Cinque semplici passi con cui ognuno di noi, senza fatica, può salvare il pianeta
Si sente parlare di disastri
ambientali da tutte le parti e ci si sente dire di continuo che “la colpa è
nostra”. Si sentono anche elencare un sacco di soluzioni, tante che non ci si
capisce un accidente, e per cui raramente viene spiegato il perché sono
soluzioni: e come puoi pretendere di farle applicare facendo un elenco della
spesa di “doveri”, invece che facendo chiarezza su quali sono e che vantaggi
hanno?
E infatti mi è capitato di
imbattermi in situazioni e discorsi di tutti i tipi: c’è chi non le conosce, e
nel frattempo che non le conosce si chiede se ci sono, si lamenta di problemi
ambientali e climatici e non si informa; e c’è anche chi le conosce, però o ne
applica due o tre perché “Alle altre ci penserà qualcun altro”, oppure non le
applica proprio perché gli fa fatica o perché “Stai a vedere che se non lo
faccio io finisce il mondo!”. Addirittura, ci sono quelli che, a prescindere
dal fatto di conoscerle o meno, non le applicano perché non credono che
funzionino davvero. E in mezzo a tutto questo bailame di atteggiamenti, il più
classico di tutti è quello del commento “Speriamo che qualcuno faccia
qualcosa!”, oppure “Qui se qualcuno non fa qualcosa si finisce male!”. E
secondo voi chi sarebbe questo “qualcuno”? Il nuovo messia?
Beh, ve lo dico io: questo
“qualcuno” siamo noi, perché se pensate che le grandi aziende di risorse
fossili, agricoltura, allevamento e trasporti comincino prima di noi a cambiare
le cose, allora avete visto un film alla radio. Perciò, come reagireste se vi
dicessi che tutti noi, nelle nostre mani, abbiamo il potere di buttare giù dal
piedistallo questi bastardi che speculano sulle nostre vite? Come reagireste se
vi dicessi che, a dispetto di tutti i disastri di cui si sente parlare, noi
possiamo davvero fare qualcosa per fermare estinzioni, deforestazione,
scioglimento dei ghiacci, inquinamento, cambiamento del clima? E soprattutto,
come reagireste se vi dicessi che tutto questo lo possiamo fare comodamente da
casa nostra? Niente male, eh?
E allora eccovi “5 passi + 1” da
seguire per ottenere sul serio tutto questo.
1. La raccolta differenziata esiste e funziona
Ho sentito con queste orecchie
dire a qualcuno che la raccolta differenziata non la fa, o la fa quando ha
voglia. I motivi sarebbero che “Tanto è inutile se non la fanno tutti!”, o che,
in realtà, alla fine, tutti i rifiuti vengono rimescolati. Addirittura, c’è chi
non la fa perché considera faticoso leggere le etichette dei prodotti o seguire
le norme di ritiro dei rifiuti, oppure perché “Non è che tutte le volte posso
star lì a separare i tappi dalle bottiglie!”.
Beh, sappiate che, in media,
ognuno di noi produce 1.2kg di rifiuti al giorno e 450kg in un anno. È vero,
non tutto è riciclabile, ma, per prima cosa, non lo è per ora, e seconda
cosa, buona parte lo è eccome. E allora, non importa avere dati alla mano, è
una pura questione di logica: più riciclaggio significa meno discariche, meno
inceneritori, meno produzione “da zero”, e di conseguenza meno estrazione di
risorse naturali (animali e piante compresi), meno inquinamento e meno malattie
date da acque o aria inquinati.
Non tutti fanno la raccolta
differenziata? Vero, purtroppo succede. Ma sapete chi c’è fra coloro che non la
fanno? Quelli che non la fanno perché dicono che non tutti la fanno. Più o meno
è come dire che siamo per la non-violenza, ma siccome nel mondo c’è gente che è
per la violenza, allora anche noi ce ne andiamo in giro a pestare le
vecchiette. Diciamoci le cose come stanno: questa scusa in molti la tirano
fuori per giustificare la propria pigrizia. Di sicuro c’è chi non la fa, e
saranno anche capitati episodi di smaltimento illegale, ma l’importante è fare
ciò che riteniamo giusto, dare l’esempio e fare numero. Quanto alla “fatica” di
praticarla, non commento nemmeno.
2. Bere e lavarsi va bene, ma con un contegno
Secondo molti, l’acqua in
bottiglia è più buona e sicura di quella del rubinetto. Sul fatto del gusto,
ammetto pure io che mi piace di più, ma in quanto a sicurezza anche quella del
rubinetto ne ha, e se proprio si vuole stare tranquilli basta installare un
filtro. Detto questo, consideriamo che si stimano 8 milioni di tonnellate di
plastica che finiscono neri mari ogni anno, e che produzione, imballaggio e
trasporto delle bottiglie provocano non poco inquinamento. Come dite? Ci sono di
quelle in bioplastica? Vero, però, stando a “Greenpeace”, molta di quella usata
deriva comunque da fonti fossili, ed è biodegradabile e compostabile solo in
specifici impianti, non buttandola in giardino. Ecco perché è altamente
consigliato fare più uso di acqua di rubinetto riciclando bottiglie di plastica
o di vetro.
Molta dell’acqua che usiamo per
altri scopi, o perfino quella naturale, può essere riutilizzata. Per esempio,
l’acqua di deumidificatore e condizionatore si può riutilizzare benissimo per
il ferro da stiro, visto che è priva di calcare. Per chi ha un giardino o un
orto, ci si può attrezzare per recuperare acqua piovana; se poi si possiede
pure un acquario, l’acqua tolta da lì si può riutilizzare allo stesso modo,
visto che è ricca di sostanze fertilizzanti.
Quando siamo in bagno, non
teniamo aperti rubinetti inutilmente, altrimenti se ne vanno via circa 6 litri
di acqua ogni minuto. Per chi ce l’ha, meglio usare più spesso la doccia
rispetto alla vasca, così si possono diminuire i consumi di circa il 75%; farci
una bella doccia rilassante, poi, è più che giusto, ma senza esagerare, perché
anche qui si usano dai 6 ai 10 litri di acqua al minuto.
Se bisogna scongelare alimenti,
non sprechiamo acqua calda, basta lasciarli fuori dal freezer in anticipo sul
pasto, anche per tutta la mattina o il pomeriggio, fidatevi di uno che lo fa da
sempre. Quanto a lavatrici e lavastoviglie, meglio farle a pieno carico invece
che fare più lavaggi, si possono risparmiare 8200 litri di acqua in un anno.
Più in generale, stiamo attenti
ai rubinetti, perché se perdono si può dire “Ciao!” a circa 4 litri di acqua ogni
ora. Controlliamo regolarmente il contatore, così ci facciamo un’idea dei
nostri consumi e, eventualmente, ci possiamo accorgere di perdite. Quando poi stiamo
via da casa per diverso tempo, meglio chiudere il rubinetto centrale, si evita
di sprecare acqua in caso di guasti e anche i danni che ne derivano.
3. Consumi più intelligenti, meno inquinamento, più risparmio
Secondo una ricerca condotta nel
2005 negli USA dalla Michigan State University, l’uso diretto di energia nelle
case è responsabile del 38% di tutte le emissioni di CO2 del paese.
Forse c’è qualcuno che pensa che l’elettricità che usiamo in casa venga “dal
nulla”, o da un esercito di ciclisti che alimenta una un’enorme dinamo, ma non
è così: proviene da impianti che, purtroppo, per la maggior parte, la producono
a partire da fonti fossili come gas, carbone e derivati. Quindi è chiaro: più
noi consumiamo, più energia producono questi impianti, più emissioni si
generano per produrla.
“Ma allora sostituiamo questi impianti
con quelli che usano fonti rinnovabili!”, replicherà qualcuno. Giustissimo, ma
qui si entra in un argomento che esula da questo articolo; per ora dirò
soltanto che chi gestisce questi impianti, e soprattutto chi li rifornisce, non
è tanto interessato a rinunciare ai milioni di euro che guadagna grazie alle fonti
fossili.
Per cui, nel frattempo che,
tramite altre vie, facciamo cambiare idea a questa gente, noi che possiamo
fare? Molto, anche questa volta.
Se non stiamo usando un
apparecchio come un pc, una stampante, una tv o una “Play Station”, stacchiamo
la presa della corrente: solamente un pc sempre collegato si traduce in circa
120 euro di bolletta in più all’anno; stesso discorso se l’apparecchio è in
stand-by: se contiamo di riusarlo entro poco tempo ok, se no spegniamolo. Non
teniamo accese luci inutilmente, e comunque, se non le abbiamo già, sostituiamo
le lampadine a incandescenza con quelle a fluorescenza: durano di più e
consumano circa il 75% in meno.
Se possiamo, cerchiamo di
acquistare elettrodomestici di classe energetica elevata: è vero che costano di
più, ma nel lungo termine fanno anche risparmiare di più, sia in consumi che in
bolletta. Usiamoli anche in modo intelligente: lavaggi a pieno carico, cicli
brevi, temperature non esagerate, fascia oraria di risparmio dalle 19:00 alle
08:00. Quando è possibile, facciamo asciugare i panni all’aperto invece di
usare sempre e comunque l’asciugatrice.
Capisco che la temperatura ideale
è soggettiva, ma con un riscaldamento a 20°C e una tuta addosso in casa si sta
bene; tra l’altro, considerate che ogni grado in più significa un aumento di
spesa del 6-7%. E poi, è proprio necessario riscaldare sempre ogni angolo della
casa? Dipende da come è organizzata, ma di solito cucina e salotto, fra forno, fornelli,
vapore e persone, si mantengono già così abbastanza calde, forse si può fare a
meno di riscaldare anche queste ogni giorno.
Non dimentichiamo, infine, che
esistono i bonus fiscali statali per installare caldaie a basso consumo,
infissi termoisolanti e “cappotti” termici.
4. Mezzi di trasporto: quando e come usarli al meglio
La miglior soluzione in assoluto
sarebbe il teletrasporto. La seconda, l’uso di auto elettriche, che però
riporta alla questione di prima: da dove deriva l’energia elettrica delle
colonnine? Non sempre da impianti rinnovabili, per ora. E quindi?
Quando possiamo, di qualsiasi
cosa si tratti di fare, usiamo mezzi pubblici, biciclette o i nostri piedi: se
ne guadagnerebbe anche in salute, e potremmo anche godere del più del posto in
cui viviamo (sperando che non sia male). E se una bicicletta non ce l’abbiamo,
ricordiamoci che in molte città esiste il bike-sharing, da alcune parti esiste
perfino quello condominiale oltre che comunale.
Se dell’auto non si può fare a
meno, per lo meno acquistiamola in modo intelligente, quindi proporzionata ai
nostri bisogni (non alle mode) e il meno inquinante possibile. Quando siamo
alla guida, moderiamo la velocità, evitiamo carichi eccessivi e teniamo i
finestrini chiusi più spesso: più velocità significa più consumo di carburante,
freni e pneumatici, più carico significa più consumo, e finestrini aperti
significa maggior resistenza dell’aria, quindi più sforzo del motore, quindi
più consumi (nonché più emissioni respirate da noi).
Come nel caso delle biciclette,
inoltre, anche qui esiste il car-sharing (automobile su prenotazione) e perfino
il car-pooling (automobile condivisa fra più persone): se solo il 10% dei 5
milioni di dipendenti delle 160.000 PMI (Piccole e medie imprese) in Italia lo
facesse regolarmente, si risparmierebbero 440.000 tonnellate di CO2.
5. Un carrello per domarli, un carrello per trovarli, un carrello per ghermirli e nel buio incatenarli!
Dobbiamo ricordarci che, chi produce
le cose che troviamo sugli scaffali, pende letteralmente dalle nostre labbra:
se noi compriamo sempre e comunque, difficile che venga loro la voglia di
passare al sostenibile; ma se ciò che vendono non è sostenibile e noi non lo
compriamo, i produttori sono costretti a cambiare il tiro.
E allora, per prima cosa,
ricicliamo. Usiamo e riusiamo borse di tela invece di comprare quelle di
plastica, sono pure più resistenti; e se proprio ce ne serve una, che sia
biodegradabile. Gli spazzolini sono fra i prodotti più difficilmente
riciclabili, ma esistono di quelli di legno, per i quali c’è da cambiare solo
la testina. Di tovaglioli e fazzoletti ci sono anche quelli di tela, o anche
biodegradabili. I rasoi da barba con lamette riutilizzabili e cambiabili
esistono già da diverso tempo. Contenitori di plastica o di vetro si possono
riutilizzare per altri scopi. Perfino i pannolini, altro prodotto difficile da
smaltire, esistono in versione lavabile o riciclabile.
Cose come risme di carta, carta
igienica, matite, blocchetti note, esistono anche riciclati; in alternativa,
accertiamoci almeno che riportino il marchio FSC, che indica che provengono da
foreste gestite nel rispetto dell’ambiente.
Si possono ridurre contenitori e
imballaggi: solo in Italia, ogni anno, si producono 31 milioni di tonnellate di
rifiuti e di queste 12 milioni sono di imballaggi. Come ridurle? Per esempio,
prodotti come shampoo, sapone o deodorante esistono anche in forma solida, o
per lo meno in versione ecologica. Prodotti come i detersivi si possono
acquistare alla spina. Tè, caffè, frutta e tanti altri si possono acquistare
sfusi invece che confezionati; in alternativa, assicuriamoci che quei contenitori/imballaggi
siano compostabili.
Le plastiche monouso sarebbero
del tutto da dimenticare: il petrolio usato per produrre un bicchiere di
plastica che usiamo per dieci minuti, ha impiegato 50 milioni di anni a
formarsi, mentre quello stesso bicchiere ne impiegherà 100-1000 per degradarsi in
natura. Le alternative ci sono: cose come le cannucce, per esempio, esistono
anche in bambù; le pellicole ci sono anche in cera d’api.
Se abbiamo un gatto in casa, è
bene sapere che molte lettiere sono fatte in bentonite, la cui estrazione, come
tante altre georisorse, è causa di inquinamento di aria e acqua, distruzione di
habitat e deforestazioni. Ma esistono anche lettiere vegetali e compostabili.
Attenzione ai prodotti per la
cura del corpo: alcuni contengono parabeni e microplastiche, specie fra
cosmetici e dentifrici. In questo caso, non solo esistono quelli naturali, per perfino
quelli “fai da te”.
Per quel che riguarda il cibo,
secondo uno studio della FAO, quello prodotto e non consumato utilizza 1,4
miliardi di ettari di terreno (30% della superficie agricola mondiale) e
provoca 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. E allora, quando compriamo,
vediamo di non strafare, prendiamo quel che sappiamo di mangiare e stiamo
attenti alle date di scadenza. Cerchiamo anche di preferire prodotti locali:
secondo una ricerca di Coldiretti, 1kg di ciliegie importato dal Cile comporta
12.000km di viaggio, 6,8kg di petrolio e 21,6kg di CO2; perciò,
acquistando locale, si riducono i trasporti e l’inquinamento, in più si
favorisce l’economia della zona e si mangiano anche prodotti più freschi e
saporiti; se poi acquistiamo qualcosa direttamente dal produttore, allora più
genuinità e meno imballaggi.
E questi sono solo alcuni esempi
Si può fare anche altro? Eccome se
si può. Le cose più svariate, e anche qui sempre da casa nostra, nel
quotidiano.
Se abbiamo un certo pollice
verde, possiamo piantare un albero: secondo la UNFCC (Convenzione quadro delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), uno solo, in media, può assorbire
10-20kg di CO2 in un anno; in 20 anni, 200kg. Oppure, in un orto o
in un giardino, possiamo provare a coltivare una parte di ciò che mangiamo, e
usare qui i residui organici invece che smaltirli con la differenziata.
Se, mentre siamo in giro, ci
imbattiamo in qualsiasi tipo di sudiciume e ne abbiamo la possibilità, nessuno
ci multa se portiamo via qualcosa e lo smaltiamo per bene da noi.
Capitalismo, consumismo e
pubblicità non aiutano per nulla, ma ricordiamoci che, se una cosa si rompe,
non è detto che sia da buttare subito, forse si può riparare. Se un oggetto non
lo usiamo più, prima di buttarlo chiediamoci se non possa servire a qualcun altro.
E non dimentichiamo che qualsiasi oggetto, specie se usato poco, lo possiamo
prestare a qualcuno, o quel qualcuno a sua volta ce ne può prestare uno.
Insieme ce la possiamo fare!
Insomma, avete visto che avevo
ragione? Di piccoli gesti possibili ce ne sono una caterva, e io ne ho
descritti solo alcuni. Tutti quotidiani, a volte anche banali, ma guardate che cosa
può dipendere da loro nel momento in cui diventano migliaia, centinaia di
migliaia o milioni.
Qualcuno potrebbe ribattere che
praticarli tutti è impossibile, che bisogna vedere caso per caso, che certe
alternative in alcuni posti non ci sono. E avete ragione, io stesso non li
applico tutti: per esempio, per le attività che svolgiamo in famiglia, sarebbe
impossibile senza mezzi di trasporto propri, senza che ce ne sia uno per
membro. Ma infatti nessuno pretende che li facciamo tutti quanti, l’importante
è che ne facciamo un buon numero.
E di obiezioni se ne potrebbero
fare tante altre, con altrettante risposte. L’importante è che non siano
dettate da quelli che io ho battezzato “i grandi limiti e i grandi poteri dell’uomo”:
l’egoismo che spinge a fregarsene solo di sé stessi, senza comprendere i
vantaggi che derivano dall’altruismo; l’essere attratti dai piaceri facili e
immediati che porta a sottovalutare quelli a lungo termine più grandi, che si
otterrebbero a partire da piccoli gesti di oggi; il percepire come inutili i
piccoli gesti di ogni singola persona, che invece cambiano le cose dal giorno
alla notte se messi tutti insieme; complice anche censura e disinformazione, il
non capire quanto nel nostro mondo sia tutto incredibilmente connesso, tanto
che anche piccole scelte come queste possono cambiare un pianeta intero.
Come avete visto, non c’è bisogno
di prendere il primo volo per l’Amazzonia e andare a riforestare il bosco per
cambiare le cose. Non c’è bisogno di soluzioni ridicole tipo non fare mai il
bagno, non lavare i piatti tutti i giorni, tenere una sola auto per famiglia o
farsi un viaggio solo in zone vicino a casa. E non c’è nemmeno bisogno di
soluzioni drastiche come smettere di mangiare carne o usare aria condizionata:
vero che tutte e due comportano emissioni, una per gli allevamenti intensivi, l’altra
per la produzione di energia elettrica, ma le soluzioni che pesano di più sono
altre, lo avete visto.
Molte cose, per molti secoli,
abbiamo continuato a farle, un po' perché le risposte dell’ambiente non sono
immediate, un po' perché non lo conoscevamo abbastanza. Oggi, però, lo
conosciamo, e sappiamo anche che bastano piccole azioni, piccoli impegni, ma da
parte di tutti, e il mondo può davvero essere un posto migliore.
"Fast food? Non good!" - Il "cibo veloce" è il killer della salute pubblica, del lavoro e dell'ambiente
"Agricoltura intensiva, la più grande pestilenza della storia" - Cosa significa "intensivo", in che modo affama e avvelena il mondo e perché il "biologico" rappresenta la soluzione
Fonti:
Articoli correlati
"Fast food? Non good!" - Il "cibo veloce" è il killer della salute pubblica, del lavoro e dell'ambiente
"Agricoltura intensiva, la più grande pestilenza della storia" - Cosa significa "intensivo", in che modo affama e avvelena il mondo e perché il "biologico" rappresenta la soluzione
Fonti:
- "Quifinanza" - Le 10 (piccole) cose che possiamo fare ogni giorno per salvare il Pianeta
- "Fotovoltaicosulweb.it" - 10 gesti quotidiani per aiutare il pianeta
- "Corriere della Sera" - Piccoli gesti che salvano l'ambiente e la Terra
- "La Stampa" - I 10 gesti quotidiani che salvano il nostro Pianeta
- "La Stampa" - Un decalogo per l’ambiente: 10 cose da fare per salvare il pianeta Terra
- "Il Mattino" - Clima, come si salva (sul serio) la Terra?
- "Il fatto quotidiano" - Le piccole azioni quotidiane per l’ambiente
- "Huffingtonpost" - Tecnologia e piccoli gesti quotidiani per salvare il pianeta
- "Wired" - 10 passi per rispettare l’ambiente
- "La nuova ecologia" - 24 ore green: 8 azioni per la Giornata Mondiale dell’Ambiente
- "Rinnovabili.it" - 15 preziosi consigli per risparmiare acqua in casa
- "Terra Nuova" - Clima: 17 gesti per consumare il 20% in meno
- "Terra Nuova" - Le azioni per salvare il pianeta
- "La rivista della natura" - Spesa sostenibile in cinque mosse
- "La rivista della natura" - Dieci consigli per una spesa amica dell’ambiente
- "La rivista della natura" - Tutte le false alternative alla plastica
- "Vivere sostenibile" - 100 azioni che puoi fare subito per aiutare la Terra
- "Ambiente.rai.it" - Stile di vita in città
- "Ambiente.rai.it"- Stile di vita in casa


Nessun commento:
Posta un commento