martedì 12 novembre 2019

Noi, i veri paladini della Terra

Cinque semplici passi con cui ognuno di noi, senza fatica, può salvare il pianeta




Si sente parlare di disastri ambientali da tutte le parti e ci si sente dire di continuo che “la colpa è nostra”. Si sentono anche elencare un sacco di soluzioni, tante che non ci si capisce un accidente, e per cui raramente viene spiegato il perché sono soluzioni: e come puoi pretendere di farle applicare facendo un elenco della spesa di “doveri”, invece che facendo chiarezza su quali sono e che vantaggi hanno?

E infatti mi è capitato di imbattermi in situazioni e discorsi di tutti i tipi: c’è chi non le conosce, e nel frattempo che non le conosce si chiede se ci sono, si lamenta di problemi ambientali e climatici e non si informa; e c’è anche chi le conosce, però o ne applica due o tre perché “Alle altre ci penserà qualcun altro”, oppure non le applica proprio perché gli fa fatica o perché “Stai a vedere che se non lo faccio io finisce il mondo!”. Addirittura, ci sono quelli che, a prescindere dal fatto di conoscerle o meno, non le applicano perché non credono che funzionino davvero. E in mezzo a tutto questo bailame di atteggiamenti, il più classico di tutti è quello del commento “Speriamo che qualcuno faccia qualcosa!”, oppure “Qui se qualcuno non fa qualcosa si finisce male!”. E secondo voi chi sarebbe questo “qualcuno”? Il nuovo messia?

Beh, ve lo dico io: questo “qualcuno” siamo noi, perché se pensate che le grandi aziende di risorse fossili, agricoltura, allevamento e trasporti comincino prima di noi a cambiare le cose, allora avete visto un film alla radio. Perciò, come reagireste se vi dicessi che tutti noi, nelle nostre mani, abbiamo il potere di buttare giù dal piedistallo questi bastardi che speculano sulle nostre vite? Come reagireste se vi dicessi che, a dispetto di tutti i disastri di cui si sente parlare, noi possiamo davvero fare qualcosa per fermare estinzioni, deforestazione, scioglimento dei ghiacci, inquinamento, cambiamento del clima? E soprattutto, come reagireste se vi dicessi che tutto questo lo possiamo fare comodamente da casa nostra? Niente male, eh?

E allora eccovi “5 passi + 1” da seguire per ottenere sul serio tutto questo.

1. La raccolta differenziata esiste e funziona


Ho sentito con queste orecchie dire a qualcuno che la raccolta differenziata non la fa, o la fa quando ha voglia. I motivi sarebbero che “Tanto è inutile se non la fanno tutti!”, o che, in realtà, alla fine, tutti i rifiuti vengono rimescolati. Addirittura, c’è chi non la fa perché considera faticoso leggere le etichette dei prodotti o seguire le norme di ritiro dei rifiuti, oppure perché “Non è che tutte le volte posso star lì a separare i tappi dalle bottiglie!”.

Beh, sappiate che, in media, ognuno di noi produce 1.2kg di rifiuti al giorno e 450kg in un anno. È vero, non tutto è riciclabile, ma, per prima cosa, non lo è per ora, e seconda cosa, buona parte lo è eccome. E allora, non importa avere dati alla mano, è una pura questione di logica: più riciclaggio significa meno discariche, meno inceneritori, meno produzione “da zero”, e di conseguenza meno estrazione di risorse naturali (animali e piante compresi), meno inquinamento e meno malattie date da acque o aria inquinati.

Non tutti fanno la raccolta differenziata? Vero, purtroppo succede. Ma sapete chi c’è fra coloro che non la fanno? Quelli che non la fanno perché dicono che non tutti la fanno. Più o meno è come dire che siamo per la non-violenza, ma siccome nel mondo c’è gente che è per la violenza, allora anche noi ce ne andiamo in giro a pestare le vecchiette. Diciamoci le cose come stanno: questa scusa in molti la tirano fuori per giustificare la propria pigrizia. Di sicuro c’è chi non la fa, e saranno anche capitati episodi di smaltimento illegale, ma l’importante è fare ciò che riteniamo giusto, dare l’esempio e fare numero. Quanto alla “fatica” di praticarla, non commento nemmeno.

2. Bere e lavarsi va bene, ma con un contegno


Secondo molti, l’acqua in bottiglia è più buona e sicura di quella del rubinetto. Sul fatto del gusto, ammetto pure io che mi piace di più, ma in quanto a sicurezza anche quella del rubinetto ne ha, e se proprio si vuole stare tranquilli basta installare un filtro. Detto questo, consideriamo che si stimano 8 milioni di tonnellate di plastica che finiscono neri mari ogni anno, e che produzione, imballaggio e trasporto delle bottiglie provocano non poco inquinamento. Come dite? Ci sono di quelle in bioplastica? Vero, però, stando a “Greenpeace”, molta di quella usata deriva comunque da fonti fossili, ed è biodegradabile e compostabile solo in specifici impianti, non buttandola in giardino. Ecco perché è altamente consigliato fare più uso di acqua di rubinetto riciclando bottiglie di plastica o di vetro.

Molta dell’acqua che usiamo per altri scopi, o perfino quella naturale, può essere riutilizzata. Per esempio, l’acqua di deumidificatore e condizionatore si può riutilizzare benissimo per il ferro da stiro, visto che è priva di calcare. Per chi ha un giardino o un orto, ci si può attrezzare per recuperare acqua piovana; se poi si possiede pure un acquario, l’acqua tolta da lì si può riutilizzare allo stesso modo, visto che è ricca di sostanze fertilizzanti.

Quando siamo in bagno, non teniamo aperti rubinetti inutilmente, altrimenti se ne vanno via circa 6 litri di acqua ogni minuto. Per chi ce l’ha, meglio usare più spesso la doccia rispetto alla vasca, così si possono diminuire i consumi di circa il 75%; farci una bella doccia rilassante, poi, è più che giusto, ma senza esagerare, perché anche qui si usano dai 6 ai 10 litri di acqua al minuto.

Se bisogna scongelare alimenti, non sprechiamo acqua calda, basta lasciarli fuori dal freezer in anticipo sul pasto, anche per tutta la mattina o il pomeriggio, fidatevi di uno che lo fa da sempre. Quanto a lavatrici e lavastoviglie, meglio farle a pieno carico invece che fare più lavaggi, si possono risparmiare 8200 litri di acqua in un anno.

Più in generale, stiamo attenti ai rubinetti, perché se perdono si può dire “Ciao!” a circa 4 litri di acqua ogni ora. Controlliamo regolarmente il contatore, così ci facciamo un’idea dei nostri consumi e, eventualmente, ci possiamo accorgere di perdite. Quando poi stiamo via da casa per diverso tempo, meglio chiudere il rubinetto centrale, si evita di sprecare acqua in caso di guasti e anche i danni che ne derivano.

3. Consumi più intelligenti, meno inquinamento, più risparmio


Secondo una ricerca condotta nel 2005 negli USA dalla Michigan State University, l’uso diretto di energia nelle case è responsabile del 38% di tutte le emissioni di CO2 del paese. Forse c’è qualcuno che pensa che l’elettricità che usiamo in casa venga “dal nulla”, o da un esercito di ciclisti che alimenta una un’enorme dinamo, ma non è così: proviene da impianti che, purtroppo, per la maggior parte, la producono a partire da fonti fossili come gas, carbone e derivati. Quindi è chiaro: più noi consumiamo, più energia producono questi impianti, più emissioni si generano per produrla.

Ma allora sostituiamo questi impianti con quelli che usano fonti rinnovabili!”, replicherà qualcuno. Giustissimo, ma qui si entra in un argomento che esula da questo articolo; per ora dirò soltanto che chi gestisce questi impianti, e soprattutto chi li rifornisce, non è tanto interessato a rinunciare ai milioni di euro che guadagna grazie alle fonti fossili.
Per cui, nel frattempo che, tramite altre vie, facciamo cambiare idea a questa gente, noi che possiamo fare? Molto, anche questa volta.

Se non stiamo usando un apparecchio come un pc, una stampante, una tv o una “Play Station”, stacchiamo la presa della corrente: solamente un pc sempre collegato si traduce in circa 120 euro di bolletta in più all’anno; stesso discorso se l’apparecchio è in stand-by: se contiamo di riusarlo entro poco tempo ok, se no spegniamolo. Non teniamo accese luci inutilmente, e comunque, se non le abbiamo già, sostituiamo le lampadine a incandescenza con quelle a fluorescenza: durano di più e consumano circa il 75% in meno.

Se possiamo, cerchiamo di acquistare elettrodomestici di classe energetica elevata: è vero che costano di più, ma nel lungo termine fanno anche risparmiare di più, sia in consumi che in bolletta. Usiamoli anche in modo intelligente: lavaggi a pieno carico, cicli brevi, temperature non esagerate, fascia oraria di risparmio dalle 19:00 alle 08:00. Quando è possibile, facciamo asciugare i panni all’aperto invece di usare sempre e comunque l’asciugatrice.

Capisco che la temperatura ideale è soggettiva, ma con un riscaldamento a 20°C e una tuta addosso in casa si sta bene; tra l’altro, considerate che ogni grado in più significa un aumento di spesa del 6-7%. E poi, è proprio necessario riscaldare sempre ogni angolo della casa? Dipende da come è organizzata, ma di solito cucina e salotto, fra forno, fornelli, vapore e persone, si mantengono già così abbastanza calde, forse si può fare a meno di riscaldare anche queste ogni giorno.

Non dimentichiamo, infine, che esistono i bonus fiscali statali per installare caldaie a basso consumo, infissi termoisolanti e “cappotti” termici.

4. Mezzi di trasporto: quando e come usarli al meglio


La miglior soluzione in assoluto sarebbe il teletrasporto. La seconda, l’uso di auto elettriche, che però riporta alla questione di prima: da dove deriva l’energia elettrica delle colonnine? Non sempre da impianti rinnovabili, per ora. E quindi?

Quando possiamo, di qualsiasi cosa si tratti di fare, usiamo mezzi pubblici, biciclette o i nostri piedi: se ne guadagnerebbe anche in salute, e potremmo anche godere del più del posto in cui viviamo (sperando che non sia male). E se una bicicletta non ce l’abbiamo, ricordiamoci che in molte città esiste il bike-sharing, da alcune parti esiste perfino quello condominiale oltre che comunale.

Se dell’auto non si può fare a meno, per lo meno acquistiamola in modo intelligente, quindi proporzionata ai nostri bisogni (non alle mode) e il meno inquinante possibile. Quando siamo alla guida, moderiamo la velocità, evitiamo carichi eccessivi e teniamo i finestrini chiusi più spesso: più velocità significa più consumo di carburante, freni e pneumatici, più carico significa più consumo, e finestrini aperti significa maggior resistenza dell’aria, quindi più sforzo del motore, quindi più consumi (nonché più emissioni respirate da noi).

Come nel caso delle biciclette, inoltre, anche qui esiste il car-sharing (automobile su prenotazione) e perfino il car-pooling (automobile condivisa fra più persone): se solo il 10% dei 5 milioni di dipendenti delle 160.000 PMI (Piccole e medie imprese) in Italia lo facesse regolarmente, si risparmierebbero 440.000 tonnellate di CO2.

5. Un carrello per domarli, un carrello per trovarli, un carrello per ghermirli e nel buio incatenarli!


Da spot Coop
Tramite le cose che acquistiamo, forse, si può fare una differenza ancora maggiore.

Dobbiamo ricordarci che, chi produce le cose che troviamo sugli scaffali, pende letteralmente dalle nostre labbra: se noi compriamo sempre e comunque, difficile che venga loro la voglia di passare al sostenibile; ma se ciò che vendono non è sostenibile e noi non lo compriamo, i produttori sono costretti a cambiare il tiro.

E allora, per prima cosa, ricicliamo. Usiamo e riusiamo borse di tela invece di comprare quelle di plastica, sono pure più resistenti; e se proprio ce ne serve una, che sia biodegradabile. Gli spazzolini sono fra i prodotti più difficilmente riciclabili, ma esistono di quelli di legno, per i quali c’è da cambiare solo la testina. Di tovaglioli e fazzoletti ci sono anche quelli di tela, o anche biodegradabili. I rasoi da barba con lamette riutilizzabili e cambiabili esistono già da diverso tempo. Contenitori di plastica o di vetro si possono riutilizzare per altri scopi. Perfino i pannolini, altro prodotto difficile da smaltire, esistono in versione lavabile o riciclabile.

Cose come risme di carta, carta igienica, matite, blocchetti note, esistono anche riciclati; in alternativa, accertiamoci almeno che riportino il marchio FSC, che indica che provengono da foreste gestite nel rispetto dell’ambiente.

Si possono ridurre contenitori e imballaggi: solo in Italia, ogni anno, si producono 31 milioni di tonnellate di rifiuti e di queste 12 milioni sono di imballaggi. Come ridurle? Per esempio, prodotti come shampoo, sapone o deodorante esistono anche in forma solida, o per lo meno in versione ecologica. Prodotti come i detersivi si possono acquistare alla spina. Tè, caffè, frutta e tanti altri si possono acquistare sfusi invece che confezionati; in alternativa, assicuriamoci che quei contenitori/imballaggi siano compostabili.

Le plastiche monouso sarebbero del tutto da dimenticare: il petrolio usato per produrre un bicchiere di plastica che usiamo per dieci minuti, ha impiegato 50 milioni di anni a formarsi, mentre quello stesso bicchiere ne impiegherà 100-1000 per degradarsi in natura. Le alternative ci sono: cose come le cannucce, per esempio, esistono anche in bambù; le pellicole ci sono anche in cera d’api.

Se abbiamo un gatto in casa, è bene sapere che molte lettiere sono fatte in bentonite, la cui estrazione, come tante altre georisorse, è causa di inquinamento di aria e acqua, distruzione di habitat e deforestazioni. Ma esistono anche lettiere vegetali e compostabili.

Attenzione ai prodotti per la cura del corpo: alcuni contengono parabeni e microplastiche, specie fra cosmetici e dentifrici. In questo caso, non solo esistono quelli naturali, per perfino quelli “fai da te”.

Per quel che riguarda il cibo, secondo uno studio della FAO, quello prodotto e non consumato utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno (30% della superficie agricola mondiale) e provoca 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. E allora, quando compriamo, vediamo di non strafare, prendiamo quel che sappiamo di mangiare e stiamo attenti alle date di scadenza. Cerchiamo anche di preferire prodotti locali: secondo una ricerca di Coldiretti, 1kg di ciliegie importato dal Cile comporta 12.000km di viaggio, 6,8kg di petrolio e 21,6kg di CO2; perciò, acquistando locale, si riducono i trasporti e l’inquinamento, in più si favorisce l’economia della zona e si mangiano anche prodotti più freschi e saporiti; se poi acquistiamo qualcosa direttamente dal produttore, allora più genuinità e meno imballaggi.

E questi sono solo alcuni esempi


Si può fare anche altro? Eccome se si può. Le cose più svariate, e anche qui sempre da casa nostra, nel quotidiano.

Se abbiamo un certo pollice verde, possiamo piantare un albero: secondo la UNFCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), uno solo, in media, può assorbire 10-20kg di CO2 in un anno; in 20 anni, 200kg. Oppure, in un orto o in un giardino, possiamo provare a coltivare una parte di ciò che mangiamo, e usare qui i residui organici invece che smaltirli con la differenziata.

Se, mentre siamo in giro, ci imbattiamo in qualsiasi tipo di sudiciume e ne abbiamo la possibilità, nessuno ci multa se portiamo via qualcosa e lo smaltiamo per bene da noi.

Capitalismo, consumismo e pubblicità non aiutano per nulla, ma ricordiamoci che, se una cosa si rompe, non è detto che sia da buttare subito, forse si può riparare. Se un oggetto non lo usiamo più, prima di buttarlo chiediamoci se non possa servire a qualcun altro. E non dimentichiamo che qualsiasi oggetto, specie se usato poco, lo possiamo prestare a qualcuno, o quel qualcuno a sua volta ce ne può prestare uno.

Insieme ce la possiamo fare!


Insomma, avete visto che avevo ragione? Di piccoli gesti possibili ce ne sono una caterva, e io ne ho descritti solo alcuni. Tutti quotidiani, a volte anche banali, ma guardate che cosa può dipendere da loro nel momento in cui diventano migliaia, centinaia di migliaia o milioni.

Qualcuno potrebbe ribattere che praticarli tutti è impossibile, che bisogna vedere caso per caso, che certe alternative in alcuni posti non ci sono. E avete ragione, io stesso non li applico tutti: per esempio, per le attività che svolgiamo in famiglia, sarebbe impossibile senza mezzi di trasporto propri, senza che ce ne sia uno per membro. Ma infatti nessuno pretende che li facciamo tutti quanti, l’importante è che ne facciamo un buon numero.

E di obiezioni se ne potrebbero fare tante altre, con altrettante risposte. L’importante è che non siano dettate da quelli che io ho battezzato “i grandi limiti e i grandi poteri dell’uomo”: l’egoismo che spinge a fregarsene solo di sé stessi, senza comprendere i vantaggi che derivano dall’altruismo; l’essere attratti dai piaceri facili e immediati che porta a sottovalutare quelli a lungo termine più grandi, che si otterrebbero a partire da piccoli gesti di oggi; il percepire come inutili i piccoli gesti di ogni singola persona, che invece cambiano le cose dal giorno alla notte se messi tutti insieme; complice anche censura e disinformazione, il non capire quanto nel nostro mondo sia tutto incredibilmente connesso, tanto che anche piccole scelte come queste possono cambiare un pianeta intero.

Come avete visto, non c’è bisogno di prendere il primo volo per l’Amazzonia e andare a riforestare il bosco per cambiare le cose. Non c’è bisogno di soluzioni ridicole tipo non fare mai il bagno, non lavare i piatti tutti i giorni, tenere una sola auto per famiglia o farsi un viaggio solo in zone vicino a casa. E non c’è nemmeno bisogno di soluzioni drastiche come smettere di mangiare carne o usare aria condizionata: vero che tutte e due comportano emissioni, una per gli allevamenti intensivi, l’altra per la produzione di energia elettrica, ma le soluzioni che pesano di più sono altre, lo avete visto.

Molte cose, per molti secoli, abbiamo continuato a farle, un po' perché le risposte dell’ambiente non sono immediate, un po' perché non lo conoscevamo abbastanza. Oggi, però, lo conosciamo, e sappiamo anche che bastano piccole azioni, piccoli impegni, ma da parte di tutti, e il mondo può davvero essere un posto migliore.


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