra: posizione delle placche tettoniche Sotto: distribuzione dei terremoti |
La matematica che li descrive,
inoltre, vi garantisco che si conosce a menadito, e consente di descriverne
tantissimi parametri.
Per esempio, nel giro di poco
tempo, confrontando i dati di appena cinque stazioni sismiche, è possibile
determinare ipocentro e epicentro: il primo è il punto, in profondità, in cui è
avvenuta la frattura che ha causato il sisma; il secondo è la sua proiezione
sulla superficie ed è anche il punto in cui i suoi effetti si sentono
maggiormente.
È possibile stabilire il tipo di
faglia che ha generato il terremoto, cioè se inversa, diretta o trascorrente:
nel primo caso, significa che è stato generato da un movimento compressivo, nel
secondo caso distensivo, nel terzo “di sfregamento”.
Si può misurare l’entità dello
spostamento prodotto dalla faglia e l’accelerazione subita dal terreno in
seguito alle scosse. Soprattutto, si può misurare la magnitudo, che corrisponde
all’energia rilasciata dal terremoto.
Ma il risultato più potente a cui
la sismologia è riuscita ad arrivare fino ad oggi è di sicuro quella che viene
chiamata “relazione Gutenberg-Richter”: un’equazione semplice, fatta di 4
parametri, 2 dei quali sono da adattare alla zona di riferimento. Il bello
della G-R, infatti, è che, potenzialmente, se ne può costruire una per ogni
zona del pianeta, che sia piccola come un paese o grande come uno Stato, e il
risultato a cui porta è stupefacente: conoscendo la magnitudo del sisma
principale, permette di stabilire quante scosse ci possiamo aspettare prossimamente
con una certa magnitudo inferiore; e soprattutto, conoscendo il numero di
eventi sismici di una certa zona nell’arco di un anno e la loro magnitudo, può
fornire una stima dei famosi “tempi di ritorno”, cioè i tempi entro i quali, in
quella zona, ci si può aspettare sismi di una certa magnitudo.
E a questo punto qualcuno
esclamerà: “Cazzo! Ma allora è vero che si possono prevedere i terremoti!”.
Ma purtroppo non è così semplice. È vero che ci può dire quante scosse
aspettarci di una certa magnitudo conoscendo quella del sisma principale, ma
appunto, quella del principale si deve conoscere, cioè deve già essere
avvenuto; e comunque, se anche stima quante saranno, non è in grado di
dire quando saranno. Quanto ai tempi di ritorno, la G-R è potente, ma ha
un grosso limite: è capace di stimare entro quanto tempo ci si può aspettare un
certo sisma, ma non ci può dire il momento esatto. Per capirci meglio: ci può
dire che in una certa zona, nell’arco di 200 anni, ci si può aspettare un sisma
di magnitudo=6, ma se questo sisma avviene oggi, nessuno può sapere se il
prossimo sarà sul serio fra 200 anni esatti, o fra 197, o fra 203, e
soprattutto nessuno può dire il giorno e l’ora precisi nell’arco di quei 200
anni.
E allora, che vogliamo fare?
Andiamo dalle persone che vivono lì e diciamo “Ehi, mi raccomando: da qui ai
prossimi 200 anni, occhi aperti tutti i giorni perché non si sa mai”?
Teorie e falsi miti
Come abbiamo visto, quindi, di
cose sui terremoti se ne possono dire molte. Nonostante questo, però, di teorie
su possibili metodi di previsione e su altri fenomeni scatenanti ne girano di
più che mosche intorno a una cacca. Come mai? Di motivazioni ce ne sono varie,
ma di sicuro una è questa: i terremoti sono fenomeni complessi e la sismologia
esiste appena dalla seconda metà dell’Ottocento, per cui ci sono aspetti non
ancora ben chiari nemmeno per gli esperti.
FORESHOCKS. Sono le scosse "premonitrici", cioè i sismi di
piccola magnitudo che (a volte) precedono un grande evento. È vero che in certi
casi preannunciano un forte terremoto, ma è anche vero che in molti casi il
forte terremoto non si verifica. Oppure, accade che si verifica, ma senza che
ci sia stato alcun foreshock, come nel caso di Amatrice nel 2016.
DEFORMAZIONI DEL SUOLO. Esistono
studi, condotti anche da INGV e CNR, a proposito di queste deformazioni: si
parla di movimenti di pochi mm, rilevati tramite satellite, che precederebbero
di mesi un grande sisma. Ad oggi, però, non si è ancora arrivati a stabilire
per certo se esiste un legame fra i fenomeni e come funziona.
PRESSIONE DEI FLUIDI. Una ricerca
condotta qualche hanno fa da INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), Università dell’Aquila e INGV ha dimostrato
che, prima del sisma di Amatrice del 2016, si è osservato un aumento nella
pressione dei fluidi all’interno del Gran Sasso. È questo un fenomeno che si
verifica sempre, in qualsiasi luogo, quando avviene un forte terremoto? La
questione è ancora aperta.
RADON. Diverse osservazioni hanno
rilevato, prima di un forte sisma, un aumento nella concentrazione di gas radon
emesso dalle rocce del sottosuolo. Il problema è che ci sono parametri che
variano notevolmente, come la distanza fra il luogo in cui si misura la
concentrazione e l’epicentro (fino a 1000km), gli intervalli di tempo (da ore a
mesi) e la magnitudo misurata.
CAMPO MAGNETICO. Pare che in
alcuni casi, effettivamente, una variazione locale del campo magnetico abbia
agito da precursore per un sisma, ma pare anche che in molti altri casi sia accaduto
qualcosa di simile a ciò che accade con i foreshocks: anomalie
magnetiche, ma poi nessun sisma.
LUCI TELLURICHE. Si tratta di
insoliti effetti luminosi che vengono osservati prima di alcuni terremoti fin
dall’antichità. In effetti, esistono proprietà di alcuni minerali come la
piezoelettricità, la triboelettricità e la piroelettricità, cioè la capacità di
generare corrente elettrica se sottoposti a pressione, attrito o calore. Tra l’altro,
questa formazione di campi elettrici può avere l’effetto di ionizzare
particelle dell’aria (cioè di “strappare” loro elettroni), cosa che, come nel
caso delle aurore polari, genera emissione di luce. Anche qui, però, non c’è
ancora nulla di certo e di chiaro, e ci sono fattori molto variabili: a volte
osservate molto tempo prima di un grande sisma, a volte poco prima; a volte vicino
all’epicentro, altre volte molto lontano.
COMPORTAMENTI STRANI IN ALTRI
ANIMALI. In Giappone, pesci gatto più agitati, nel 30% dei casi, a fronte di
terremoti di magnitudo=3 o superiore. Serpenti che escono dalle loro tane,
nonostante il freddo invernale, prima del sisma del 1975 a Haicheng (Cina).
Animali di fattoria particolarmente nervosi alcune ore prima del sisma in
Abruzzo del 2009. Per non parlare di cani che abbaiano, formiche che non
rientrano nei formicai e mucche che fuggono. Di fenomeni simili ne vengono
osservati diversi ormai da secoli, ma i problemi sono sempre i soliti: primo,
questi comportamenti potrebbero essere a loro volta indotti da altri fenomeni
di cui si è detto prima, come foreshocks e anomalie magnetiche; secondo,
gli studi condotti fino ad ora non hanno ancora portato a comprendere se e
soprattutto come siano connessi terremoti e comportamenti animali.
Per quel che riguarda altri
fenomeni capaci di innescare o incidere sulla frequenza di sismi, anche qui di
teorie ce ne sono da vendere.
NOTTE, CALDO E UMIDO. Secondo certe
dicerie, i terremoti si verificano il più delle volte di notte, e sono più
frequenti se fa caldo o il clima è umido. Ebbene, due soli passi, e proprio voi
potete essere i primi a smentire la teoria: primo, basta una rapida ricerca su
internet sui più grandi terremoti mai avvenuti, in Italia o nel mondo, e ci si
può facilmente rendere conto che non seguono alcuna logica in fatto di orario o
di clima; secondo, anche se non si è esperti del settore, basta un attimo di
ragionamento: ora che sapere come funzionano i terremoti, secondo voi è
plausibile che la semplice alternanza luce-buio, le temperature estive o l’umidità
dell’aria siano capaci di smuovere miliardi di tonnellate di roccia a più di
5km di profondità? Non sto neanche a dirvi la mia.
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| Budapest, Ungheria, 20 marzo 2019 (da "Il Post") |
Secondo una teoria, una superluna
comporterebbe una maggiore attrazione gravitazionale, da cui la possibilità di
innescare faglie il cui equilibrio sia già piuttosto delicato: due esempi
sarebbero le coincidenze fra questi fenomeni e i terremoti delle Filippine del
1948 e della Nuova Zelanda del 2016. Studi molto recenti condotti dall’Università
di Tokyo hanno osservato una connessione fra le fasi lunari e i sismi con
magnitudo>2.5 avvenuti nel mondo negli ultimi 20 anni: una luna al perigeo,
tramite gli stress di marea, potrebbe far variare sensibilmente la pressione
dell’acqua sulle faglie sottomarine attive; se poi si parla di una superluna,
allora a maggior ragione. L’IGN (Institut Géographique National, Francia), arrivato a
conclusioni simili, ha precisato che si parla di pressioni di migliaia di volte
più piccole di quelle tettoniche, e che un effetto significativo si potrebbe
avere solo su faglie già prossime al punto critico, ma comunque non è da sottovalutare.
In conclusione, che la gravità
lunare possa avere effetti anche sulla crosta oltre che sugli oceani è possibile,
ma siamo ancora lontani dal capire il se, il come e il quanto. Senza
considerare la più grande incognita: ammesso anche che sia così, come prevedere
quale faglia nel mondo sarà attivata?
STORMQUAKE. Effetti simili a
quelli di una superluna potrebbero generarli potenti tempeste come gli uragani.
Questo è quanto emerge da uno studio recente della Florida State University,
che ha analizzato dati sismici e oceanografici raccolti fra 2006 e 2019: in
caso di fondali bassi vicini al bordo della piattaforma continentale, forti tempeste
generano onde oceaniche capaci di trasferire molta energia al fondale, tale da
innescare sismi anche di magnitudo=3.5. Il fenomeno ha già un nome, appunto “stormquake”,
ma come precisato dagli stessi autori dello studio, si tratta di un fenomeno
appena scoperto, su cui non si può dire ancora nulla di definitivo.
TERREMOTI IN AUMENTO. Alla luce
degli eventi degli ultimi 20 anni, è opinione diffusa il fatto che i terremoti
siano in aumento. In realtà, solo in Italia, l’INGV registra fra i 1700 e i
2500 sismi con magnitudo>2.5 ogni anno. Tra l’altro, a volerla dire proprio tutta, alla Terra sta
accadendo quel che accade a qualsiasi pianeta dotato di geologia attiva: il
calore interno, responsabile delle famose “correnti convettive”, si disperde
sempre di più, il che vuol dire che l’attività tettonica di oggi è di molto
inferiore a quella di appena 1 milione di anni fa, e che più in là andiamo, più
diminuisce (per lo meno a livello globale).
Se quindi oggi è diffusa questa
percezione di terremoti in aumento, è solo un effetto dato dalla copertura
mediatica: cosa è accaduto negli ultimi 20 anni? Tante cose, fra cui internet,
i social network e apparecchi come gli smartphone. Tre fattori
che hanno significato tre cose: da parte dei media, poter bombardare la gente
di informazioni 24 ore su 24; da parte di chiunque di noi, poter rendere
pubblica qualsiasi notizia, vera o falsa che sia, anche col solo scopo di fare
soldi tramite clickbaiting; da parte di tutti gli altri, essere
continuamente aggiornati in tempo reale su notizie da tutte le parti del mondo.
Se 30 anni fa era grassa se si sentiva parlare di un solo terremoto nel nostro
paese, oggi è grassa se non se ne sente parlare per un solo giorno, ecco perché
pare che siano aumentati.
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| Schema fracking |
In Italia non è una tecnica utilizzata,
visto che non esistono giacimenti da renderla necessaria, ma in altri paesi come
Cina, USA e Canada sì e per anni si è discusso sul fatto che possa innescare
terremoti o meno. Studi condotti negli USA dalla USGS (United States Geological Survey) nel 2015 e in Cina dalla
GRE (Geo-Resources and Environment) nel 2019, sembrano dimostrare che una connessione c’è: in 17 aree di 8
stati USA dove viene praticata questa tecnica, è stato rilevato un incremento
nell’attività sismica a partire dal 2009; per l’Oklaoma, si parla di una
frequenza di microsismi 600 volte superiore alla media storica; in Cina, i
terremoti di dicembre 2018 (magnitudo=5) e gennaio 2019 (magnitudo=5.3) nel
Sichuan, si sono verificati a basse profondità (2-10km, quelle a cui operano i
pozzi) e proprio mentre erano in corso iniezioni di acqua in pozzi non distanti
dalla faglia che si è attivata.
La fratturazione in sé per sé si
pensa che sia capace di generare solo piccoli sismi, nemmeno avvertibili dall’uomo,
ma le acque reflue del processo, reiniettate sottoterra, si crede che possano
influire sulle dinamiche di pressione delle faglie.
La situazione sismica in Italia
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| Fronte dell'Appennino (da "Chevuoldireingeologia") |
Beh, in Italia, così come nel
resto del Mediterraneo, sta proseguendo un processo innescato più di 30 milioni
di anni fa, cioè lo scontro fra la placca europea e quella africana. Alle fasi
attuali, nelle Alpi l’attività è limitata alla zona del Friuli, mentre
nell’Appenino è più estesa.
La catena sta ancora migrando
verso Est/Nord-Est, col risultato di una forte attività sismica fra Romagna,
Marche, Abruzzo, Molise e Basilicata, meno intensa nella fascia fra Toscana e Lazio. La differenza è dovuta a questo: sul versante Est/Nord-Est la catena è in compressione, cioè come se si stesse "accartocciando", "accavallando" su sé stessa, mentre sul versante Sud-Ovest è come se quella già formata stesse cedendo, distendendosi sempre più via via che il fronte avanza. Le zone fra Toscana e Lazio sono tutte sul versante Sud-Ovest, quindi interessate solo da terremoti distensivi, mentre quelle delle altre cinque regioni si trovano un po' a cavallo fra i due versanti, quindi interessate da terremoti anche compressivi; per di più, nel caso di Abruzzo, Molise e Basilicata, il fronte vero e proprio della catena passa proprio da queste regioni.
Calabria, Piana di Sibari e
Stretto di Messina, invece, rappresentano le zone più attive del territorio,
perché qui non c’è solo il fronte dell’Appennino, ma anche la subduzione nella
zona dello Ionio: “subduzione” significa che, mentre il fronte Appenino avanza
(placca europea), la crosta oceanica di fronte (placca africana) “scivola”
sotto di essa, da cui i frequenti e intensi terremoti e la formazione di archi
vulcanici come le Eolie.
E la situazione antisismica?
In Giappone, l’85% delle
strutture pubbliche e il 95% delle scuole sono antisismiche. Esistono rigidi criteri antisismici e pene
severe per chi non li applica. Esercitazioni anche nelle scuole sono condotte
periodicamente, tanto che il 1° settembre, anniversario del grande terremoto
del Kanto del 1923, si svolgono esercitazioni di massa organizzate dalla
Protezione Civile. Nelle strade esiste un’apposita segnaletica per indicare i
luoghi di concentrazione dove recarsi in caso di pericolo, mentre messaggi
automatici via tv, social network o applicazioni raggiungono i cittadini dopo
le prime rilevazioni dei sismometri.
E in Italia? Più o meno uguale.
Circa 15 milioni di abitazioni
residenziali (più del 50% del totale) sono state costruite prima del 1974,
quando sono entrate in vigore le norme antisismiche. E quando dico “prima del
1974” intendo che ben 4 milioni sono quelle costruite prima del 1920; solo il
5% del totale è stato costruito dopo il 2001.
Nel 2004 è stata realizzata la
prima mappa della pericolosità sismica, mentre nel 2005 è stata realizzata la
classifica dei Comuni italiani sulla base di questa pericolosità: il 40% del
territorio è in area a elevato rischio sismico, area che corrisponde al 35% dei
Comuni e a circa 22 milioni di persone.
Dopo il terremoto dell’Aquila del
2009 è stato avviato il “Piano nazionale di prevenzione del rischio sismico”:
interventi su edifici pubblici e privati, studi di microzonazione sismica, un
fondo di 965 milioni; niente male, se non fosse che, secondo la Protezione
Civile, il costo complessivo sarebbe di 93 miliardi. Nel 2014, invece, 1 milione
è stato gentilmente fornito all’INGV per portare avanti un grande e potente
progetto: una mappatura in 3D delle principali faglie presenti sul territorio
nazionale; anche qui niente male, solo che per portarlo a termine di milioni ne
servirebbero 100.
Nel frattempo, la cosa ironica è che,
negli ultimi 40 anni, i danni riportati da eventi sismici ammontano a circa 160
miliardi, cioè quasi il doppio di quel che costerebbe mettere tutte le
strutture a norma.
Comunque, non ci imbrogliamo: il problema
non sta solo nel fatto “l’Italia è vecchia”. I danni che un sisma può produrre
sugli edifici dipendono da varie cose: in seguito al terremoto in Abruzzo, paesi
come Onna, che poggiano su depositi alluvionali, sono stati distrutti, mentre
altri come Monticchio, a neanche 1km di distanza, non hanno subito seri danni,
perché costruiti sul substrato roccioso; il terremoto di magnitudo=7.4 che
colpì l’area di Izmit, Turchia, nel 1999, ha buttato giù edifici in cemento
armato, ma ha lasciato in piedi costruzioni in mattoni e telaio di legno. Per dire
che a fare la differenza concorrono anche altri fattori: terreni poco compatti,
a parità di costruzione, amplificano gli effetti delle onde sismiche; la costruzione
può anche essere in cemento armato, ma se i materiali sono scadenti e le norme
antisismiche non ci sono, un edificio in mattoni, ben più leggero, è facile che
regga meglio.
La miglior soluzione sta quindi
nella prevenzione e, ancora una volta, nella sensibilizzazione, cioè nella
consapevolezza, che non è solo quella di conoscere la sismicità della propria
zona, la sicurezza della propria abitazione e cosa fare in caso di sisma. È
quella di sapere qual è il problema, in cosa consiste il fenomeno; capire che
si tratta di un evento complesso, di cui molte cose si sanno e molte altre
ancora no; conoscere quali sono le soluzioni e comprendere come mai rallentano
nell’essere applicate.
Conosci il tuo nemico!
E allora dove sta la soluzione?
Cercare un modo per prevedere i terremoti? Assolutamente no. Tutti quei
fenomeni “premonitori” di cui vi ho parlato richiederanno ancora molto tempo
prima di essere compresi, un po' perché sono molto complessi, e un po', probabilmente,
per mancanza di fondi, una mancanza “onesta”, data da scetticismo o perfino
voluta. Ma questa è un’altra storia.
E poi, punto più importante di
tutti, che non ho mai sentito sottolineare a nessuno: ma se anche un giorno si
riuscisse a prevedere i terremoti, con gli edifici come la mettiamo? Li
lasciamo cadere a pezzi? Sicuramente, meglio perdere un milione di edifici che
una singola vita, ma io la mia casa la vorrei antisismica lo stesso, non so
voi.
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| (da "ordinearchitettiudine.it") |
Dite che è poco? Io non direi.
A Roma, l’11 maggio 2011, il credere che i
terremoti si potessero prevedere ha portato molta gente a prendersi un giorno
di ferie, chiudere la propria attività e radunarsi in parchi e spiagge per
sfuggire a un sisma predetto da una profezia (che poi si è
rivelata falsa).
E quando anche non c'è di
mezzo la disinformazione, ci pensa un altro dei "grandi limiti e poteri
dell'uomo": in fondo, qual è la scelta più comoda? Qual è la credenza più
accomodante e rassicurante? Da un lato, quella secondo cui i
terremoti si possono prevedere con scienza, religione o magia, che c’è qualcuno
che ha da guadagnare dalle ricostruzioni e che la soluzione sta nello scovare
questo qualcuno (o limitarsi al complottismo puro). Da un altro lato,
quella secondo cui i terremoti sono fenomeni in buona parte sconosciuti, con
cui per ora c’è da cercare di convivere; che c’è da capire in cosa consistono e
darci da fare per difenderci; che il vero nemico consiste in istituzioni, mafie
e grandi compagnie che si rigirano fra loro il grosso del denaro pubblico. Direi
che la prima opzione è la più facile con
cui convivere: di fronte all’ignoto, all’incertezza e alla complessità
rappresentati dal fenomeno, dal “nemico” e dalle soluzioni, qualsiasi fake
news che dia un “volto” a tutto questo prende campo come
muffa con l’umido.
Tutto questo per dire che la
sola consapevolezza fa parecchio la differenza: la
differenza fra il non avere idea di con chi e con cosa abbiamo a che fare e
limitarsi a subire e basta, o il sapere su quale chiodo
andare a battere per impedire che la gente continui a morire.
E dire che la verità, forse, è perfino più
complottista del complottismo: secondo il dossier "Stop sussidi alle fonti fossili" realizzato da Legambiente, in Italia, in media, ogni anno ci sono 18.8
miliardi che vanno a fare da sussidi al settore Oil&Gas, proprio uno di quelli responsabili della variazione del clima. Ovviamente questo
è solo uno dei tanti “pozzi” in cui vanno a finire i soldi dei contribuenti,
ma tant’è: capito, adesso, come mai ricerca e prevenzione vanno così piano?
Fonti:
Fonti:
- "Corso di Scienze del Cielo e della Terra"A - lfonso Bosellini e Tano Cavattoni, Italo Bovolenta Editore
- "Protezione Civile" - L'osservazione strumentale dei terremoti
- "SEISMO" - Precursori sismici
- "SEISMO" - Fracking
- "Focus" - I segnali del terremoto
- "MeteoWeb" - E’ possibile prevedere i terremoti: gli esperti hanno scoperto che la Terra da’ dei segnali con largo anticipo
- "Corriere della Sera" - Terremoto in Messico, perché il cielo si è illuminato durante il sisma? Si tratta delle misteriose «luci telluriche»
- "INGV" - Sismobufale ad alta intensità
- "Il fatto quotidiano" - Terremoto, “prevedibile, avviene di notte e con il caldo”: tutte le bufale sui sismi
- "National Geographic" - Gli animali riescono a percepire in anticipo i terremoti?
- "National Geographic" - Terremoti di origine umana: nuove prove dall'Oklahoma
- "Reccom.it" - Geofisica e ambiente: osservato per la prima volta uno “Stormquake”
- "Reccom.it" - Terremoti, è vero che sono aumentati?
- "Biopills" - Rischio sismico elevato in Italia: come fare prevenzione
- "Il sole 24 ore" - Per la prevenzione sismica fondi a quota zero
- "CNG" (Consiglio Nazionale dei Geologi) - Il rischio sismico in Italia
- "Greenreport" - Fracking: le iniezioni di acque reflue provocano terremoti
- "Micron" - Terremoti e fracking: uno studio americano conferma il legame
- "Business Insider" - Ora è certo: il ‘fracking’ causa terremoti. In Cina ben due sismi distruttivi in due mesi provocati dall’uomo
- "La Repubblica" - Così la Luna può influenzare i terremoti
- "Legambiente" - Stop sussidi alle fonti fossili






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